venerdì, giugno 29, 2007

Omicidio-suicidio, donna sgozza marito e figlio.

ilGiornale.it - Omicidio-suicidio, donna sgozza marito e figlio. Ferita l'altra bimba - n. 152 del 29-06-2007

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Milano - Secondo le prime ricostruzioni dei Carabinieri, a uccidere con profonde ferite alla gola l'uomo e il bambino trovati morti questa mattina a Melegnano, nel milanese, sarebbe stata la moglie dell'uomo, e madre del bambino. La donna avrebbe poi tentato di fare lo stesso con l'altra figlia, rimasta invece gravemente ferita, e infine avrebbe provato, senza riuscirci, a uccidersi. La donna e l’altra figlia della coppia sono ricoverate in gravi condizioni in ospedale, la prima all’Humanitas, la seconda al Niguarda.

L'omicidio Hanno profonde ferite alla gola, come se fossero stati sgozzati, l’uomo e il bambino trovati senza vita questa mattina a all'interno della loro abitazione, annessa alla ditta Selection Top di cui l'uomo era custode. Sporche di sangue e gravemente ferite, ma ancora in vita, una donna e una ragazzina, trasportate dai soccorritori immediatamente in ospedale. In base alle prime informazioni, si tratterebbe della famiglia straniera, probabilmente di origine asiatica, probabilmente filippina. A dare l’allarme al 118 sono state alcune persone che hanno sentito un forte odore di gas uscire dall’abitazione dove vivevano i quattro, all’interno dell’azienda.

Finalmente la "casa del papa'"

DH1 Disaster House is a puzzling, yet pricey, alternative to homelessness » Coolest Gadgets: "DH1 Disaster House

DH1 Disaster House

Developed by California architect Gregg Fleishman comes the DH1 Disaster House, a shed that can be put up in an afternoon. It’s a deceptively simple idea. Create a house that one doesn’t need a single nail to build. That’s because the home is designed with tabs that make it more a 3D puzzle to put together.

Initially designed to aid hurricane victims, who have lost their homes, this alternative is designed to be a 14′ square shed built about 30″ off the ground. All one needs to do is unpack the stack of European birch plywood, put them together via the slots, and in about an hour, you have an instant place to hang your hat – porch included.

For the three room model, the house comes pre-cut into 276 panels of 28 different types providing 370 square feet in three rooms, two 9′ cubes and a 15′ wide beveled module.
The house would come in handy, however, it’s drawback is that it isn’t very waterproof and insulation is not included in the $22,000 sticker price, and hurricanes tend to be a tad on the wet side. So plastic tarps or a few of canopies would be an important accessory to keep out the rain.

Still, if the idea catches on and the cost drops due to similar, yet competitive alternatives, the DH1 Disaster House may not only help those in dire need of a place to stay, but could become the next popular thing in home improvement. I know it would fun to put one up in my back yard, and I could use an office.

giovedì, giugno 28, 2007

assolta l'insegnante che aveva punito

assolta l'insegnante che aveva punito l'alunno bullo

PALERMO - "Far scrivere cento volte all'alunno Sono un deficiente non è una punizione umiliante, anzi: è un mezzo pedagogico del tutto lecito". Il Tribunale di Palermo ha assolto perché "il fatto non sussiste" l'insegnante di Lettere che punì un allievo della scuola media colpevole di aver dato dell'omosessuale a un compagno di classe.

"Ho fatto solo il mio dovere", si era difesa la professoressa ma il pm era convinto che la sua scelta fosse stata "sproporzionata", tanto che aveva proposto al giudice per le indagini preliminari di condannare l'insegnante a due mesi di reclusione. Il Tribunale però ha espresso un giudizio diametralmente opposto: in tredici pagine di motivazioni, il giudice ha spiegato e ripetuto che l'azione della docente "era improntata all'esigenza di rieducare".
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Finalmente, il ritorno della funzione paterna nelle scuole?
Dopo l'eliminazione della droga, si ritorna a punire per educare.

notizie su giuseppe, il nostro bambino

notizie su giuseppe, il nostro bambino | Franca Rame Senatrice

Come faccio a raccontarvi tutto quello che è avvenuto da quando ho pubblicato la prima lettera che parlava del bimbo Giuseppe anni 6? Cerco di sintetizzare. Parlo con un amico di Firenze, Ugo, che mi consiglia di rivolgermi al vicesindaco.
Telefono al vicesindaco, gentilissimo, l’ho metto al corrente della vicenda che già conosceva. Mi dà il cellulare di un assessore. Ci ho parlo… ma è evidentemente “dall’altra parte”.
Mi ha anche mentito. Quando ho detto - come si fa a tenere un bimbo di 6 anni con ragazzi più alti di lui, è pure illegale – mi risponde: “Il bambino non è più in quell’istituto ma presso una casa famiglia” - “Vorrei vederlo, vengo a Firenze domani, se vuoi puoi venire con me.” “Molto volentieri, ma domani non ci sono, ci sentiamo venerdì e andiamo insieme.” Ma non chiamato. Ne l’ho cercato. Non mi interessava più. Da mie informazioni il bimbo non era stato spostato. Era sempre lì, con i ragazzi grandi.
Ho chiesto aiuto alla Fondazione Caponetto (INDIMENTICABILE NONNO!), ho parlato con il mio caro vecchio amico Salvatore. Mi ha dato un riferimento telefonico di persona che avrebbe potuto interessarsi alla vicenda ed aiutarmi. Le ho parlato. La chiacchierata è stata positiva. “Ci sentiamo domani”. Mi adormento tardi, piena di speranza. L’indomani non la sento. Invio sms. Mi risponde: “Mia figlia sta partorendo… ti telefonerò…”
Il bimbo è nato oggi. Non me la sono sentita di disturbarla.
Ho parlato più volte con il padre di Giuseppe. Anche con la psicologa che segue il bimbo da due anni, persona di livello umano “superiore”.
Telefonate su telefonate.
Ho sentito almeno dieci amici fiorentini. Tutti si son dati da fare. Ma nessuno è stato in grado di comunicarmi dove si trovi G.
In tutto questo periodo son dovuta stare inchiodata a Roma. Impossibile partire per Firenze. (Tutti i giorni si vota. Più le commissioni). Se avessi avuto la possibilità di muovermi mi sarei precipitata a Firenze, presentata in tribunale, o in prefettura e come senatrice avrebbero dovuto darmi l’indirizzo.
Ieri sera ero fuori dalla grazia di Dio. Avevo addosso un senso d’impotenza insopportabile. Mi viene un’idea. Chiedo a Dario se è disposto a raggiungermi a Firenze e fare una conferenza stampa davanti al tribunale. Entusiasta! OK.
Questo forse è qualcosa che potrà smuovere l’opinione pubblica, penso. Sono 40 mila i bimbi, in Italia, tolti ai genitori… possibile che tutti abbiano famiglie con pedofili e massacratori?
Invio msm al vicesindaco e ad altri comunicando conferenza stampa.
La psicologa mi dice di attendere il risultato del processo prima di inviare il comunicato stampa all’Ansa.
D’accordo. Aspettiamo.
Questa mattina Giovanna LS (psicologa), mi telefona, dopo l’udienza e mi dice che c’era un buon clima. Il magistrato ha rimandato a settembre. Il bimbo però non torna in famiglia. Psicologa e padre potranno vederlo, NON la tata che il bimbo chiama mamma! Mi è stato detto: “Meglio aspettare per conf. st.” OK.
Continuo nei miei contatti. Anche la senatrice Anna Serafini, presidente della Comm. Infanzia, si sta interessando.

Poco fa mi ha chiamato Tommaso, il padre, mi ha relazionato sull’udienza. E’ molto angosciato. La madre (ammalata) di Giuseppe con la nonna vengono dalla Romania per vedere il bambino. 2000 km. Si son dovute far prestare i denari per il viaggio. Anche loro hanno disperazione addosso.
Qualcosa succederà? Riusciremo ad ammorbidire cuori assenti… spalancare occhi che non vogliono vedere un bimbo allontanato dalla sua casa… un bimbo che chiama la mamma e il padre?
Non so che faccia abbia Giuseppe, ma ce l’ho nel cuore come mio. “E se fosse tuo nipote?” ho chiesto a “politica” molto importante. Senza neanche diventare rossa, m’ha risposto: “Ma non è mio nipote!” M’ha fatto male questa frase, così tanto che sono scoppiata a piangere in pieno senato.
Sì, piangevo dalla rabbia, e dal dolore che mi dava l’indifferenza che circonda il mondo. Quando me ne andrò da questo luogo quanti nomi e cognomi farò. Ne avrò da raccontare.
Me ne sono stata seduta a singhiozzare senza ritegno per un po’. Poi un UMANO, il senat. Gaforio, saputo la ragione di tanta disperazione s’è immediatamente “mosso”. Ecco… qualcuno “vivo” c’è ancora, ho pensato. E’ nella commissione sanità. E’ successo di tutto, ma non posso raccontarvelo. La ragione la capirete. Qualcosa succederà. Sono certa.
Speriamo che domani sia un buon giorno!
P.S. ad un certo momento non mi sono sentita bene. Torno a casa. Si deve votare, ma proprio non me la sento di stare in senato. Carlotta telefona al sen. Boccia e gli dice che sto poco bene. “Venga alle 7, per la votazione”. Sono le 17, ho due ore. Ma più il tempo passa più vado male. “Carlotta, non sto bene…dillo a Boccia”
Carlotta mi richiama: “Stanno andando a prendere la Montalcini…manca un voto” Oddio, no. Penso all’anziana signora.
“Mi alzo e arrivo”. Mi viene a prendere e mi accompagna in senato. Entro in aula. Si vota. Dovevamo essere in numero legale. 156. E così è stato.
Ho voluto informarvi… non rileggo… devo stendermi. Scusatemi, fregatevene della forma e accontentatevi della sostanza.
Abbracciamoci tutti.
franca

martedì, giugno 26, 2007

della donna e rivoluzione comunista

Comunismo - 2 - 1979:
"DELLA DONNA E RIVOLUZIONE COMUNISTA"

