mercoledì, novembre 09, 2005

il padre e' morto. l'affido esclusivo e' un crimine.

Dal 24 Ottobre 2005 Aldo Forte e' rimasto per 3 giorni consecutivi crocifisso all'ingresso del Tribunale di Rimini, rappresentando la morte del padre. Morte decretata con l'affido esclusivo, che fornisce i mezzi per escludere il padre dalla famiglia e dalla vita dei figli. Questa prassi inumana consente a un giudice di scegliere un genitore, per consuetudine la madre, a cui affidare in esclusiva l'autorita' sui figli, determinando una discriminazione, e consente la prevaricazione nei confronti del padre, cacciato di casa e allontanato dalla vita dei figli. Con gravi sofferenze e conseguenze. Calpestando l'irrinuciabile diritto alla vita e alla proprieta' privata. La cultura dell'affido esclusivo ha creato un automatismo nelle separazioni, diffondendo nella societa' l'idea che la risoluzione del conflitto coniugale si ottenga con semplicita' cacciando il padre dalla famiglia. Di fatto il padre ha cosi' perso ogni diritto e autorevolezza all'interno della famiglia e nell'esercizio delle sue responsabilita' genitoriali. In pratica si pretende che il padre abbia la sola funzione di assicurare i mezzi economici di sostentamento della famiglia. E se non serve, che vada a vivere da un'altra parte. I figli, se hanno un buon rapporto con il padre, oltre a subire la svalorizzazione del proprio padre, ne soffrono immensamente la perdita, perche' non possono piu' riceverne l'esempio e il calore nell'ambito della vita normale. Solo nel10% dei casi un figlio viene affidato congiuntamente ad entrambi i genitori, comunque residente presso la madre e quindi senza garanzie che i figli frequentino pariteticamente entrambi i genitori, come sarebbe naturale.
Le separazioni sono ormai diventate una normale evoluzione della famiglia, con un andamento che ha recentemente subito una ulteriore accelerazione. Nel 2003 in Piemonte, Liguria e Valle D'Aosta, le famiglie che si sono separate sono state pari alle famiglie che si sono formate e la media Italiana delle separazioni e' pari al 50% delle nuove unioni. In media il 75% delle separazioni sono decise dalle donne e oltre il 50% delle separazioni avviene entro i 13 anni, con i figli ancora in una fase molto delicata del loro sviluppo psicologico. Il padre ha una funzione molto importante nell'educazione, proprio inserendosi come terzo nel rapporto fusionale che i figli hanno con la madre, per separali da essa e guidarli con l'esempio nel loro processo di identificazione, sviluppo di autonomia e senso di autostima. E' quindi normale che il padre introduca un elemento di conflitto e di confronto con la madre. Il modo in cui i genitori affrontano e gestiscono il conflitto sara' di esempio ai figli. Ovviamente se i litigi e le divergenze sono carichi di astio o violenti, con una frequenza elevata e persistente, i figli avranno una situazione difficile da sopportare. Ma la soluzione dei problemi con la separazione, non insegna ai figli ad affrontare e risolvere il conflitto. La mediazione e il sostegno psicologico consentono invece di insegnare ai genitori una via pacifica e cooperativa, non prevaricante, nella risoluzione del conflitto, facendo leva sul senso del dovere di genitori che si impegnano ad amarsi e rispettarsi assumendosi la responsabilita' che discende dall'essere genitori. Ma la responsabilita' non e' di moda. Con la separazione, i figli impareranno a fuggire o prevaricare per risolvere il conflitto. Inoltre, per i figli la disgregazione del nucleo famigliare e' un grandissimo trauma, che determina insicurezza e lascia sempre uno strascico di dipendenza per il senso di perdita del genitore che viene allontanato, il padre. Questi traumi rimarranno per tutta la vita, aggiungendo difficolta' alla normale difficolta' della vita.

Questo approccio sbrigativo alla risoluzione dei conflitti familiari, con l'espulsione del padre dalla famiglia, rende la separazione un elemento di destabilizzazione della famiglia e sopratutto mette a repentaglio i rapporti tra genitori e figli. Rapporti che durano tutta la vita e che sono fondamentali e prioritari rispetto ai rapporti di coppia ormai instabili e quanto mai indissolubili. Alcuni sociologi e psicologi irresponsabili sostengono con leggerezza la liberta' di separarsi e che i figli stanno bene con la madre, senza aver particolare bisogno del padre. Questo pensiero che si riflette nella prassi giuridica, crea una situazione fortemente sbilanciata, che rende molto arduo attuare percorsi di sostegno psicologico e mediazione. Anzi favorisce l'esagerazione della denigrazione del padre per assicurarsi un vantaggio scontato. Una situazione di equilibrio, di pari genitorialita' che mette i rapporti con i figli al riparo di ogni possibile contesa, favorirebbe mediazione e percorsi di sostegno psicologico che potrebbero risolvere i problemi rinsaldando il nucleo familiare in crisi. Il nucleo familiare integro costituisce sempre la migliore organizzazione per crescere figli in modo sano ed anche piu' economico, essendo il nucleo elementare della societa' in cui apprendere la socialita' e la solidarieta'. Va da se che questa situazione di grande instabilita' della famiglia e di assoluta incertezza del ruolo di padre, non fa che rendere incerte le decisioni sul costituire famiglia e mettere al mondo dei figli. Ne consegue un tasso di natalita' tra i piu' bassi al mondo.
Per questi motivi e' essenziale che venga eliminato l'affido esclusivo e che venga garantita per legge la pari genitorialita' a tutela dei figli. Purtroppo l'elevato individualismo e sempre piu' scarso senso di responsabilita' impone che sia la legge a garantire la pari genitorialita' tra madre e padre che un tempo era sentimento radicato nelle persone. Da una societa' patriarcale che si voleva riequilibrare si e' passati di fatto a un matriarcato di stato, con la costante svalutazione del padre. I figli globalmente ringraziano.

martedì, agosto 16, 2005

mai piu' affido esclusivo. mai piu' tibet occupato.

L'esercito cinese ha occupato il tibet nel 1949-1951 estorcendo un trattato di resa - ironicamente chiamato di "liberazione pacifica del Tibet" - con la minaccia della distruzione totale del popolo tibetano. Nel film "Sette anni in Tibet", si ha una prospettiva di quegli eventi come sono stati vissuti in soggettiva. Il Dalai Lama ha sempre cercato di negoziare pacificamente un accordo di autodeterminazione, nel rispetto del popolo del Tibet che non accetta di essere sottomesso a vivere in territorio occupato dalla Cina. Dal 1959 il Dalai Lama per sopravvivere ha dovuto lasciare il Tibet e vive in esilio in India a Dharamsala. Sono stati sterminati 87,000 Tibetani. "Neither the uprising, nor the Dalai Lama's escape was planned. All the facts show that the Dalai Lama did all he could to prevent an open confrontation between Tibetans and the mighty Chinese army. The consequences of the confrontation which occurred were devastating: the Chinese troops massacred thousands of people; tens of thousands were taken to concentration camps or labour camps where most died; Tibetan cultural and religious institutions were destroyed and the population was subjected to terror campaigns and massive "re-education" efforts which the Chinese in China experienced only years later during the Cultural Revolution." Dal 1959 il Dalai Lama cerca aiuto internazionale per liberare il suo paese dall'occupazione cinese. Nel 1989 gli e' stato conferito il Nobel per la pace.