  • Presentazione
  • 1. Origine della schiavitù delle donne
  • La prima divisione in classi della Società - La sottomissione della donna nelle società proprietarie - Nessuna distinzione tra prostituta e moglie legale
  • 2. Nascita e dissoluzione della famiglia
  • La famiglia borghese - La realtà della famiglia proletaria - Patria e famiglia capisaldi dello sciupio sociale
  • 3. La questione femminile
  • L'utopia del femminismo interclassista - La condizione della donna proletaria
  • 4. Il partito di fronte alle rivendicazioni democratiche
  • Il diritto di voto - La libertà di divorzio - Il diritto all'aborto contro l'atrocità dell'aborto clandestino - Solo il Comunismo libererà la piena individualità e socialità della donna
  • 5. Coincidere della lotta di classe e della lotta di emancipazione femminile
  • Creare un movimento di massa sotto la direzione dei comunisti - Per scagliare le rivendicazioni femminili contro lo Stato borghese
  • Conclusione
  • Appendice:
    III Congresso della Internazionale Comunista, 1921
    TESI SULLA PROPAGANDA FRA LE DONNE
    Principi generali - Metodi di azioni tra le donne - Il lavoro politico del partito tra le donne (nei paesi a regime soviettista - nei paesi capitalistici - nei paesi economicamente arretrati, in Oriente) - Metodi di agitazione e propaganda - Struttura delle sezioni - Il lavoro su scala internazionale

    Separazioni e divorzi in Italia

    Separazioni e divorzi in Italia: "Statistiche in breve
    Periodo di riferimento: Anno 2005
    Diffuso il: 26 giugno 2007"

    alunni scuola sottoposti senza consenso a screening psicologici

    PRIMA - Agenzia Stampa Nazionale:
    «I MIEI ALUNNI SOTTOPOSTI A DIAGNOSI PSICOLOGICA SENZA IL CONSENSO DEI GENITORI»

    (PRIMA) ROMA - Di seguito riportiamo la lettera di un'insegnante di scuola primaria che racconta un fatto di una gravità inaudità accaduto nella sua classe, dove i bambini senza che i genitori fossero stati avvisati sono stati oggetto di una vera e propria visita psicologica e sottoposti a diagnosi. Ecco il testo della lettera:

    Egr. Direttore,
    sono una insegnante della scuola primaria; dopo l'esperienza scolastica di quest'anno mi sono resa conto di quanto la scuola sia cambiata.
    E' accaduto che durante le mie ore di lezione con gli alunni, è intervenuta una psicologa, la quale, ha fatto eseguire ad ognuno di loro un disegno in relazione ad una storia raccontata da lei, il cui contenuto toccava i vari stati emozionali degli scolari. Una volta ritirati i disegni la psicologa ha in seguito stilato, in separata sede davanti a me e gli insegnanti delle altre classi, una serie di diagnosi sugli alunni senza chiedere il consenso dei genitori. Genitori erano del tutto ignari che una psicologa avrebbe diagnosticato i propri figli, facendo fare loro una sorta di test psicologico, credendoli invece a scuola ad imparare le loro materie di studio.

    Ignari di chi sarebbero stati i destinatari di tali test e di che tipo di diagnosi si trattava. Io non sono solo una maestra ma anche una mamma e mi domando, mentre sono a casa o al lavoro mio figlio è a scuola e lo penso seduto al suo banco che scrive un tema o un problema di matematica, e se invece è sottoposto a un test psicologico ed io non ne so nulla? E se poi viene diagnosticato negativamente da uno psicologo o psichiatra? Essendo anche un insegnante mi domando: dov'è finita la sana e semplice scuola di una volta? Perchè una maestra non è più libera di svolgere il suo lavoro di istruttrice ed educatrice senza dover sottostare alle opinioni espresse da una psicologa tratte da brevi incontri di pochi minuti, contro le ore di un intero anno scolastico di un insegnante.
    M. F. (PRIMA)

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    Un episodio analogo sta anche all'origine della vicenda di Firenze, le cui circostanze sono tutte da chiarire, in cui - in seguito a uno screening effettuato nelle elementari - un bambino e' stato sottratto al padre non-vedente dal Tribunale dei Minori di Firenze. Ora il bambino sta in un istituto al quale il comune paga 3,500 Euro al mese. Di questo caso si sta occupando direttamente anche la senatrice Franca Rame, di Italia dei Valori - Di Pietro.

    lunedì, giugno 25, 2007

    racconto per Isabella

    racconto per Isabella

    Vasco è un uomo di 47 anni, padre di una bellissima bambina di 7, Isabella. Tutte le sere quando la mette a letto, le racconta una storia diversa, un bacio e poi via a fare la nanna!

    Isabella: "che mi racconti stasera papà?"

    Vasco: "mettiti sotto le coperte.. bene, stasera ti racconterò la storia di Luigi."

    Isabella: "e chi è Luigi?"

    Vasco con tranquillità iniziò a raccontare..


    Luigi è un bambino nato nel duemila in un paesino sperduto delle campagne toscane. Appena nato la madre lo portò in una grande città molto lontano. Luigi, 4.5kg alla nascita, biondino, corridore precoce e presto anche molto intelligente crebbe nella grande città da solo con la mamma.

    Cresceva ogni giorno di più e mentre cresceva aveva una domanda sempre più presente in testa ma non sapeva come farla, e se farla. Un giorno a 8 anni chiese alla madre:

    Luigi: "mamma ma anche io ho avuto un papà come gli altri bambini?"

    Madre: "Si, certo. Ma era una persona cattiva, e lo sai dove vanno le persone cattive?"

    Luigi: "no"

    Madre: "le persone cattive vanno in posti lontano lontano fatti apposta per le persone cattive. La tua mamma invece è buona e non hai bisogno di altro per stare bene."

    Luigi continuava a crescere alto, sano, perspicace, ottimi voti a scuola, perfetto, ma in realtà sorrideva poco, era molto riflessivo e poco socievole, lo sguardo spesso pensieroso e raramente spensierato.

    A 18 anni in uno dei suoi rari gesti di istinto disse alla madre:

    Luigi: "mamma, e se un giorno lo incontrassi lo stesso mio papà?"

    Madre: "ma che dici! Dopo tutto quello che ho fatto per te, te ne esci con una domanda del genere?!? Cercalo pure se vuoi, ma poi non tornare qui! Mi hai dato un grande dolore dicendo queste brutte cose!"

    La madre poi si mise a piangere e uscì di casa sbattendo la porta.

    Luigi si sentì sprofondare. Stava malissimo, era terribilmente dispiaciuto di aver dato questo grande dolore alla madre, si sentiva spezzato in due perché da una parte il desiderio di voler vedere suo padre aveva rovinato la vita alla madre che non aveva mai visto così arrabbiata e disperata.

    Luigi non tornò mai più sull'argomento.
    Ma da quel giorno iniziò a soffrire davvero tanto.

    Ora non era più pensieroso ma triste, non era più riflessivo ma sconfortato. Tutte le volte che vedeva un ragazzo giocare col padre pensava che il suo non avrebbe mai voluto giocare con lui. Ogni volta che vedeva un padre baciare un figlio pensava che il suo non l'avrebbe mai baciato.

    Tra i venti e trenta anni in amore fu un disastro. Le storie non duravano, bello, atletico ed intelligente veniva usato e poi gettato, si metteva sempre con le più sciagurate donne, lui non aveva stima di se, quelle davvero belle fuori e dentro pensava "io non me la merito una così".


    Un giorno qualsiasi, era sera, era alla fermata dell'autobus, come sempre deserta a quell'ora. Vide un uomo che gli si fece molto vicino e gli disse con voce roca: "tu sei Luigi.. vero?"

    Luigi: "si ma chi sei tu?"

    e quell'uomo rispose: "non avevo dubbi che eri tu, io sono tuo padre."

    Luigi non prese sul serio la cosa, poi pensò che però nessuno si sarebbe mai messo a dire una cosa del genere per strada, insomma ma chi era questo davanti? Be' in fondo poteva essere davvero suo padre... E' che era passato molto tempo, Luigi non aveva più pensato a quell'uomo, erano molti anni che non ci pensava più. Però non capiva cosa doveva fare adesso. E allora fu il padre a parlare:

    Padre: "come stai Luigi, hai una famiglia?"

    Luigi allora un po' sulle difensive: "ma sei sicuro di essere mio padre? Non mi prendi in giro?"

    Il padre gli raccontò che in realtà lui non aveva mai saputo del figlio. La mamma lo aveva lasciato un giorno di punto in bianco senza particolare motivo, lui non aveva mai capito perché, la amava tanto, ma non poteva costringerla ad amarlo perché la rispettava.

    Padre: "tua madre non mi disse che era incinta, non ci siamo più visti poi, se non qualche lettera. Tempo fa le scrissi della mia malattia, del mio poco tempo, non so cosa la spinse, mi disse di te.. Luigi. Io non ho molto tempo figlio, mi piacerebbe conoscerti in quello che mi resta."

    Poi ci fu un momento di silenzio, qualche altra parola del padre. Luigi invece non aveva parole perché non le trovava, se non qualche frase diplomatica qua e la.

    Padre: "vedo che sei un uomo oggi. Sono fiero di te" avvicinandosi e dandogli una pacca sulla spalla. Vide poi una lacrima gonfia sul volto immobile e pietrificato del figlio, gli occhi lucidi e la schiena legnosa quasi come avesse paura di quel suo vecchio corpo. Il padre non esitò e se lo strinse nelle braccia dicendo "deve essere stata dura diventarlo da solo."

    Quella frase piena di amorevole compassione fu come una chiave che riaprì la porta dei sentimenti di Luigi che senza controllo si lasciò andare in uno scrosciante pianto, lacerante e carico di dolore come uno che gli è morto qualcuno di caro. E insieme anche l'odio venne fuori, diceva: "perché!", "perché!", "perché non c'eri", "dov'eri!" "perché!" "perché!" "papà!" "papà!" … era un fiume e rimase li a sputare grida e dolore per 10 minuti buoni nel pianto liberatorio più grande della sua vita.

    Luigi aveva smesso di piangere, si sentiva un bambino di 5 anni tra le braccia di quel vecchio signore, ora stava un po' meglio, riguardò in faccia quell'uomo e vide che anche lui aveva gli occhi lucidi ma resisteva con contengo e moderazione, e dopo apparve anche un sorriso.

    Passarono la giornata insieme, il tempo volò via tra racconti di due vite così potenzialmente vicine ma che nella strada non si erano mai incontrate. Nonostante tutto scoprirono tante cose in comune, certe passioni, certe testardaggini.. anche certi vizi.

    Un signore che faceva foto lungo il fiume e poi chiedeva soldi scattò loro un'istantanea e Luigi volle comprarla. Arrivò la sera, il treno del padre partiva, il viaggio lungo e le cure necessarie, si era allontanato sin troppo. Luigi promise di andare a trovarlo nel fine settimana all'ospedale. Gli sguardi non erano più quelli della mattina, sembravano due persone diverse, Luigi ora camminava a mezz'aria. I due si abbracciarono.

    Il padre gli dette una carezza e lo guardò con affetto.

    Montò sul treno sapendo che lo avrebbe portato direttamente in cielo e infatti così fu. Luigi ne fu triste, ma in fondo pensò che suo padre ora l'aveva conosciuto. Pensò che suo padre era un uomo in gamba, una brava persona, si sentiva fiero, e da quel giorno smise di sminuirsi, di sentirsi misero e di poco valore. Il resto della sua vita fu così bello che tutto il prima non aveva più importanza, se ne sarebbe andato fiero e felice, proprio come quell'uomo vecchio fuori ma giovane dentro che prima di partire per il cielo era venuto a salutarlo ed abbracciarlo.


    … silenzio… il silenzio regnava nella stanzetta … Vasco si alzo lentamente per non fare rumore ma…

    Isabella: "che storia incredibile papà. Così triste prima e così bella dopo."
    "Mi piacciono le storie che mi racconti. Ti voglio bene."

    Vasco: "Ora però dormi."

    Abbracciò sua figlia.
    Gli dette una carezza e la guardò con affetto.

    Spense la luce, andò nella camera accanto.
    Nel letto matrimoniale una bella chioma di capelli biondi ed il volto di un angelo che dormiva. Pensò a quella foto sul fiume di lui col vecchio, aprì il cassetto e se la guardò, un sorriso rilassato gli curvò le estremità della faccia, ripose la foto e spense la luce.

    Si sentì solo un grande respirò profondo, e poi.. il silenzio.

    Era il 2047..
    ..e la pace regnava nella casa di Vasco.






    a tutti i padri del mondo


    a tutti i figli del mondo


    domenica, giugno 24, 2007

    Le radici della guerra al padre.

    Parte da don Milani il tour ecumenico di Walter

    Barbiana, il borgo fiorentino in cui don Milani fondò la scuola-icona del Sessantotto. Per diventare leader del centrosinistra, Veltroni sa che deve mettere insieme comunisti e cattolici. Don Milani, o meglio l’immagine che è passata di lui, incarna tutto questo: il Pci (scriveva su Rinascita), i movimenti extraparlamentari (era suo lo slogan «l’obbedienza non è più una virtù», parola d’ordine della rivolta contro ogni autorità) e la Chiesa (contestatore quanto si vuole, don Milani era un uomo di grandissima fede).

    Fu il simbolo dei preti-contestatori: ma in quegli anni turbolenti del post-Concilio, quando tanti sacerdoti si misero i jeans, egli non volle mai rinunciare alla talare lunga. E poi, tanto per dirne un’altra. Sempre ieri il presidente della Fondazione don Milani, Michele Gesualdi, ha chiesto al Papa la riabilitazione del fondatore. Il Vaticano lo aveva censurato per un suo libro del 1958 che s’intitolava Esperienze pastorali.

    Eppure anche Angelo Roncalli - allora ancora patriarca di Venezia, ma destinato a diventare pochi mesi dopo quel «papa buono» così gradito ai veltroniani - così scrisse riguardo a Esperienze pastorali: «L’autore del libro deve essere un pazzo scappato dal manicomio».

    Eppure fu proprio Pasolini uno dei primi a bocciare l’esperienza della scuola di Barbiana, contestando duramente i suoi animatori: «La vostra posizione è più simile al maoismo che alla nuova sinistra americana... più simile alle posizioni delle Guardie Rosse».

    Ma per Veltroni far andare d’accordo don Milani con Pasolini è un gioco da ragazzi. A Roma ha messo insieme il membro dell’Opus Dei Alberto Michelini con il leader dei centri sociali Nunzio D’Erme. Ha convinto cinque consiglieri (su sette) di Forza Italia a passare con lui. Tifa per la Juventus ma anche per la Roma. Veltroni è tutto, «è madre Teresa di Calcutta e Fidel Castro, è Sofri e Calabresi, Kennedy e Nixon, cura e malattia».

    Corteo inneggia ai terroristi, Amato non sente
    Hanno manifestato a Padova inneggiando alle Brigate rosse. I centri sociali sono scesi in piazza, è la seconda volta in un mese, per chiedere la liberazione dei «compagni» detenuti in carcere. La sinistra tace, mentre il centrodestra denuncia: «È intollerabile la difesa del terrorismo».

    Tumulti di Genova, depistaggi delle inchieste
    I pubblici ministeri esibiscono alcuni filmati, in realtà poco visibili per l’oscurità per sostenere
    che non sarebbe esistito alcun lancio di oggetti che secondo gli agenti sarebbe avvenuto dalle finestre della scuola Diaz durante il blitz. Viene nominato consulente «video» tal Piergiorgio Paganini al quale si chiede di rendere visibile il girato. Il 4 aprile del 2002 Paganini a verbale dichiara con assoluta certezza che «gli agenti vengono colpiti da oggetti provenienti dall’alto». Sarà un caso, ma di Paganini non si saprà più nulla: non verrà chiamato a testimoniare in aula nè, stando alla nota-spese esibita dall’autorità giudiziaria, verrà pagato per il disturbo.

    I verbali dei poliziotti della Diaz parlano di oggetti contundenti che piovevano dalle finestre. I numerosi ferma-immagine sugli uomini in divisa antisommossa dimostrano come a un certo punto, all’unisono, tutti alzano gli scudi per proteggersi. Tra gli oggetti sequestrati in cortile figurerà anche una «mazza spaccapietre».

    La procura è convinta che Nucera, il taglio sulla divisa, se lo sia inferto da solo o perchè istigato da un superiore. Il Ris conferma tale tesi, ma non convince. A smentire la scientifica dei carabinieri è la superperizia del Tribunale che conferma la compatibilità tra il taglio e quanto dichiarato da Nucera. Sintomatica la conclusione del perito Carlo Torre che, rifacendosi alla consulenza del Ris, osserva: «È insensato tentare di riprodurre un evento dinamico descritto dall’agente Nucera utilizzando a freddo controfigure statiche. Se non si trattasse di documento che può assumere valenza in un processo penale, ci si sentirebbe autorizzati a coglierne qualche comicità».

    Parliamo del video 199 in cui Spartaco Mortola, l’allora dirigente della Digos di Genova, parla al cellulare con il magistrato di turno, Francesco Pinto, a cui riferisce in diretta dell’accoltellamento di Nucera. Telefonata centrale nel processo, perché smentisce anche la tesi secondo cui la magistratura venne tenuta all’oscuro di quanto stava accadendo alla Diaz.

    Dal video si sente distintamente Mortola che si rivolge a Canterini nel mentre ha al telefono il pm: «Scusa Canterini, c’è un agente dei nostri ferito con una coltellata?». Dal video si vede Canterini far «sì» con la testa. A quel punto, Mortola, dice al telefono al pm: «Ci hanno provato».

    Nonostante la voce sia percepibile dal video, il Ris - incaricato dal pm di estrarre il materiale sonoro - fa stranamente ricorso a un audioleso, che non percepisce la frase in realtà ben percepibile.

    A dibattimento avviato il Ris deposita un’ulteriore consulenza finalizzata alla «ottimizzazione e ripulitura» dei filmati dove, stranamente, la telefonata tra il poliziotto e il magistrato viene completamente tagliata.

    Il motivo non si conosce e assolutamente non si può far risalire alla versione data dal pm Pinto che ha sempre sostenuto di aver ricevuto «una o al massimo due telefonate» di brevissima durata. I pm hanno chiesto conto a Mortola delle mancate comunicazioni alla procura ma la risposta del funzionario ha lasciato interdetti i presenti: «Guardate che io ne ho fatte una marea di telefonate».