Prevaricazione. Uso della forza. Violenza. Ingiustizia. Il Dalai Lama, capo spirituale del buddismo tibetano e' l'esempio di come l'uomo dovrebbe vivere. Rifiuta la violenza e l'uso della forza e non ha mai risposto all'ingiustizia con la violenza. Violenza chiama violenza nel conflitto. L'ingiustizia e la deprivazione dei bisogni fondamentali generano il terrorismo. Possiamo spezzare questa spirale che avvolge l'umanita' soltanto con la comprensione, la compassione e il rispetto reciproco. La comprensione reciproca dei bisogni emozionali piu' profondi. La accettazione e il rispetto reciproco rendono possibili la soluzione di ogni conflitto. Il Dalai Lama deriva il suo potere e la sua autorita' dal rispetto per la santita' del suo vivere. Autorevolezza. La cina e' violenta e antidemocratica perche la sua autorita' e' fondata sulla paura, sulla prevaricazione, sulla violenza e sull'uso della forza. Dalla Cina non possono vedere questo sito perche' parla del Tibet e chi venisse scoperto a leggere questa pagina verrebbe immediatamente arrestato. Prevaricazione e manipolazione dell'informazione sono ingredienti del potere basato sulla violenza e sulla paura. Sono stati i due pilastri del nazismo. Il Dalai Lama sta collaborando con i massimi esperti al mondo di scienza cognitiva, per insegnare e confrontarsi sulle tecniche di meditazione e intelligenza emotiva, per un mondo migliore. Perche' nel mondo cessino gli abusi e la prevaricazione. La Cina, ovviamente si oppone. Vuole continuare l'occupazione del Tibet basata sulla violenza. L'obiettivo della Cina e' la totale diluizione della cultura Tibetana con il brain-washing. Cinesi in Tibet vivono da ricchi e sono presi come modello dai tibetani, che perdono ogni giorno la loro identita' e cultura millenaria. Che non hanno informazione e non possono vivere secondo gli insegnamenti del loro capo spirituale il Dalai Lama. La liberazione del Tibet e' una sfida all'umanita'. Un segno di liberazione della mente dalla prevaricazione e dalla violenza.
Come l'occupazione del Tibet, anche l'affido esclusivo e' una prevaricazione. Pochi sanno e si rendono conto della gravita' di questa situazione, perche' l'informazione viene manipolata da chi ha interesse a continuare questa violenza. L'affido esclusivo consente l'occupazione dei figli con la violenza dello stato. Nel sito my-lan.it si ha una prospettiva di quegli eventi come sono stati vissuti in soggettiva. Quando un padre viene allontanato da suo figlio con la violenza, lo stato priva il figlio e il padre di fondamentali bisogni affettivi, che sono la piu' grave forma di abuso. Uno stato democratico non puo' violare i diritti fondamentali della persona, perche' questo e' un attentato alla vita e alla liberta' - elementi irrinunciabili dell'individuo, che giustificano la la revoca della delega allo stato. Sono azioni che minano le basi democratiche dello stato, mettendolo a rischio di una guerra civile. Uno stato che pratica l'affido esclusivo, consente la prevaricazione e l'abuso sui delicati rapporti affettivi tra padre e figlio, diventa uno stato abusante e quindi deve essere combattuto con l'informazione, la forza della ragione e della non-violenza. Come il Dalai Lama. Che nei tribunali si continui ad attuare l'abuso senza necessaria e giustificata motivazione e' violenza e prevaricazione, come la violenza dello stato cinese. La necessita' di escludere il padre perche' i genitori non trovano accordo e' una gravissima forma di manipolazione dell'informazione, tipica dei regimi antidemocratici. I padri sono allontanati comunque, con ogni scusa, anche se il dialogo e' gestito come farebbe il Dalai Lama, a cui mi ispiro come tutti i papa' separati che stanno denunciando questi abusi. Come l'occupazione cinese del Tibet, lo scopo dell'affido esclusivo e' quello di impedire al figlio di apprendere e vivere secondo la cultura del padre e del suo ramo familiare. Riducendo a una finestra di minimo contatto il tempo tra padre e figli, impedendo ai padri di entrare con autorevolezza nelle decisioni che riguardano il vivere del figlio e la soddisfazione dei suoi bisogni affettivi e materiali, si realizza un mobbing genitoriale praticato dallo stato. In ogni caso, lo stato non deve mai consentire la prevaricazione. Lo stato deve preservare la triade genitori-figlio. La presenza e partecipazione attiva alla vita dei figli di entrambi i genitori se validi entrambi e' un sacrosanto diritto del bambino. Non si deve mai consentire a un genitore di prevaricare sull'altro escludendolo dalla vita dei figli. Cosi' facendo si nega ai figli il bisogno fondamentale di vedere riconosciute le proprie emozioni. Grave sopratutto se il bambino e' in tenera eta'. Perche' e' proprio nei primi tre anni di vita che si forma il carattere di una persona.

Mia figlia piange perche' le manca suo papa'. Questi giorni continuo a fare su e giu' tra Torino e la montagna per vederla poche ore tre volte alla settimana, invece di trascorrere qualche giorno di vacanza con lei da sola o con la mamma. Non posso darle quello che mi chiede. Non posso neppure spiegarle perche', ma posso soltanto insegnarle ad avere pazienza e sopportazione compensando la sua sofferenza educandola e insegnandole a gestire la sua mente e le sue emozioni. Tutto si sopporta, ma non l'ingiustizia. Avrei modo di poter dedicare piu' tempo a mia figlia, ma non lo posso fare perche' mi viene impedito dallo stato. Questa e' la quarta estate che non posso trascorrere in serenita' con mia figlia, almeno qualche giorno di seguito insieme, al mare o in montagna o anche a casa. Perche' i magistrati continuano a negare a mia figlia il soddisfacimento delle sue necessita' di emozioni fondamentali, di vivere un po con il suo papa'? Dopo tre anni e mezzo da quando mia moglie e' andata via per impedirmi di vivere con mia figlia. Dopo mie innumerevoli lettere e aperture al dialogo. A un anno da una approfondita analisi psicologica e psichiatrica ancora nulla? Perche'? Perche' mia figlia vive con la mamma a casa della nonna e con la zia? Perche' non consentire che mia figlia viva nella casa dove vivevo fino a un anno fa, ora vuota per impedire a me di viverci? Perche' non consentire a mia figlia di dormire e vivere anche a casa dei nonni paterni? Lo stato non puo' e non deve consentire la prevaricazione. Mia figlia, come tutti i figli della separazione, non puo' e non deve vedere sempre negate le sue richieste. Vivere insieme e assorbire con l'esempio l'essenza del modello genitoriale richiede tempo e situazioni di normalita'. Se si nega questo tempo si nega la vita, si nega un ramo genitoriale che costituisce una enorme ricchezza per un bambino, insostituibile. Si limita in modo arbitrario l'essenza di un bambino. Uno stato prevaricante, che va contro la vita e la famiglia naturale, non e' uno stato democratico. Perche' mai si prevarica senza motivo? Perche' privare della liberta' due persone, un genitore e un bambino, senza motivo, senza che questi abbiano commesso alcun reato? Se l'altro genitore rifiuta di parlare, rifiuta il dialogo, anche il Dalai Lama non riesce a liberare il Tibet. Se e' un suo diritto rifiutarmi, andarsene, non e' suo diritto impedirmi di vivere con mia figlia. Soccombere e accettare questa situazione non e' corretto, perche' si deve garantire ad ogni bambino la presenza paritetica di entrambi i genitori. Fate in fretta l'affido condiviso e attuatelo in modo serio. Basta pregiudizi anti-papa'. Eliminate l'affido esclusivo, arma di prevaricazione e mobbing familiare. L'affido esclusivo e' fonte di abusi emotivi sui minori, che provocano gravi disturbi della personalita' e nel comportamento dei bambini. Ascoltiamo i bambini invece di dar loro il Ritalin.