    La difesa, e non l’accusa, ha chiesto e ottenuto l'acquisizione dei tabulati del pm Pinto che comprovano un traffico intenso di telefonate tra lo stesso magistrato e il poliziotto: venticinque minuti in appena due ore. Anche il vice di Mortola, Alessandro Perugini, contatta ripetutamente Pinto: gli fa sei telefonate, una addirittura dura quasi dieci minuti.

    Dire che la magistratura non sapesse niente della Diaz, è alquanto riduttivo se si pensa che anche prima del blitz venne preallertato telefonicamente anche il pm Anna Canepa.

    Altro capitolo mai sviluppato è quello della scuola Pascoli, sede dei «buoni» del Genoa Social Forum, di fronte alla Diaz. Dalle foto allegate alla consulenza del Ris di Genova si scoprono mazze e bastoni (foto 249), maschere nere (foto 96), stanza piena di vestiti neri e caschi (foto 90), carrello con bottiglie vuote e una piena di petrolio (foto 86-87) catene (foto 29) e persino un candelotto lacrimogeno non in uso alla polizia, di marca Grenade Mp7 commando.

    Un po' troppo per un luogo immacolato, dove si accedeva solo con apposito passi, frequentato da Casarini, Agnoletto e parlamentari di sinistra e che aveva tra i suoi ospiti Anna Curcio, attualmente imputata per associazione sovvervisa a Cosenza, processo dove sono confluite le telefonate dei black bloc di Genova che frequentavano la Pascoli, ma anche la Diaz dove di mazze ne sono state rinvenute tante.

    I pm hanno sempre sostenuto che la polizia le avesse prelevate da un cantiere edile lì vicino. Sicuri di tale tesi hanno convocato in aula il titolare della ditta Tecnoconsul, Sergio Gaburri, e il suo capocantiere Luigi Del Papa. All'esibizione delle foto del materiale sequestrato alla Diaz, i due hanno escluso categoricamente che si trattasse di materiale proveniente dal loro deposito di attrezzi da lavoro.

    Le indagini sulla Pascoli non ci sono mai state, l’unico procedimento aperto vede imputati due funzionari di polizia, prima accusati di furto, poi di «peculato omissivo» per la scomparsa di due hard disk dai computer degli avvocati del Genoa Social Forum. Scomparsa addebitata a due improvvisati hacker con la divisa che, senza essere visti da nessuno dei tanti testimoni presenti, avrebbero provveduto a smontare i computer per catturare i segreti del Gsf.

    A seguito di questa rarissima contestazione i due funzionari si sono visti recapitare dal ministero dell’Interno un provvedimento (obbligatorio per questo tipo di reato) che in attesa di un verdetto intanto stronca a entrambi la carriera.


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    Caro Napolitano, finiamola qui, perche' di riffa o di raffa, ovunque si guardi LA CREDIBILITA' DELLO STATO E' RIDOTTA A ZERO. ANZI SIAMO ALLO ZERO ASSOLUTO.

    Gianni de Berardinis, ultimo atto. Mi hanno tolto mia figlia.

    America antidemocratica per i figlia dei separati.

    Una sentenza ieri emessa a Las Vegas dal Giudice Lisa Brown dopo tre anni di mia resistenza legale in Usa ed in Italia mi priva definitivamente dei diritti genitoriali verso mia figlia Greta. Mia figlia sara' quindi adottata, contro la mia volonta' e contro l'evidenza dei fatti da me fedelmente ricostruiti in aula, dal compagno attuale della mia ex moglie.

    Ho perso una battaglia legale anche se ho regolarmene pagato gli alimenti fino ad oggi ed ho rispettato i mei obblighi di padre (come da provvedimento di separazione emesso in Italia nel 1998) Nessun mio diritto chiesto è stato soddisfatto neppure per un attimo. Ho perso anche se ho scritto e chiesto tutte le settimane da 6 anni a questa parte alla madre di mia figlia di non commettere questo assurdo gesto che avrebbe danneggiato tutti, di ripensare all'intera vicenda.

    Ho perso anche se la mia ex moglie ha violato la legge e l'Ordine di un Giudice e di un Tribunale italiano fuggendo di fatto senza la mia autorizzazione, ne' quella del Giudice.

    La nuova legge dell'affido condiviso che dovrebbe tutelare i padri ovunque nel Mondo in America non esiste Le leggi ed i diritti degli italiani vengono cancellati nelle aule dello Stato del Nevada.
    La legge americana protegge scrupolosamente i suoi cittadini.

    Un reato internazionale come la sottrazione di minore viene premiato da una sentenza americana dal Giudice ed azzera le regole del gioco preesistenti.

    Ti ricordo che ho deciso di non recarmi ieri a Las Vegas perchè non disponevo dei fondi necessari per viaggio e quant'altro. (dopo tre anni di spese legali americane ed italiane non ce la faccio piu' a reggere il passo) Non vedendomi comparire hanno deciso in mia assenza che non potevo piu' fare il padre.

    Anche se avevo spiegato le ragioni, sostenuto tre anni di lotta, pagato alimenti, volato in Usa per ben tre volte e quel che piu' conta non ho piu' parlato ne rivisto mia figlia per volere della madre.

    Lo scorso settembre 2005 la mia ex moglie venne chiamata da un Giudice italiano per l'Udienza e per il ricorso che io proposi nel mio Paese non si presento' in Aula ma il ns Tribunale la giustifico' e non dispose nulla a suo carico ( anche se io denunciai alla Corte di Milano il reato che lei aveva commesso fuggendo con mia figlia).

    Anche l'Italia e la nostra legge sulla quale contavo di piu' mi hanno voltato le spalle. Ho avuto tutto contro, ho perso tutto.

    Las Vegas - Milano = 10 a O.

    grazie di tutto, Gianni Gianni de Berardinis

    =======================================



    Con le ultime vicende a Genova l'Italia pareggia i conti.

    Rimane costante lo spregio del diritto, perche' in tutti questi casi rimane la sottrazione di minore, reato gravissimo, che non viene neppure considerato se a commetterlo e' una madre.

    Infatti, la costante in questi casi e' che la sottrazione di minore e' sempre lecita per la madre, mentre viene duramente punita nel caso in cui a commetterla sia il padre.

    Per esempio il noto papa' Nicola De Martino, noto ai piu' soltanto perche' ha minacciato di darsi fuoco negli studi di RAI2, dopo essere andato a recuperare il figlio Luca in Australia - rapito e sottratto dalla madre dal suolo natio - e' stato mandato in galera senza tanti complimenti.

    Solo un magistrato torinese era abilmente riuscito a recuperare suo figlio portato dalla madre in Polonia, avendo immediatamente ottenuto un dispositivo a tempo di record dal Tribunale dei Minori di Torino. Evidentemente per qualcuno la giustizia funziona.

    Per il resto del mondo vale la nota legge del menga:

    CHI LO HA LO TENGA!

    "PER TUTTI QUESTI MORTI NON CI BASTA IL LUTTO
    PAGHERETE CARO PAGHERETE TUTTO"

    impiccato


    Tratto da TORINO CRONACA del 23 giugno 2007 - pagina 17

    sabato, giugno 23, 2007

    A Father's Choice

    Writers: William Fain, Chris Blanton, Matthew Itson

    Director: Chris Blanton

    Company:
    Super Highway Productions

    Logline: A father's courage to protect his daughter no matter what the odds. Based on a true story.

    Start Date : April 9, 2007

    Details

    privato della figura paterna per sempre

    Il Messaggero

    Tredicenne sottratto illegalmente dalla madre per due anni urla al padre: don't touch me.
    Affidato alla madre che lo nascose

    GENOVA (21 giugno) - Resterà in Italia con la madre il tredicenne conteso dai genitori separati statunitensi: lo ha deciso stasera il tribunale dei minori dopo sei ore circa di camera di consiglio. Esattamente la soluzione che Max (questo il nome del ragazzo) voleva e che ha ripetuto oggi davanti al padre e a una giudice psicologa in tribunale. In precedenza, la giustizia americana aveva affidato il ragazzo al padre, Adrian H.. La madre, Suzanne Branciforte, che si era trasferita in Italia e aveva tenuto nascosto il figlio per 10 mesi per non doverlo riaffidare al marito, si era appellata al tribunale dei minori di Genova. Il tribunale, però, aveva avallato la decisione dei magistrati Usa, sottolineando di non avere titolo per esprimersi su una causa riguardante cittadini stranieri. In seguito, il 17 aprile scorso, la Corte di cassazione aveva rinviato gli atti al tribunale dei minori di Genova, stabilendo che ascoltasse l'opinione di Max, che compirà 14 anni a settembre, sul suo affidamento.

    Oggi, finalmente, il ragazzo è stato ascoltato per due ore: e non c'è stato alcun dubbio su quali fossero le sue preferenze. «Don't touch me» ha gridato il tredicenne al padre Adrian H. (venuto a Genova dal Massachussets su convocazione della magistratura), e poi glielo ha ripetuto alla presenza di una giudice psicologa, con il collegio del tribunale dei minori ad assistere al di là del vetro. Il ragazzo ha detto chiaro e tondo a tutti i magistrati che con il padre non vuole tornare, soprattutto a causa della seconda moglie di lui e dato che nel frattempo la nuova coppia ha anche una figlia.

    «Anche i bambini hanno diritti e vanno ascoltati. In questa vicenda l'ascolto è stato fondamentale - ha detto Suzanne Branciforte, stringendo commossa il figlio - La lezione di oggi è che i ragazzi, i minori vanno ascoltati, è una forma d'amore, così i problemi spariscono. Il Tribunale ha sentito il ragazzo in maniera precisa. Si vede dai risultati». L'avvocato Figone, che ha assistito Suzanne Branciforte, ha aggiunto che «il tribunale dei minori, giudicando la situazione complessa, molto articolata e da approfondire, con un provvedimento di otto pagine ha deciso che il male minore in questo contesto e in questo momento per Max sia quello di rimanere in Italia».

    «E' una grave sconfitta per lo stato di diritto, e una vittoria per i genitori che pensano di fare dei figli la propria appendice»: è tranchant il giudizio dell'avvocato Isabella Oderda, legale del padre di Max, Adrian H. «La decisione non è quella che ci aspettavamo - ha aggiunto Oderda - D'altra parte il tribunale ha stigmatizzato l'azione della madre che dal dicembre del 2005 ha impedito a un padre di vedere il figlio, arrivando a nasconderlo dal giugno dello scorso anno. Agli occhi del bambino la madre è diventata il bene assoluto e il padre il male assoluto: si può parlare di vero e proprio plagio. Il Tribunale alla fine ha ritenuto che il male minore per il ragazzo sia restare in Italia, anche se così viene di fatto privato della figura paterna per sempre. Un ricorso in Cassazione? Non abbiamo ancora deciso».

    L'esito della sentenza è stato annunciato dall'avvocato della donna, Alberto Figone, che ha detto: "E' una vittoria per tutti i bambini".

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    ammazziamoli tutti i padri, prima che infettino con lo sperma le sacre madri di giustizia. anzi, sterminiamo i maschi nella culla, prima che diventino pedofili, violenti e pure drogati.

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    sostieni l’applicazione della legge
    sull’AFFIDAMENTO CONDIVISO!

    Purity Ring. guerra in tribunale.

    Purity Designs Purity Ring

    per i simboli cristiani nuova guerra in tribunale

    di Redazione - sabato 23 giugno 2007

    Sì al velo islamico. Sì al turbante sikh. No al «purity ring», l’anello della verginità, simbolo della scelta di castità di alcuni cristiani fino al matrimonio. È questa la ragione per cui Lydia Playfoot, 16 anni, ha deciso di trascinare la propria scuola di fronte all’Alta Corte di Londra, accusando l’istituto di discriminazione.

    La battaglia sui simboli religiosi continua insomma a occupare le aule dei tribunali inglesi. E la giovane Lydia non ha intenzione di subire il divieto imposto dal proprio istituto senza prima battersi. I suoi avvocati sostengono infatti che quella della scuola sia “un’interferenza illegittima”, specie se si considera che nei corridoi e nelle aule della Millais school di Horsham, nel Sussex, sono ammessi sia il velo islamico sia il turbante sikh.

    La direzione della scuola ha messo al bando il “purity ring” perché - sostiene - non è «parte integrante della fede cattolica». Ma il padre di Lydia, Phil Playfoot, non ci sta: «Qui è in gioco un principio importante. Penso che i cristiani dovrebbero essere rispettati per le loro opinioni e convinzioni».

    «Mi viene da piangere»




    Vale Rossi al centro del gossip (Ap)«Mi viene da piangere». Valentino scherza con Fiorello parlando delle Ducati che sul rettilineo sfrecciano più veloci di lui. Ma a piangere pare che ci sia anche Arianna Matteuzzi la sua (ex) ragazza.Voci sempre più insistenti di un flirt tra il campione di Motogp e la conduttrice Elisabetta Canalis. La relazione pare sia nata durante la gara al Mugello, quando la ex velina era ospite ai box del team Fiat-Yamaha.

    A indispettire Arianna, uno scambio di messaggini tra Vale e Ely.

    «Non ho nulla da dire». Valentino risponde con un secco no comment a chi gli ha chiesto del suo presunto nuovo flirt. Contrariamente al solito, Rossi non ha avuto voglia di sorridere quando nel paddock di Donington Park (Gran Bretagna) qualcuno gli ha chiesto, in stile coi tabloid anglosassoni, della ventilata rottura con la fidanzata e della nuova presunta relazione con l'ex velina. Il pesarese è sgattaiolato via in fretta in sella ad uno scooter.

    Intanto Casey Stoner sulla Ducati macina macina macina l'asfalto e si tromba la sua mogliettina, come nel manuale delle giovani marmotte. Qualcuno vocifera che la Canalis sia stata invitata ai box dalla Ducati, per aiutare Vale a concentrarsi sul suo ferro, un po come era accaduto a Max. Quanto tempo dal 2004!
    GO Stoner GO!!!!!!!!!!

    venerdì, giugno 22, 2007

    La madre perfetta non esiste. Uomini e donne sono uguali.

    L'AMORE MATERNO NON ESISTE
    Dott. MARCO LOMBARDOZZI | LOMBARDOZZI.IT

    Ci hanno riempito la testa con l’immagine indistruttibile ed indiscutibile dell’amore materno. Ci hanno propinato come unica certezza affettiva, nella vita, l’amore materno. Ci hanno convinto che l’unico vero affetto che non tradisce e non abbandona mai è quello dell’amore materno. L’arresto della madre del piccolo Samuele, se venisse confermata la sua colpevolezza, sarebbe solo l’ultimo di tanti avvenimenti che smascherano questa teoria, questa pia illusione in cui l’uomo-bambino ha avuto ed ha bisogno di credere. Non c’è dubbio che certi gesti si compiono in condizioni di salute mentale, in genere, alterata, ma vi sono anche madri che abbandonano i propri figli nei cassonetti, accettiamo anche per loro una salute precaria, ma allora questo amore materno non è così assoluto e al di sopra di tutto. E’ bene che uomini e donne si confrontino su questo tema, per maturare, crescere ed avere un rapporto adulto tra di loro. Se il padre è stato troppo assente negli ultimi decenni, la madre è stata troppo onnipotente nel considerarsi unica portatrice di un amore unico, e ciò non è vero. Quando la madre si convince di doversi immolare in nome di questo amore assoluto, si danneggia e finirà per odiare il figlio, anche se può non esserne cosciente, il quale diventa colui che le impedisce di vivere la sua vita. Sarebbe liberatorio per le madri riconoscere che questo decantato amore in realtà non esiste nei modi in cui è stato descritto, tutti noi dobbiamo accettare questa realtà per uscire dalla dimensione della Grande Madre castrante, rappresentata nell’antichità dalla dea Cibele. Questo percorso è importante per la donna perché le permette di incontrare l’uomo sulla base di un amore maturo senza volontà di dominio, per l’uomo perché così incontra la propria identità maschile, evitando la castrazione simbolica, ed imparando a non santificare o demonizzare la donna bensì ad amarla come un essere umano. Ma non è facile. Vedo molte resistenze nei miei pazienti, uomini e donne, a riconoscere che la propria madre non è stata come lei si descrive o come loro l’hanno voluta immaginare. “ I bambini sono grati all’adulto che legge loro storie di streghe “, scrive Robert Bly, “ dimostrando loro che non sono pazzi quando vedono che la propria madre, considerata da tutti amorevole, a volte ha una faccia da strega, e ogni bambino sa di essere troppo piccolo per poterci fare qualcosa”. L’amore materno e quello paterno sono realtà che esistono solo se esistono realmente, non sono scontati, e rappresentano comunque espressione di esseri umani che, in quanto tali, sbagliano, non sono perfetti e hanno i loro problemi. Volere a tutti i costi imporre un’immagine angelica della madre è molto pericoloso; la madre spesso non vede i bisogni reali del bambino ma chiede al bambino di soddisfare i suoi:” devi andare bene a scuola, devi mangiare, devi essere buono, devi riconoscere che quello che faccio è per il tuo bene etc.etc.” Ciononostante viene sempre data l’immagine della madre che ama di un amore infinito ed eterno, qualunque cosa faccia il figlio. Ma questa è un’illusione creata per rivestire di felicità l’eterna paura dei bambini di non essere amati. Mi auguro che questo mito illusorio possa essere trasformato in qualcosa di più aderente alla realtà umana e non ai sogni. Mi auguro che la figura della madre sia vista nella sua realtà e non come un emblema intoccabile e sacro, ne vediamo i danni nei rapporti tra uomo e donna. Siamo profondamente addolorati per i tanti bambini che sono stati traditi proprio da quel tipo di amore materno, in cui li avevano fatti credere.

    giovedì, giugno 21, 2007

    coppie di plastica. soldi di plastica.

    "La mia vita da raider spericolato"
    Ah, dotto’, ma allora la storia d’Italia non la conosce...». Stefano Ricucci è interrogato dai magistrati romani Cascini e Sabelli.

    «Dottor Cascini, ai sedici membri del patto di sindacato di Rcs, che il titolo stia a 3 euro, a 6 euro, a 8 euro, a mezzo euro, non gliene frega niente. Stare dentro il patto di sindacato Rcs è una patente che tu paghi e metti via. E’ come se tu ci hai una Smart....».

    E poi aveva un accordo di ferro con Fiorani che, alla peggio, gli avrebbe ricomprato lui le azioni rastrellate fino a quel momento.

    «Gnutti era il socio di Tronchetti, allora ho detto: ”Chicco, cerca di parlare te con Tronchetti per fare in modo che accettano questa posizione”. Con Capitalia attraverso Ripa di Meana... Attraverso Borghesi che era advisor di Bpi... Claudio Costamagna che è di Goldman Sachs, un uomo molto vicino a Bazoli.... Io insomma stavo cercando consensi tra giugno e luglio».