"Il concetto del mantenimento di una relazione a tre, a livello mentale oltre che concreto, è cruciale per la tutela del benessere emotivo del figlio: ci si separa come coniugi ma si resta genitori per sempre. La comunicazione a tre padre-madre-figlio controlla la turbinosa emotività dell’immaginario e consente anche di accettare le norme sociali che l’inconscio, intollerante ad ogni limite, vive come frustrazione. Normalmente invece i figli vengono affidati alla madre, anche se sempre più frequenti sono ormai i casi di affido congiunto. Quando il bambino è ‘obbligato’ a scegliere tra i due genitori spesso soffre più per la perdita dell’altro che per la separazione in se; in ogni caso in cui vi sia l’affido a un solo genitore c’è il rischio che per una serie di motivi l’altro, che di solito è il padre, sparisca dalla vita del bambino."

Aiuta anche tu a combattere la violenza sui minori, diffondi l'informazione. Manda a tutti quelli che conosci il link a http://visionimarziane.blogspot.com perche' siano consapevoli e prendano posizione per liberare il mondo dalla prevaricazione. Perche' la prevaricazione puo' soltanto essere combattuta con l'informazione delle persone libere.

sabato, agosto 13, 2005

quel che fa il babbo. è sempre ben fatto.

Ora voglio raccontarti una storia che ho sentito quando ero piccolo, e da allora ogni volta che ci ho ripensato, mi è sembrata più bella; perché alle storie succede come a molti uomini: guadagnano con l'età, e questo è piacevole!
Tu sei certo stato in campagna, e hai certamente visto una vecchia casa di contadini col tetto di paglia; muschio e erba ci crescono da soli e un nido di cicogne si trova proprio in cima della cicogna non si può fare a meno. Le pareti sono pencolanti, le finestre basse, anzi ce n'è una sola che si può aprire; il forno per cuocere il pane spunta in fuori come una pancia rotonda, e il cespuglio di sambuco si piega sopra la siepe verso una piccola pozza d'acqua con un'anatra e gli anatroccoli, proprio sotto il salice nodoso. Già, e poi c'è il cane alla catena, che abbaia a tutti.
Proprio una casa simile si trovava in campagna, e lì viveva una coppia, un contadino con la moglie. Con quel poco che possedevano avrebbero potuto ben fare a meno di un cavallo che pascolava proprio vicino al fosso della strada maestra. Il contadino lo cavalcava per andare in città, i vicini lo prendevano in prestito e poi lo ricambiavano con qualcos'altro, ma per loro sarebbe certo stato meglio vendere quel cavallo o scambiarlo con qualche altra cosa che si sarebbe rivelata più utile. Ma che cosa?
«Questo lo capisci meglio tu, babbo!» disse la moglie. «Adesso c'è il mercato in città, vai là col cavallo e vendilo in cambio di soldi o di qualcos'altro di buono. Quello che fai tu va sempre bene. Vai al mercato!»
E così gli avvolse il fazzoletto intorno al collo, perché quello lo sapeva fare meglio di lui, anzi gli fece un nodo doppio, che era più elegante, poi gli pulì il cappello con il palmo della mano e lo baciò sulla bocca. Quindi lui partì sul cavallo che doveva vendere o scambiare; era un uomo: di lui ci si poteva fidare.
Il sole bruciava e non c'era nessuna nuvola. La strada era piena di polvere; c'erano moltissime persone che andavano al mercato in carrozzella, a cavallo o addirittura a piedi. Faceva un caldo eccezionale e non c'era neppure un po' d'ombra sulla strada.
Passò uno con una mucca, proprio graziosa come può essere una mucca.
“Questa dà sicuramente dell'ottimo latte!” pensò il contadino, poteva essere un ottimo affare averla. «Ehi, tu con la mucca!» disse «noi due dobbiamo parlare. Vedi questo cavallo? credo che costi più di una mucca, ma per me è lo stesso. A me torna più utile la mucca. Li scambiamo?»
«Certo!» disse l'uomo con la mucca, e così li scambiarono.
Ormai era fatta e il contadino poteva benissimo tornarsene a casa: aveva ottenuto quello che voleva; ma avendo pensato di andare al mercato, volle andarci ugualmente, giusto per vederlo. Così s'incamminò con la mucca. Camminava spedito e la mucca con lui. Raggiunsero un uomo che conduceva una pecora. Era una bella pecora, grassa e con un bel mantello di lana.
“Mi piacerebbe averla!” pensò il contadino. “Non le mancherebbe certo l'erba vicino al fosso e d'inverno potrebbe stare in casa con noi. In fondo sarebbe meglio per noi avere la pecora, che non la mucca.” «La scambiamo?»
«Sì!» Naturalmente l'uomo accettò subito. Così venne fatto il cambio e il contadino proseguì con la pecora lungo la strada maestra.
Vicino a un muretto vide un uomo con una grande oca sotto al braccio.
«È proprio pesante quello che hai lì!» disse il contadino «è bella grassa e piena di penne. Starebbe proprio bene, quando c'è bel tempo, vicino alla nostra pozza d'acqua. Così la mamma potrebbe conservare le bucce per qualcuno! Ha sempre detto: “Se solo avessimo un'oca!”, ora potrebbe averla e l'avrà. Facciamo cambio? Io ti do la pecora in cambio dell'oca e in più ti ringrazio.»
Figurarsi se l'altro non accettò; e così fecero cambio e il contadino ebbe l'oca. Vicino alla città il traffico si fece più intenso, era un vero viavai di persone e di bestie. La strada affiancava un fosso fino al campo di patate del gabelliere dove era legata la sua gallina perché non volasse via per la confusione. Era proprio una bella gallina, con gli occhi ammiccanti. “Coccodè!” diceva. Cosa volesse dire, non lo so, ma il contadino quando la vide pensò: “È la più bella gallina che io abbia mai vista, è molto più bella della chioccia del prete; mi piacerebbe proprio averla! Una gallina trova sempre un chicco, può pensare da sola a se stessa, sarebbe un ottimo affare se la ottenessi al posto dell'oca”. «Facciamo cambio?» chiese. «Facciamolo» disse l'altro «non è una cattiva idea!» e così fecero cambio.
Il gabelliere ricevette l'oca e il contadino la gallina.