    «Ho fatto un incremento di conoscenze su Londra. Ma poi, sai, su Londra io ho conosciuto più di tutti le persone italiane, non gli inglesi... anche perché poi non parlando inglese...».

    «Fino a ottobre 2004 io ero ospite a casa di Diego, andavo in barca... a cena... Lui fece l’inaugurazione del negozio in Galleria Nazionale a Milano, dove io c’ho un palazzo all’angolo... Ci so’ le foto, ci so’...».

    Lo sfogo di Anna Falchi

    «Con Stefano condividiamo lo stesso tetto, ma non la vita. Io sto male. Non ho più speranze. Sono esaurita come donna, come persona»

    «La casa dove viviamo è della Magiste, che sta per Matteo, il padre di Stefano, Gina, la madre, e Stefano stesso. Non è mia. Quando lo hanno arrestato volevano buttarmi fuori, cacciarmi. Ho dovuto piatire per restare là»

    E spiega perchè non si è ancora separata: «Diciamo che non sono economicamente in grado di sostenere la cosa».

    «Sono stata insultata pesantemente dalla famiglia di Stefano, mi hanno detto che se lui era finito in questo guaio era solo colpa mia. E lui non ha fatto nulla per proteggermi, per difendermi. È un anno che non ho contatti con la famiglia di Stefano, hanno trascorso il Natale con la sua ex moglie. Io volevo una famiglia e mi sono ritrovata con i nemici in casa.

    Volevo qualcuno che si occupasse di me, e lui non lo ha mai fatto. Non ha mai cercato di capire come mi sentissi. Sognavo una casa nostra, nemmeno quella.

    In comune non abbiamo niente, solo grane.

    Ieri l’ex fidanzata di Max Biaggi e di Fiorello, ha dichiarato sulle pagine di Chi di non aver più lacrime per la fine del suo amore. [aho, ma fatte da' na fornitura copiosa 'a prossima vorta.]


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    «Aho! Lanzi ne Checco? A me, che mi trombo la Falchi tutte le sere?»

    FINITI i tempi in cui la chiamavano Lady Finanza, per via del matrimonio con l’imprenditore del momento Stefano Ricucci, Anna Falchi annuncia la fine del suo amore con l’uomo romanticamente sposato nel 2005, con rito civile e festa a Villa Feltrinelli, a Porto Santo Stefano, sul Promontorio dell’Argentario.

    Pochi invitati, 28 in tutto, avevano celebrato l’unione della invidiata coppia, già convivente da qualche anno, nella residenza simbolo dell’alta borghesia milanese, della quale si dice che «porti sfortuna ai proprietari». La cerimonia fu celebrata nella villa, per via di una lombo-sciatalgia che aveva colpito fatalmente Anna Falchi prima delle nozze.

    Comunque io sono e resto Anna Falchi, attrice: con il mio lavoro, il mio reddito, il mio portafoglio.

    Per tutti sono diventata, prima, la moglie del finanziere, poi la moglie del carcerato eccellente». Dopo la scarcerazione del marito, i due sembravano aver ritrovato una vita di coppia più serena. Evidentemente, stando alle rivelazioni di ieri, era solo apparenza.

    [ah Max!!! la prossima volta fatti na Ducati che e' meglio!]

    il mondo di plastica scricchiola e ha paura

    «Situazione preoccupante nel Paese»
    Sicurezza, ha paura un italiano su 4
    «Non ho commesso alcun reato. Qui l'aria è irrespirabile»

    Unipol- Bnl: indagati Fazio e gli immobiliaristi

    La Procura di Roma ha iscritto sul registro degli indagati i nomi degli imprenditori Francesco Gaetano Caltagirone, Danilo Coppola, Stefano Ricucci, Giuseppe Statuto, e dell'ex governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, nell'ambito del fascicolo sul tentativo di scalata alla Bnl da parte della Unipol di Giovanni Consorte. Secondo quanto si è appreso in ambienti giudiziari i reati ipotizzati nel fascicolo sono quelli di insider trading, aggiotaggio e ostacolo ad un organismo di vigilanza.

    Le accuse sarebbero dovute all'attività investigativa svolta dalla Guardia di finanza, che ha inviato il 30 maggio scorso a piazzale Clodio un'ultima informativa, ed alle dichiarazioni rese negli interrogatori da alcuni indagati. Il riserbo sugli accertamenti in atto è massimo. L'inchiesta dei pm Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli si sarebbe sviluppata nelle ultime settimane.

    mercoledì, giugno 20, 2007

    La violenza sui bambini

    Con il cuore morto, come 10 anni fa,...

    così stretto da stare in una delle tue due manine che ti divertivi a mettere sul palmo della mia mano, con immutato amore – come sempre – con questa foto voglio significarti che, da quel maledetto 20 giugno 1997, sono trascorsi 10 anni, 10 anni “da orfano di padre vivo” , 10 anni da quando ti preparai l’ultima camomilla della tua nanna notturna, 10 anni della tua infanzia, bruciati dalla cattiveria e dall'opera falsa e sotterranea inscenata da canaglie e loro pari...

    Ti lasciai e lasciai la mia casa per il gravissimo mobbing subìto, mentre – contro di me – tua sorellastra affermava: “Ti abbiamo escluso perché non eri d’accordo con noi”, una frase che BEN SIGNIFICA la strumentalizzazione operata su tua madre, maestra e complice di tua sorellastra, operanti in forza di ragioni che NULLA HANNO A CHE FARE CON LA MONTAGNA DI BUGIE CHE TI HANNO
    RACCONTATO, quantunque acriticamente coperte, sorrette e MAI verificate dagli sciacalli istituzionali che, da 10 anni, con pretestuoso uso dell’arma giudiziaria minorile stanno distruggendo il nostro rapporto, per il vezzo e la cattiveria tipiche di chi riversa le proprie frustrazioni sugli altri, per invidia, per viltà e, quindi, per ignoranza animalesca, madre di ogni sciagura...

    Ti voglio sempre incondizionatamente bene, piccino, anche se ti hanno costretto a dire e fare le cattiverie che hai telefonicamente trasmesso contro di me.

    Tu non hai colpa, piccino...


    All’improvviso ti sei trovato sballottato in mezzo a canaglie che circondano tua madre, sei stato messo in subordine alla prepotenza, pertanto tu hai dovuto abbozzare per non soccombere nel mare di cattiveria e d’ignoranza in cui vivi...

    E BEN HANNO COMPRESO la cantonata presa, TUTTI i parassiti che, senza nulla verificare, hanno creduto alle fesserie “ad effetto” raccontate da tua madre che, oggi, quei parassiti non smentiscono pur di non perdere la faccia o la “legittimazione d’atti”, come disse qualche altro parassita “istituzionale”...

    Ti amo con lo stesso amore con il quale, da quando nascesti, per un anno ti accudii, ti cullai ti feci divertire, t’insegnai quanto, invece, ben più grave a tre anni mostravi di neppure conoscere: chi fosse tua madre, tra tua madre (che credevi nonna) e tua sorella (che credevi madre!), semplicemente per aver ascoltato la figlia di tua sorellastra chiamarle “nonna” e “mamma”...

    Di ciò possono andare fiere, tanto quelle due quanto le “esperte istituzionali” (che mi hanno osteggiato in tutti i modi anche giurando il falso!)...

    Se ti imbatterai in questo sito (od in altri siti similari), ancora una volta ti esorto a non esitare per raggiungermi, qualunque sia la causa che ti avrà portato a decidere per questa scelta.

    Allo stato delle cose, neppure un’inevitabile azione può essere sufficiente per sfondare l’omertà ed il muro di gomma costruito intorno a questa sporca ed insulsa vicenda...

    Quale originaria causa di tanta premeditata cattiveria, se non interessa l’averti reso orfano di padre vivo, tanto meno interessa alla schiera degli sciacalli che, sulla speculazione attuata sui bimbi, fondano la loro fonte di esistenza e di reddito...

    Purtroppo sei nato quando, questa ignobile sciagura del XX secolo, da trent’anni era già operante e collaudata in termini di falsità e di appoggio politico.

    La cinica e biecamente abietta orda barbarica dei parassiti di stato, tentando di travolgere il rapporto genitoriale, però, non è riuscita a infondermi l’indifferenza verso di te, quella subdola indifferenza che, invece, con ipocrita sorriso queste canaglie nutrono verso chi ben mostra di amare i propri figli, certamente meglio e più di quanto questi sciacalli siano stati amati dai loro.

    Ti voglio sempre lo stesso incondizionato bene che ti volli quando ti attendevo trepidamente e quando ti strinsi al petto appena nato, piccino!....

    Il tuo papà, quello vero.