Aveva fatto proprio tanti affari andando in città; ora faceva caldo e era stanco, e aveva voglia di un'acquavite e di un pezzo di pane; così, passando vicino a un'osteria, volle entrare, ma il garzone ne stava uscendo con un sacco pieno di qualcosa e i due si scontrarono.
«Che cos'hai lì?» chiese il contadino.
«Mele marce» rispose il garzone. «Un sacco pieno per i maiali.»
«E quante sono! Mi piacerebbe mostrarle alla mamma. L'anno scorso abbiamo ottenuto soltanto una mela dal vecchio albero vicino alla torbiera; l'abbiamo conservata e tenuta sulla dispensa finché non marcì. “Dà un'impressione di benessere!” diceva la mamma; qui potrebbe proprio vederlo il benessere! Già, vorrei mostrargliele.»
«Che cosa offrite in cambio?» chiese il garzone.
«Offrire? Ti do la mia gallina» e così fece, ebbe le mele, entrò nella locanda, si avvicinò al banco, mise vicino alla stufa accesa il sacco delle mele e non ci pensò più. C'erano molti stranieri nella locanda, vari sensali di cavalli e di buoi, e due inglesi così ricchi che avevano le tasche sfondate dalle monete d'oro. Agli inglesi piace scommettere, e ora state a sentire cosa accadde.
Suss, Suss! che rumore proveniva dalla stufa? erano le mele che cominciavano a arrostire.
«Che cos'è?» chiesero, e presto vennero a saperlo con tutta la storia del cavallo cambiato per una mucca, fino a arrivare alle mele marce. «Ah, le beccherai di certo da tua moglie quando tornerai a casa!» dissero gli inglesi. «Te ne darà tante.»
«Mi darà baci, non botte» rispose il contadino. «La mamma dirà: “Quello che fa il babbo è sempre giusto!”.»
«Scommettiamo?» chiesero quelli. «Una montagna di moneted'oro: cento monete fanno un quintale e mezzo!»
«Uno staio pieno!» disse il contadino. «Io posso riempirlo solo con le mele, e con me stesso e la mamma per colmare la misura.»
«D'accordo!» dissero, e così scommisero.
La carrozza dell'oste fu preparata, gli inglesi ci salirono, anche il contadino ci salì insieme alle sue mele marce, e così giunsero alla casa del contadino.
«Buona sera, mamma!»
«Buona sera a te, babbo!»
«Ho fatto il cambio.»
«Ah, bene!» disse la donna, e lo abbracciò dimenticando il sacco e i forestieri.
«Ho cambiato il cavallo per una mucca.»
«Ottimo per il latte!» commentò la donna. «Ora avremo latte, burro e formaggio in tavola: un ottimo cambio!»
«Ma poi la mucca l'ho scambiata con una pecora!»
«E questo è ancora meglio!» disse la donna «tu pensi sempre a tutto; abbiamo erba giusto per una pecora. Avremo così latte di pecora e formaggio pecorino e poi delle belle calze di lana, sì, addirittura delle camicie da notte di lana. E queste la mucca non le dà di certo! Le mucche perdono il pelo. Sei proprio pieno di attenzioni!»
«Ma poi la pecora l'ho cambiata con un'oca!»
«Così avremo finalmente l'oca arrosto per San Martino, babbo mio! Tu pensi sempre a farmi felice: è proprio carino da parte tua! L'oca può stare legata e diventerà ancora più grassa per San Martino!»
«Sì, ma ho cambiato l'oca con una gallina!» continuò l'uomo.
«Una gallina! proprio un buon cambio» commentò la moglie. «Lagallina fa le uova, le cova, così avremo i pulcini, e potremo mettere su un intero pollaio: è quello che ho sempre desiderato!»
«Sì, ma poi ho fatto cambio con un sacco pieno di mele marce!»
«Adesso sì che ti do un bacio!» disse la donna. «Grazie, marito mio! Ora ti racconterò qualcosa. Quando era via, ho pensato di farti una cena: frittata con cipolle. Avevo le uova ma mi mancavano le cipolle, allora andai alla casa del maestro; loro le hanno, lo so bene, ma la moglie è molto avara, poveretta! Le ho chiesto di prestarmele. “Prestarle?” ha detto lei “nel nostro giardino non cresce niente, neppure una mela marcia, neppure questa potrei prestarle!” Adesso potrò prestargliene dieci, un intero sacco! È proprio da ridere, babbo!» e così gli stampò un bacio sulla bocca.
«È proprio bella» commentarono gli inglesi. «Peggio stanno e più sono felici. I nostri soldi sono spesi bene» e così diedero uno staio pieno di monete d'oro al contadino che aveva ricevuto baci e non botte.
C'è sempre da guadagnare quando la moglie riconosce e dichiara che quello che fa il babbo è la cosa migliore.
Vedi, questa è la storia! L'ho sentita quando ero piccolo e ora l'hai sentita anche tu; ora anche tu sai che quello che fa il babbo è sempre giusto.
di Hans Christian Andersen

Che belle le favole. Eppure, la psicologia di questa favola insegna tante cose. Un modo di pensare positivo, non colpevolizzante. Aiuterebbe molti a vivere meglio. Sopratutto nel mondo egoistico e competitivo. In cui la forte paura del futuro e il senso di inadeguatezza rispetto agli "standard" che ci vengono imposti, spesso viene sfogato con la critica, contro un capro espiatorio. Nel conflitto contro tutto e tutti, padri inclusi. Viene a perdersi il conforto e sostegno dell'accoglienza e accettazione dell'altro, tipico del femminile. Si perde di conseguenza fiducia e serenita'. Come evidenziato da Carl Rogers, per costruire una relazione positiva (e terapeutica) e' necessario: essere spontanei, apprezzare incondizionatamente, comprendere empaticamente. In breve, Amare. La doverizzazione e la critica conseguente alla contabilita' analitica dei torti e mancanze, porta inevitabilmente alla distruzione della relazione, come John Gottman ha evidenziato nei suoi libri
What Predicts Divorce (1994) The Seven Principles for Making Marriage Work (1999). Che l'amore sia da preferire a un comportamento autoritario, critico e punitivo viene ribadito da David Goleman nel libro Emotional Intelligence (1995) che porta alla notorieta' mondiale la fondamentale capacita' di gestire le proprie emozioni e di relazionarsi in modo empatico con gli altri. John Gottman nel libro Raising an Emotionally Intelligent Child ribadisce come un autoritarismo freddo orientato alla critica e alla punizione sia assolutamente negativo per educare un figlio. Come in pratica insegna la morale pedagogica della fabula di Andersen.