    Sergio SANGUINETI


    20.06.2007


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    Cronaca del family chopping - le notizie odierne
    PER LA DICIASSETTESIMA VOLTA IN 5 ANNI MI RITROVO IN TRIBUNALE PER L'AFFIDO CONDIVISO DI MIA FIGLIA G.DI 11 ANNI.LA RELAZIONE DEGLI ASS.SOCIALI ERA BUONA PER ME',POTEVA ESSERE OTTIMA MA MI ANNO DETTO CHE ANNO CERCATO DI TENER SU UN PO ANCHE LEI ,PERCHE'AVEVANO IL TIMORE CHE NON COLLABORASSE PIU' (ANCHE SE LO A FATTO MOLTO POCO).LEI VIENE RIPRESA DAL GIUDICE PER AVER DETTO BUGIE SULL'ASSEGNO DICENDO CHE NON DO I SOLDI,ED IO AVEVO GIA PRONTO L'ESTRATTO CONTO DAL 1 GENNAIO PUNTUALMENTE HO SEMPRE PAGATO.VIENE RIPRESX PER NON COLLABORARE CON GLI ASS. SOCIALI,VIENE RIPRESA SUL FATTO DI NON SPIEGARE BENE COSA VUOL DIRE AFFIDO CONDIVISO ALLA BAMBINA,E COMUNQUE DOPO CIRCA 40 MINUTI SI ARRIVA AD UNA CONCLUSIONE:SINO AD OTTOBRE VEDRO' MIA FIGLIA DA SOLO (E NON PIU' IN PRESENZA DI ASS. SOCIALI)UNA VOLTA LA SETTIMANA PER 2 ORE ,ED A OTTOBRE CI SARA' LA QUARTA UDIENZA SPERANDO CHE SIA L'ULTIMA.LA TRAGEDIA DELLA GIORNATA A COMINCIATA SUBITO DOPO L'USCITA DAL TRIBUNALE,LA MIA EX CHIAMA MIA FIGLIA AL TELEFONO E GLI DICE:TUO PADRE CONTINUA AD INSISTERE SULL'AFFIDO CONDIVISO E QUINDI TI VUOLE PORTARE VIA DA ME.MI CHIAMA MIA FIGLIA PIANGENDO(PREMETTO CHE SI TROVA TRANQUILLAMENTE AL MARE CON SUA NONNA)E MI DICE:PAPA NON TI VOGLIO PIU VEDERE,NON TI VOGLIO PIU' BENE A TANTE ALTRE COSE DELLO STESSO TIPO E ANCHE PEGGIO.O CERCATO DI METTERLA TRANQUILLA FACENDOLA CHIAMARE DA MIO FIGLIO CHE VIVE CON ME' E SEMBRA CHE STASERA VADA UN POCHINO MEGLIO.NON MI ASPETTAVO CHE UNA MAMMA POTESSE FARE DEL MALE COSI' A SANGUE FREDDO A UNA FIGLIA SONO SENZA PAROLE,HO CHIAMATO LE MIE AMICHE SEPARATE,ED O DETTO LORO PER FAVORE DI NON DIVENTARE COME LA MIA EX.UN SALUTO A TUTTI


    Il bambino colora tutti i muri, case vicoli e palazzi

    GiuLeManiDaiBambini
    "... alle elementari disegnavo sempre villaggi con case colorate l'una diversa dall'altra, e mi ricordo che il maestro mi rimproverava perchè dovevo scegliere colori più "normali" per le case. Ora in città è pieno di palazzi colorati, e adoro i villaggi Liguri con le case colorate sulla spiaggia. Non ero poi tanto strano se il mondo sta diventando colorato come lo disegnavo io..."
    (Cristian Tommy Biancu)

    martedì, giugno 19, 2007

    voglia di figli e padri coraggiosi

    Donna Moderna | Forum
    vorrei un figlio lui NO
    10/04/2007 17:04 - danna76

    "Ciao a tutte, il mio problema è il desiderio di maternità non condiviso con il mio compagno purtroppo. Io ho 30 anni, lui meno di me 26. Conviviamo da due anni...e le cose filano lisce...ma io comincio a sentire forte il desiderio di un bimbo, invece lui assolutamente non ne vuole parlare. Ho dovuto sospendere la pillola per emicrania e da allora sta attentissimo (mi cerca anche meno). Io per lo più resisto ma a volte vado in crisi nera...lo amo e so che devo solo aspettare che decida spontaneamente...ma il mio desiderio si fa sempre più forte...Al contrario lui si è preso una bella moto costosa...quando l'ho saputo ho pianto vedendo il compimento del mio desiderio allontanarsi ancora di più...Avrei bisogno di una buona parola da parte vostra. Grazie..."

    pruffola - 30/04/2007 16:12 Mi sembriamo tutte pazze!
    E dico noi perche anche io vorrei un figlio visto che ho già 37 anni e una relazione da 9. Lui invece no perche ne ha già avuti 2 dal primo matrimonio. La risposta è nella domanda. Se chiedendo al partner di fare un figlio, lui risponde no, anche quando il no alla paternita' arriva con presunti e falsi appelli all'economia domestica (se fosse vero non parlerebbe di cambiare moto ma di come aumentare e consolidare il bilancio familiare!) la risposta l'avete già. E quindi, bando alle ciance, cerchiamo di vedere chi e cosa si vuole dalla vita: essere innamorate dell'amore e della persona che abbiamo accanto, o vogliamo cio' che veramente desideriamo dalla vita: vita e figli! Una volta chiarito questo, la decisione da prendere non è che una.

    STEFY76 - 29/04/2007 23:57 ANCHE IO
    CIAO, HO LETTO TUTTI GLI INTERVENTI DAL PRIMO ALL' ULTIMO PERCHE' IO HO LO STESSO PROBLEMA CON IL SECONDO FIGLIO...LA PRIMA NON ERA PROGRAMMATA, O MEGLIO LUI SAPEVA CHE IO NON PRENDEVO PIU' LA PILLOLA MA HA AGITO COME SE NON CI FOSSE POSSIBILITA' DI METTERMI INCINTA E INVECE....AL PRIMO TENTATIVO....INSOMMA IO ERO FELICISSIMA...E LUI DA SUBITO...COSI' COSI'!!! I PRIMI MESI DOPO LA NASCITA DELLA NOSTRA MERAVIGLIOSA BAMBINA LUI SE NE E' IMMEDIATAMENTE DISINTERESSATO, COMPLICE ANCHE IL FATTO CHE NON DORMIVA UNA NOTTE...FINO AD ARRIVARE AL MIO COMPLETO ASSORBIMENTO E ALLA GELOSIA ESTREMA DI MIO MARITO CHE DICEVA CHE LO AVEVO "ABBANDONATO"...POI DOPO UNA CRISI DI COPPIA TERRIBILE CHE IL NOSTRO AMORE PROFONDO CI HA PERMESSO DI SUPERARE, UN POCHINO E' MIGLIORATO MA...DOPO 4 ANNI, ALLA MIA RICHIESTA DEL SECONDO FIGLIO...NON C'E' PROPRIO VERSO!! E SAI IL BELLO E' CHE ANCHE LUI VORREBBE COMPRARSI LA MOTO!!
    SAI COSA DICO SEMPRE IO DEGLI UOMINI?!...CHE BISOGNEREBBE ESTINGUERLI E IMPARARE A FARE I FIGLI DA SOLE...MA POI LA VERITA' E' CHE IO SENZA IL MIO AMORE NON POTREI VIVERE!!

    "se tante di noi ti hanno detto le stesse cose (che per volere un figlio bisogna essere in due) forse o per esperienza diretta o indiretta un perché c'è. Che poi non piaccia sentirselo dire, questo è un altro discorso. Ho scoperto che un mio amico è stato lasciato dalla ragazza con cui stava da tre anni proprio per questo motivo (entrambi trentenni): lei voleva una famiglia, un bambino, lui no."

    "Ciao Danna, vorrei solo fare una riflessione sull'età del tuo fidanzato: 26 anni sono pochini, a quell'età i ragazzi pensano tutto tranne ai figli! E' già tanto se hanno voglia di uscire da casa dei loro genitori. Pensa che io ho amici di 33 anni che vivono placidamente con i genitori e che hanno lasciato la fidanzata perchè si sentivano legati (!!!). Dai, stai calma e rinvia la tua voglia di maternità a fra qualche anno, quando tutti e due (forse) sarete pronti."

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    Sorge spontanea una riflessione: non e' che ormai i maschi hanno mangiato la foglia e sanno che dopo un figlio finiscono inevitabilmente in mezzo a una strada? Forse e' il caso di rivedere un attimino le leggi sulla famiglia, per dare maggiori tutele ai padri, che sanno benissimo che prima o poi l'amore finisce e che si fa prima a sfrattare un padre che un extracomunitario squatter...

    Contro tutte le violenze domestiche.

    Chiunque compie violenza gratuita su un altro essere umano deve essere fermato.

    CHE COS'È LA VIOLENZA DOMESTICA

    La violenza domestica è quasi sempre un insieme di aggressioni fisiche, psicologiche e sessuali a cui si accompagnano spesso le deprivazioni economiche. Non sono violenza solo le percosse, le ferite o le ossa rotte, ma anche le minacce, gli insulti, i riscatti, le umiliazioni, la derisione, il prendere la persona per scema o per pazza, spesso in presenza dei figli terrorizzati, l'impedire d'incontrare i propri amici o familiari e l'imposizione violenta dei rapporti sessuali o la violazione dell'intimita' con atti di disprezzo ostentato.

    Poiche' la cultura della violenza si apprende in famiglia, dal modo in cui i genitori gestiscono e superano il conflitto, questi comportamenti vengono trasferiti nel profondo della psiche dei figli. Gli esiti della violenza domestica si riflettono dunque sia sui maschi che sulle femmine, futuri adulti, segnati da un comportamento influenzato dalle esperienze di violenza vissuta, diventando essi stessi genitori violenti e/o con tendenze depressive, se le loro esperienze non saranno adeguatamente rielaborate e superate.

    GLI EFFETTI DELLA VIOLENZA DOMESTICA SUI FIGLI

    Assistere a episodi di violenza di un genitore contro l'altro è per il minore un’esperienza traumatica, da cui viene segnato profondamente. Può essere ferito nel tentativo di proteggere il genitore aggredito o può essere vittima diretta della violenza. In ogni caso subisce una violenza psicologica, unita a un senso di profonda impotenza, con profondi sensi di colpa.

    Anche quando non viene coinvolto direttamente, il bambino o la bambina vivono nell’incertezza, nella tensione, nella paura; non capisce che cosa stia accadendo, si sente impotente e spesso pensa di avere la colpa di essere la causa implicita della violenza.