La mamma. Così il contadino chiama affettuosamente la moglie. Ricambiato a sua volta con il termine babbo. "Vai a scambiare il cavallo." Con che cosa? “Quello che fai tu va sempre bene!” Era un uomo: di lui ci si poteva fidare. E' vero, una volta in campagna pensavano in questo modo. In un’epoca in cui "l'altro" e' spesso svillaneggiato, considerato incapace e indegno di fiducia, queste frasi suonano ormai strane. Nella favola, il babbo, e' reso forte dalla fiducia incondizionata della moglie ed e' altrettanto sicuro di conoscere quel che lei prova e sente.

Una coppia che con la semplicità e la dolcezza si integra e completa alla perfezione. La donna con la sua “praticità” spinge il marito, che le dà retta. L’uomo compie la missione con la piena fiducia della moglie. La mamma, prima di salutarlo, gli annoda il fazzoletto al collo perché lo sapeva fare meglio di lui. Il babbo va al mercato completamente libero dalla paura di sbagliare: sicuro di sé, della fiducia della moglie e, se volete, fiducioso nel futuro in modo incondizionato. Senza la paura, non si può sbagliare e questa certezza non lo abbandonerà mai.

Le scelte del babbo non si basano mai sul calcolo utilitaristico nello scambio, ma su un suo “sentire”, spontaneo, immediato, nella fiaba reso palesemente non oculato, seguendo il suo istinto libidico con fiducia. Il cavallo è ora diventato un sacco di mele marce e l’uomo è comunque soddisfatto di sé. La libertà è sua ed è pienamente realizzato. I due ricchi inglesi ai quali racconta tutta la storia, applicando il calcolo utilitaristico, lo disprezzano. Si spanciano dalle risate e pregustano le botte che prenderà al suo rientro a casa. Ma il babbo è sicuro della propria donna. Quello che ha fatto sarà sempre apprezzato dalla mamma. I due inglesi di fronte a tanta ingenuita' giungono a scommettere un sacco pieno di soldi contro il sacco di mele marce su come andrà a finire.

Lo smacco dei malpensanti. La mamma accoglie festosamente il babbo e accompagna con grida di gioia ed entusiasmo sempre crescenti la descrizione degli scambi del marito. Del sacco di mele marce, la mamma ne darà alla moglie del maestro, una poveretta di avara che non aveva da prestarle neanche una cipolla! Assenza del timore di sbagliare e di essere criticato, fiducia reciproca, libertà dal bisogno, istinto e piacere.
Pensiero e azione sempre e comunque positivo. Mai pensare e fare male. Azione e paziente attesa. Una vita profondamente nella natura del se. La ricetta base per la realizzazione di sé, ovvero autostima e successo. Ringrazio Francesco Gringeri per il testo della favola e le sue note psicologiche.

voglio tuo figlio. ma nient'altro.

Sembrerebbe l'affermazione di qualche attivista contro la legge sull'affido condiviso. Una madre egoista e fagocitante, ma pur sempre onesta. Te lo dice chiaro. Non si inventa scuse. Sembrerebbe una di quelle frasi da tribunale, nelle separazioni. Invece no. Ancora piu' onesta la mamma, te lo dice prima. Vuole il tuo sperma e ciao. Infatti e' il titolo dell'ultima pensata della TV olandese. "(ANSA) - BRUXELLES, 10 AGO - Un'emittente olandese trasmettera' un reality show nel quale una donna nubile sceglie l'uomo dal quale essere inseminata. Il programma consiste di fatto in una 'gara dello sperma' (uno 'sperma show' secondo la stampa olandese) tra diversi candidati. L'obiettivo delle partecipanti e' nel nome del programma, 'Voglio tuo figlio, ma nient'altro'. La messa in onda e' prevista per il prossimo 23 agosto con una prima trasmissione-test. In caso di successo diventera' una serie."
L'onorevole Paniz, relatore alla camera del disegno di legge per l'affido condiviso ora in discussione al Senato, giustificava la ampia delega ai magistrati con la necessita' di graduare l'applicazione della bigenitorialita' all'evoluzione della mentalita' e cultura della popolazione. In realta' la prassi attuale di eliminare il padre non fa parte della cultura popolare. Semmai nasce proprio nei tribunali e sono questi che hanno influenzato la cultura col tam-tam delle separazioni, che si fanno sempre piu' "trendy". La legge e' stata "sterilizzata" nelle sue forme attuative, rese vaghe da molti emendamenti del gruppo DS (Finocchiaro, Lucidi, Magnolfi) perche' giammai le femministe avrebbero rinunciato ai figli e al potere nei tribunali di allontanare il padre a discrezione totale della madre. A dir loro per riequilibrare i rapporti di forza contro mariti violenti, in famiglie che spesso sono in divergenza sull'aducazione dei figli. Quasi tutti gli altri parlamentari erano troppo occupati a fare altro per occuparsi di famiglia e paternita'. Questo lazzez-faire parlamentare ha fatto in modo che del testo originario rimanessero fermi soltanto sacrosanti principii - peraltro gia' fermamente posti dalla costituzione agli art. 3, 29, 30 - che vengono gia' sistematicamente violati dai magistrati nell'applicazione dell'affido esclusivo, che rende la madre genitore unico plenipotenziario. Questo non e' scritto nella legge, ne ora, ne in quella in discussione al parlamento. Proprio per questo, non si comprende per quali motivi i magistrati dovrebbero smettere di applicare l'affido esclusivo, che mette alle corde qualsiasi buon padre esautorandolo di qualsiasi potere concreto nelle decisioni e nella frequentazione dei figli. Quale cultura deve cambiare? Dei magistrati? Quella della popolazione ha sempre pensato che se due genitori sono entrambi validi e si sono occupati dei figli direttamente in modo paritetico, continuino a farlo anche se decidono di vivere in due case diverse. No. Oggi non e' cosi'. Perche' la mamma e' sempre la mamma, certa. Il padre, un po meno, anzi per nulla. Diciamo che e' sicuro di perdere il figlio, anche se e' la madre ad andarsene. Anche se e' ottimo genitore e i figli lo adorano. Ma nel caso nostro, il magistrato non dira' che la madre vuole soltanto i figli e nient'altro. Impone pure che il padre, dopo aver provveduto alla prima casa, si preoccupi di cercarsene un'altra e pretende pure, impedendo al padre di occuparsi dei figli direttamente, che lui versi mensilmente un assegno alla madre che provvedera a gestire per le necessita' dei figli senza renderne conto al padre. Chi pensa che questo avvenga solo nei casi in cui il padre sia stato un cattivo genitore o peggio una persona litigiosa e prevaricante, se non violento, si sbaglia. Questa e' la prassi nei tribunali. Adesso ci pensa la televisione ad omogeneizzare la mente degli europei, in modo che presto generare figli "a perdere" possa essere considerato la cosa piu' normale del mondo. Come tori da allevamento. La parola "babbo" rimarra' soltanto nelle favole di Hans Christian Andersen.

martedì, agosto 09, 2005

cercasi estrella disperatamente. cosmo de la fuente.