    Anche se non è detto che diventerà un adulto che esercita o subisce violenza, è dai genitori che impara come muoversi nel mondo, come comportarsi con gli altri: a volte si identifica col genitore maltrattante, perché percepito più forte e tende a disprezzare il genitore soccombente; a volte si assume responsabilità da adulto, cercando di proteggere il genitore o i fratelli dalle aggressioni.

    Ciascuno reagisce in modo diverso, a seconda della frequenza e dell’intensità degli attacchi, della sua età e del suo sesso, ma l’aver assistito, magari nella stessa stanza, alla violenza di un genitore contro l'altro, avrà gravi, indelebili conseguenze sul suo sviluppo emotivo e cognitivo.

    Alcuni esprimono rabbia e aggressività: è così che hanno imparato a reagire ai conflitti.

    Altri si chiudono in se stessi, si isolano e diventano eccessivamente passivi: è così che hanno imparato a evitare le esplosioni di violenza. Hanno problemi di sonno, disturbi dell’alimentazione, difficoltà a scuola.

    Per gli adolescenti, poi, la conquista dell’autonomia e la capacità di controllare le proprie emozioni diventano estremamente difficili in un contesto di violenza familiare: i ragazzi e le ragazze possono cercare di fuggire dalla situazione e dai problemi con l’uso di alcol e droghe o con matrimoni e gravidanze precoci, o rifiutare la scuola, o comportarsi in modo aggressivo fino alla delinquenza; possono soffrire di ansia e depressione ed arrivare a pensare al suicidio.

    La violenza domestica, insomma, priva i figli di un ambiente sicuro in cui giocare, crescere e vivere serenamente la propria infanzia e la propria adolescenza.

    É importante ascoltare il bambino o la bambina e credere a ciò che dice.
    Forse è la prima volta che parla di questo terribile segreto.
    Rassicurarlo: quello che succede in casa non è colpa sua.

    Aiutare e sostenere il genitore vittima di violenze:
    questo è spesso un modo efficace per proteggere anche i figli.


    CONSEGUENZE PER LE VITTIME DI VIOLENZA

    La violenza domestica è una violazione dei diritti umani che causa profonde ferite nel corpo (violenza fisica) e nella mente (violenza psicologica) causando rilevanti danni esistenziali.

    Anche i figli, spesso spettatori passivi e impotenti, restano segnati da questa esperienza traumatica: il loro diritto a vivere e crescere in un ambiente sicuro viene calpestato.

    Conoscere le conseguenze della violenza domestica può aiutare a capire certi comportamenti anomali (sintomi di un PTSD post-traumatic stress disorder) che possono maifestarsi sia nell'adulto vittima della violenza che nel bambino che vi assiste impotente. Può contribuire a rompere il silenzio che circonda questo fenomeno.

    GLI EFFETTI DELLA VIOLENZA DOMESTICA

    Chi subisce violenze domestiche richiede interventi sanitari in misura molto maggiore delle altre persone; spesso si reca dal medico o al Pronto Soccorso a causa di traumi, ferite o ustioni, perché ha lividi, fratture, lesioni. Le donne in gravidanza possono essere particolarmente oggetto di violenza per un rifiuto ad abortire, o trovarsi costrette ad abortire a seguito di violente aggressioni fisiche.

    La violenza domestica non e' episodica, ma inizia a manifestarsi con il disprezzo verbale (inizialmente in forma anche di ironia) unito a scatti di ira e insulti, con la progressiva colpevolizzazione
    e la sistematica svalutazione della vittima come meccanismo di difesa da propri disagi e sofferenze psicologiche.

    Progressivamente, la violenza verbale diventa sempre piu' distruttiva, tesa a
    distruggere l'immagine della vittima per giustificare la propria azione violenta, che presto o tardi sfocera' inevitabilmente nella aggressione fisica vera e propria. Questo comportamento di violenza crescente e' tipico sia per violenti uomini che donne. Le vittime possono essere l'altro partner o i figli, anche disgiuntamente. Sebbene un uomo sia spesso in grado di proteggersi dalla violenza fisica femminile, non deve essere comunque sottovalutato l'effetto sorpresa o l'attacco portato in condizioni di temporanea inferiorita' fisica (nel sonno, nella malattia, con le mani impegnate, con un figlio in braccio). Ovviamente i figli piccoli sono sempre vittime di violenza, incapaci di difendersi.

    Chi subisce violenza domestica vive nella paura continua di sbagliare, di dire o fare qualcosa che possa scatenare la reazione violenta del maltrattatore; la vittima si sente insicura e indifesa. Nella propria casa é perennemente in ansia per sé e per i propri figli; ha disturbi del sonno e della digestione.

    Gli insulti, le offese, le umiliazioni, le minacce, che spesso precedono o accompagnano la violenza fisica, intaccano giorno dopo giorno la stima di sé. La impotenza a reagire e sottrarsi alla violenza, portano a essere passivi, incapaci di prendere decisioni, a cadere nella depressione o a pensare al suicidio; anche queste sono “ferite” che devono essere curate e che richiedono interventi specialistici e tempi lunghi per essere rimarginate.

    Alcune vittime cercano di minimizzare o negare il problema; altre ricorrono all’uso di alcool o droghe per tentare di sopravvivere alla sofferenza e al dolore di una vita personale e familiare distrutta.

    A tutto questo si sommano spesso danni materiali. Spesso le vittime devono frequentemente assentarsi dal lavoro o addirittura lasciarlo a seguito di attacchi particolarmente violenti o perché insultati e minacciati anche di fronte a colleghi o datori di lavoro. Non e' raro che a situazioni di violenza familiare si sommino situazioni di mobbing lavorativo, con gli esisti della violenza che si trasferiscono da casa al lavoro e dal lavoro a casa, per la particolare vulnerabilita' psicologica di chi e' vittima di violenza.

    Se poi decidono di separarsi, alla sofferenza e al dolore per una relazione fallita e finita, si aggiungono le difficoltà materiali per pagare le spese di una separazione (che in una situazione di violenza può essere lunga e difficile), per far fronte a impegni economici non voluti, spesso assunti sotto minacce o costrizioni, per trovare o ri-trovare lavoro, con la certezza di perdere il tenore di vita precedente.

    Ciascuna vittima reagisce in modo diverso, ma tutte soffrono della solitudine e dell’indifferenza sociale: spesso non vengono credute, perché il loro partner, fuori della famiglia, è una persona “normale”, insospettabile, perdono le loro amicizie, si sentono sole, piene di dubbi, di vergogna e di sensi di colpa.

    COSA FARE PER AIUTARE LE VITTIME DI VIOLENZA

    É importante ascoltare la vittima di violenza e credere a quello che dice; questo contribuisce a rompere l’isolamento. Non giudicarla e darle fiducia; questo contribuisce a ridarle forza e stima di se stessa.

    Indirizzarla a un gruppo di mutuo-auto-aiuto antiviolenza specializzato; insieme ad altre vittime
    potrà decidere come uscire dalla violenza e riappropriarsi della propria vita.

    Esprimere apertamente la propria riprovazione nei confronti di chiunque sia violento.

    Lasciato dalla moglie con sfratto esecutivo, si uccide.

    AGI News on

    SI SPARA SOTTO OCCHI CARABINIERI CHE LO STANNO SFRATTANDO

    (AGI) - Bergamo, 18 giu. - Lasciato dalla moglie e sotto sfratto esecutivo, un anziano signore non ha retto allo stress e allo sconforto e ha deciso di suicidarsi sotto gli occhi di chi lo stava mandando via da casa. L'uomo abitava in un appartamento di Foresto Sparso, nel bergamasco, dove viveva solo dopo che la moglie lo aveva lasciato. Nei mesi scorsi c'erano stati anche problemi economici, e nei suoi confronti era stato emesso uno sfratto esecutivo. E proprio oggi l'ufficiale giudiziario si e' presentato alla sua porta accompagnato dai carabinieri. L'uomo aveva pero' deciso che non ce la faceva piu', e dopo avere aperto la porta alle forze dell'ordine ha estratto una pistola e si e' sparato. E' morto sul colpo. (AGI)

    Bergamo News : Bergamo, anziano si uccide durante sfratto
    Inviato da Val il 19/6/2007 12:25:47 ( )
    Un anziano si è ucciso ieri mattina, a Foresto Sparso, nel bergamasco, durante l’esecuzione di uno sfratto.

    Il suicidio è avvenuto davanti agli occhi attoniti dell’ufficiale giudiziario e dei carabinieri che lo avevano accompagnato nell’esecuzione del provvedimento. L’uomo, e residente in via di San Giuseppe viveva da solo, dopo l’abbandono della moglie in un appartamento in affitto: abitazione in passato di sua proprietà e poi, per alcune vicissitudini, passata in mano di un privato. Ieri mattina, il temuto sfratto esecutivo. Già nei giorni scorsi, l’uomo aveva tentato di contrattare lo sfratto con l’autorità, riuscendo solo ad ottenere una proroga di dieci giorni. I carabinieri erano ancora sulle scale interne dello stabile, quando, dall’interno dell’appartamento dell’anziano, si è sentita la deflagrazione di un colpo di pistola. Una volta entrati nell’abitazione, i militari dell’arma hanno trovato il corpo dell’anziano riverso a terra: ogni tentativo di soccorso è stato vano. Nella casa, sono state trovate una bombola di gas ed una tanica di benzina: segno evidente che l’ipotesi di suicidio era un chiodo fisso nella mente dell’anziano.