Il sole venezuelano scaldava la nostra giovane pelle, gli adulti erano giganti lontani e i compagni di classe nemici dai quali difenderci insieme. Io e lei complici e piccolissimi amanti, un’aranciata bevuta con la stessa cannuccia e poi le corse mano nella mano. Lei era il miele che addolciva l’amaro della mia nostalgia, l’angelo che leniva le mie sofferenze. Occhi neri e penetranti, gemme preziose incastonate in un bellissimo volto ambrato , una nuvola di riccioli d’ebano, un corpo esile e scattante, Estrella, la mia compagna di banco in prima elementare, era il 1967 e andavo a scuola solo per lei. A ottobre del 1966 iniziai la prima elementare in Italia, presso la scuola Umberto I di Torino, nel mese di gennaio del 1967, mio padre, stanco della situazione economica familiare in cui vivevamo, decise che ci saremmo trasferiti nuovamente in Venezuela dove c’erano più possibilità di lavoro. Arrivò la partenza e il distacco da tutto quello che era diventato il mio mondo, i miei compagni, la mia casa e i parenti italiani. Lo shock dovuto al cambiamento mi aveva completamente mutato il carattere, avevo paura di andare a scuola e mi rifiutavo di eseguire il dettato, sentivo un peso allo stomaco e non avevo appetito, non riuscivo ad integrarmi in quella nuova ed esotica realtà scolastica. Cambiò ogni cosa quando m’innamorai della mia compagna di banco, Estrella, l’unica bambina di colore della scuola italo venezuelana che frequentavo, sicuramente uno dei suoi genitori era italiano. Quando nella mia giovane vita entrò lei il mio stato d’animo mutò in meglio, tornai a sorridere e ad essere bambino; la domenica era troppo lunga nell’attesa di rivederla. I suoi occhi meravigliosi, la sua voce dalla cantilena criolla , il suo bianchissimo sorriso e il profumo di maracuja che emanava la sua pelle color caffè furono per me ‘pioggia nel deserto’, quando ci sedevamo sotto l’albero di mango del patio della scuola esistevamo solo noi. Ascoltava con interesse i miei racconti italiani e io quelli che mi narrava lei, dove spesso i protagonisti erano i fratelli . In classe era pronta a difendermi, sempre con me e mai contro di me, aveva capito quale fosse la mia debolezza e la mia dipendenza da lei e oggi mi chiedo dove prendesse , una bambina di sei anni, quella maturità, sicuramente una storia di sofferenze alle spalle che soltanto adesso potrei comprendere. Dentro di lei viveva un’anima bellissima che mi avrebbe segnato per tutta la vita; ho cercato i suoi occhi neri nelle donne che ho incontrato e l’ho ritrovati, come un dono divino, sul volto di mia figlia. Era tutto perfetto ma qualcosa di tremendo stava per accaderci. L’ultimo giorno di scuola non pensammo a divertirci come gli altri bambini ma rimanemmo seduti sotto l’albero di mango tutto il tempo, mano nella mano a piangere. Estrella, disperata, mi aveva comunicato che la sua famiglia si trasferiva e che la seconda elementare l’avrebbe frequentata altrove. Odiammo gli adulti, ma non potemmo farci niente. Quella fu l’ultima volta che la vidi. Dove sarai ora dolce uccellino dalle piume scure? Vorrei abbracciarti e ringraziarti per quello che mi hai dato. Spero anche tu non abbia dimenticato il tuo compagno triste e che ogni tanto ritorni indietro nel tempo e ripensi al patio della nostra scuola. Vorrei rivederti, sicuramente sarai una madre meravigliosa e i tuoi figli i bambini più fortunati del mondo. Chissà dove, chissà quando ma ho la convinzione che ci rincontreremo. ¡Gracias Estrella!. Dove sei ora Estrella? Ci sei in un libro, ci sei in una canzone, ti vorrei vedere di nuovo.

ANCORA UNA VOLTA HO PERSO IL TRENO
Mi capita spesso di sentire vicino a me la signora fortuna, è talmente vicina da poterla afferrare con una mano.. ne sento anche il profumo inebriante ma puntualmente perdo il treno in cui lei sta viaggiando in cerca di qualcuno giusto a cui darsi. La fortuna, il successo e la realizzazione di tutti desideri viaggiano su un treno che regolarmente io perdo pur vedendolo, arrivo in ritardo, sbaglio il binario o in quel momento non m’importa niente. Mi dispiace sul momento, avevo sentito il rumore sulle rotaie, l’odore di ferraglia e l’allegro fragore fischiettante, lo spostamento d’aria mi aveva soffiato sul viso con arroganza, ma l’ho perso… di nuovo.
Non credo nella mala sorte e poi chi l’ha detto che non sia meglio così? Tranquillo nella mia anonima esistenza posso passeggiare e fermarmi a osservare una piazzetta di paese, sedermi ai bordi di un marciapiedi e guardare la gente che passa, pensare al mio paese tropicale e sperare di tornarci per perdermi in un posto isolato e tranquillo a contatto con la selvaggia natura.
Cammino con le mani in tasca e rifletto in solitudine, uno sguardo disattento alle vetrine della città e il ricordo di un’infanzia molto particolare nel calore di un paesaggio esotico, ripenso ai miei viaggi continui perché appartenente ad una famiglia che aveva lo spostamento e l’emigrazione nel DNA.
Le mie varie scuole, le persone che ho incontrato e che non ho mai più rivisto, occhi vaganti per il mondo che non vedo più ma che sento ancora vicini.
Estrella, la piccola bimba nera seduta vicino a me in prima elementare, dove sarà adesso? Sogni e speranze di un ragazzo allegro e timido allo stesso tempo, desideri inespressi e repressi nel più profondo della mia anima, come chissà quante altre persone.
Aspetterò ancora un paio di treni credo e se nemmeno su questi riuscirò a salire, c’è ancora qualcosa che posso fare per realizzare il mio ultimo desiderio.
Vorrei ritornare in quel posto, lontano... lontano, ma non per vivere nella solita città ma lasciarmi vivere nella zona più libera e selvaggia. Canaima, Los Roques, Los Llanos... ovunque... purchè sia pace e meditazione. Mi tornano in mente momenti esotici e poi altri momenti vissuti in Italia… Tutto miscelato in turbinio di emozioni e di ricordi.
So di aver perso i treni della fortuna ma sono sereno, riesco ancora a sentire i vantaggi dell’essere una grande papilla gustativa, una porta attraverso la quale passano e lasciano il segno alcuni elementi naturali. Il profumo della natura con i suoi fiori, il mare e le passeggiate nei paeselli di terre antiche, il calore del sole e lo sventolare delle foglie degli alberi, gli occhi languidi dei cani e il sorriso dei bambini, il pentimento dei peccatori e degli assassini che vogliono cambiare… e che probabilmente ci riusciranno, io, in cambio, non riesco a pentirmi.
Ho perso il treno e se ci fossi salito può darsi che non avrei più gustato completamente la vita che mi è stata offerta, chissà se ne sarebbe valsa la pena. Ho voglia di bere un sorso di sereno e adesso non m’importa se quel treno è passato… io partirò con una destinazione a mia scelta, primo o poi... ma cosa succede? intorno vedo che sono moltissime le persone che hanno perso il treno come me, sono agitate e parlano… parlano… parlano, sento una voce di qualcuno che dice: “accidenti ho perso il treno e questa volta a bordo c’era...”, pronuncia un nome importante, è una persona che conta, ecco perché erano tutti così agitati. Ma qui non posso ripetere quel nome, magari in privato. Penso che tra qualche anno metterò su una ‘vivienda’ in Venezuela, non lontano dal mare, insieme a tutti quelli che hanno perso quei treni e che vorranno aggregarsi. Ci vieni anche tu? Intanto ripenso a quel nome così importante, proprio lui era sul quel treno, chissà chi è stato il suo prescelto….

MADRE CONTRO PADRE
Alberto era ancora un ragazzone quando nacque sua figlia, aveva poco più di trent'anni, ma amava ancora giocare con la vita. Si era sposato tre anni prima con Giuliana e, malgrado il loro rapporto non fosse idilliaco, tirava a campare.
Da fidanzati spesso Giuliana gli aveva detto che lei avrebbe voluto un marito collaboratore in casa e soprattutto con i figli perché non sopportava il tipo d'uomo che rimaneva seduto sul divano e non si occupava delle faccende di casa e della famiglia.
Alberto un po' per questo, un po' perché Giuliana soffriva di mal di schiena, ma soprattutto perché era letteralmente innamorato della sua bambina, si prestò volentieri a prestare il suo aiuto in casa. Giuliana non allattò al seno la bambina, di notte si alzava Alberto per darle il latte, la cambiava e si comportava da bravo mammo. Tutto questo era utile per Giuliana perché oltre a seguire un corso di Estetista durante il giorno, presto cominciò a lavorare, il primo anno di vita di questa meravigliosa bambina, Alberto se lo fece praticamente da solo. Quando in America c'era qualche problema Giuliana partiva e stava almeno tre mesi lontana da casa.
Essendo titolare di un ristorantino Alberto aveva la possibilità di andare a lavorare dopo le 18,00, portava con lui la bimba che rimaneva fino alle 20,00 ora in cui la mamma veniva a prendersela nervosamente, perché stanca, se la trascinava a casa infuriata perché la piccola voleva ancora il suo papà.
Giuliana, di origine italo americana, aveva nostalgia del suo paese e spesso nel nervosismo delle discussioni minacciava sia Alberto che Giselle (la figlia) di tornarsene dai suoi. La piccola poco per volta cominciò a far di suo padre l'unico punto fermo e sicuro della sua vita e quindi a cercarlo e ad avere bisogno di lui.
Questo non piaceva a Giuliana che non rinunciava a terrorizzare la piccola con le sue minacce di andar via.
Le sue lamentele e continue urla poco per volta distrussero il rapporto con Alberto e ben presto Giselle si rese conto che poteva contare molto di più di suo padre.
Quando Giuliana e Alberto decisero di separarsi un Giudice ‘donna' che non sapeva minimamente come stavano le cose, decise che Giselle doveva restare con la madre. Cosa ne sapeva quel Giudice? Che scelta sbagliata per il solo luogo comune che i figli stanno bene con la madre e non con il padre. Che errore madornale da parte di un Giudice che dovrebbe pensare al bene di un bambino e non alla solita tiritera stupida che i figli sono proprietà della madre. Ad Alberto non rimase che prendere sua figlia ed andarsene all'estero e la cosa sicuramente non era legale. Cosa doveva fare un padre, un cuore di padre, che sapeva benissimo che la bambina non viveva senza di lui? Pur non approvando il gesto non posso condannarlo, almeno ora la bambina è contenta e la madre si è già risposata. D'altro canto era abituata a separarsi dalla bambina, cosa che Alberto non riusciva a fare.
Perché in Italia il padre deve essere sempre penalizzato? Chi l'ha detto che un uomo non può essere un ottimo genitore? Vorrei che qualcuno in politica si occupasse seriamente di questo problema, io sarei il primo a volerlo, non importa di quale partito ma è qualcosa di molto importante. Farebbe bene anche ad occuparsene il Vaticano dal momento che parliamo d'amore.
Che ci sia la parità anche in questo. Battiamoci e concludiamo!
di Cosmo de la Fuente

Che bel sogno il tuo, caro Carlos. Chissa' quante volte gli occhi di Estrella ti hanno consolato, quando un treno ti portava via e tu avevi paura di arrivare. Perche' la vita' e' una partenza continua, e non aver ancora raggiunto la meta ci fornisce la forza per continuare a vivere e sentire, per fare ed essere e divenire. Quel tuo piccolo ristorante bianco come un casolare Venezuelano, in cui mi hai accolto porgendomi un libro con i segreti nascosti del paesaggio del tuo altro paese, mi ha trasmesso il tuo piccolo sogno, fatto di sapori e suoni autentici, che ricreano la tua infanzia. Estrella, la tua musa, la forza della rinascita del desiderio di armonia, che trasmetti nei tuoi racconti e nella tua musica. Negli occhi sorridenti di tua figlia che si abbraccia il suo papa' potevo riconoscere il frutto della tua esistenza. Ascoltero' i racconti del tuo ultimo libro, in attesa di leggere la ninna nanna del papa' alla figlia, che mi hai promesso nel nuovo disco per riscaldare il cuore dall'inverno che stiamo vivendo. La tua sensibilita' e' preziosa per comunicare al mondo quanto sia importante il legame che il padre ha con i suoi figli, che lo stato calpesta con violenza e criminale superficialita' escludendo il padre e mettendolo ai margini della sua famiglia. Grazie per la tua testimonianza. MB

martedì, agosto 02, 2005

ho fatto un sogno. un papa' separato con la figlia.

"Come salvarsi dai maschi." Nella prima intervista, dopo la seconda adozione, e dopo aver girato Basic Instinct 2, Sharon Stone dice che "adottando il secondo bambino, mi sono autoespulsa dal circo delle relazioni uomo-donna. Il miglior favore che potessi fare a me stessa!" "Papà? No, grazie." Questa la nuova moda di Hollywood. La prima fu Madonna, che usò il personal trainer come "donatore". Le madri single sono sempre di più: perché vogliono un figlio ma non un marito (Angelina Jolie), perché lui scappa (Liz Hurley)... Un capriccio da star? "Generazione M: ne fanno parte le (tante) donne di Hollywood che hanno deciso di crescere uno o più figli facendo a meno del papà. Negli Usa sono diventate un modello da imitare e una bandiera del femminismo. In Italia sono l’invidia di tutte quelle single che vorrebbero un figlio senza la collaborazione di un marito, ma non possono per via della nostra legislazione." sul n. 30 di Vanity Fair in edicola.

L'incapacita di relazionarsi con il marziano diventa competizione e conflitto, che viene risolto con il rifiuto assoluto del confronto genitoriale. Questa risposta Hollywoodiana supera la psicanalisi. Invece di risolvere i problemi, compriamoci un figlio. E' la modernita' consumistica, che legalizza ogni desiderio. Vivendo i figli come un oggetto, con quali appagare il proprio desiderio di controllo assoluto. Marziani tornate su marte, andate a lavorare! Fora di ball. Non possono a causa della nostra legislazione? Mai sentito parlare di separazione e affido esclusivo alla mamma? Alla nostra politica italiana, questa moda americana della donna che fa tutto da sola deve aver dato nuovi spunti. La Prestigiacomo fa perdere la testa a Fini che dice SI alla fecondazione artificiale e perde la testa del partito. Un cartellone che dice "Le donne sono piu' intelligenti degli uomini?" con Berlusconi e Rutelli che rispondono NO mentre le loro consorti rivendicano un SI entusiastico. La Bindi, che punta ad elevare per legge il numero di donne in politica, adotta come motivazione l'obiettivo di contrastare il calo delle nascite e incrementare il numero di donne che lavorano ancor troppo esiguo in Italia. Non capisco. Non sarebbe meglio fare leggi che incentivino gli uomini a occuparsi dei figli? Una donna che lavora non ha forse bisogno di una maggiore collaborazione del papa'? E che fanno le donne in politica? "Papa' no grazie!" era lo slogan che ha castrato a suon di emendamenti la nuova legge sull'affido condiviso. Avrebbe impedito l'esclusione del padre dalla vita dei figli. Magistratura e Avvocatura tutte schierate a rivendicare la necessita' di escludere il papa' nell'interesse del bambino. Del bambino?

Questo atteggiamento di rivalsa non fa l'interesse del bambino, ne tantomeno quello delle donne. Nonostante un martellante bombardamento mediatico, la maggioranza delle mamme (per fortuna) non viene coinvolta da questa guerra per prevaricare il marziano, trovando modo di rappacificare ogni conflitto sotto le lenzuola. Applicando la logica, ogni donna che lavora capisce bene che al contrario si deve promuovere il modello di padre che si prende cura dei figli. Non e' con leggi contro i marziani che si risolvono i problemi. Anzi, li si esaspera. Avete mai visto un papa' separato spiegare in televisione perche' le leggi e sopratutto i magistrati gli impediscono di vivere con i suoi figli? Con la violenza di stato si forniscono ragioni per la Jihad Islamica. Risolvere il conflitto tra genitori richiede dialogo e comprensione reciproca, collaborando entrambi per trovare tempo per fare figli e soldi per mantenerli. Un bel libro da leggere sotto l'ombrellone e' "L'amore possibile" di Guy Corneau. "Come i rapporti padre-figlia e madre-figlio possono influenzare il nostro modo di vivere l'amore di coppia." Spiega come sia essenziale il rapporto positivo con un padre affettuoso per una futura donna, capace di relazionarsi con il marziano. Per risolvere i problemi di genere non si deve allontanare il padre, ma al contrario favorire in ogni modo una sana e positiva relazione dei padri con i loro figli.

Con il mito del "Papa' no grazie! Son capace a fare tutto da sola", le mamme si sparano in un piede. Lo spiega in modo divertente e rilassante il film One Fine Day in cui George Clooney fa da testimonial ai papa' separati, offrendo una grande opportunita' alla mamma che fa tutto da sola. Lui papa' separato con figlia, si trova per caso ad affrontare la giornata piu' critica della sua vita professionale con una Michelle Pfeiffer mamma separata con figlo, alternandosi con lei nel prendersi cura dei due bambini attraverso una sequela di impegni che travolgono entrambi. Reduci da precedente matrimonio, proiettano l'uno sull'altro gli stereotipi negativi che si son fatti dell'altro sesso. Lei ipercontrollante, ansiosa e schiava dei tempi, sopratutto fiera di riuscire a fare tutto da sola. Lui pacato, efficiente e rassicurante le appare inaffidabile. Si detestano ma non possono fare a meno di aiutarsi perche' nessun altro puo' occuparsi dei due bambini. Ogni dialogo e' una esilarante sequela di battibecchi, con parole e messaggi non verbali in palese contraddizione e atteggiamento ambivalente, misto di attrazione e paura dell'altro. Ovviamente finiscono per innamorarsi, ma continuano a litigare fino a che si baciano tappandosi la bocca. Esilarante come lui si gestisce in relax il figlio di lei che si ficca una biglia nel naso senza neppure considerare il fatto degno di nota per sua madre. Fenomenale quando lei, ipercontrollante, al telefono con la madre manipolatrice che la vorrebe agganciare a Clooney, perde la figlia di lui che si allontana da sola e nella stazione di polizia va in crisi ansiosa ossessiva delirante. Esemplare l'amore di lui per la figlia, che va a recuperare di persona in un negozio dove era stata rintracciata nonostante fosse atteso a una conferenza stampa in cui si giocava il posto. Superbo il gioco di sponda di lei che si improvvisa giornalista per sostituirlo in attesa che si presenti per difendersi da una situazione che costerebbe a lui la carriera. Bellissimo il figlio di lei, che la costringe a puntare i piedi e per impedire che il lavoro dilaghi nella vita e nei tempi del figlio, che ha una immancabile partita da giocare. Immancabile il confronto col "marito inseminatore" che non ha titolo per chiamarsi papa' visto che si degna di andare alla partita assieme al figlio soltanto per comunicargli che non potranno piu' vedersi per suoi impegni improrogabili. Direi che c'e' tutto il mondo della separazione con figli. Manca come al solito il caso piu' grave, che viene sempre messo sotto il tappeto. Quando a Clooney viene impedito di frequentare sua figlia e portarla al mare. Ma questo e' un altro film. Toglierebbe quel sapore piacevole del sogno di ogni papa' separato. Essere con sua figlia.

domenica, luglio 31, 2005

papa' brucia per amore. aiutiamo i figli dei separati.


Da quando Jason Hatch vestito da Batman ha scalato Buckingham Palace, tutto il mondo conosce i papa' separati che non riescono a vivere con i propri figli come sarebbe giusto. Il termine "papa'" dice tutto: amore per i figli. Perche' questi papa' soffrono? Quali sono i motivi che impediscono loro di condividere la loro vita con i figli? Essenzialmente l'indifferenza della societa' e dei governi. Quanti sanno dell'indifferenza con cui sono trattati i papa'?
Papa' amorevoli verso i figli, sono allontanati per legge senza motivo per l'estensione indiscriminata contro tutti i papa' di norme a tutela delle donne contro gli uomini violenti. Vasilica Iulian Grosu era un papa' che stava portando suo figlio a trovare la mamma in Spagna. La polizia gli ha tolto il figlio senza motivo. Dopo numerose proteste in tutte le sedi in Spagna, Olanda e Romania, e' morto martire per richiamare l'attenzione su questa intollerabile violenza di stato.

E' importante difendere anche i papa' che meritano rispetto, perche' non si vince la violenza con la violenza ma sempre e soltanto con l'amore verso chi si dimostra affettuoso e coinvolto alla pari nell'avere cura della casa e dei figli.. Solo difendendo uomini e donne meritevoli si potra' migliorare con l'esempio ogni cittadino del mondo. Dobbiamo dare ascolto a chi soffre. Ogni ingiustizia e violenza deve essere contrastata. I figli ci guardano e prendono esempio.

visionimarziane. per cambiare punto di vista.


Ricordate Mork e Mindy? Mork da Ork fa la sua prima apparizione in una puntata di Happy Days. Poco dopo prenderà il via la serie televisiva "Mork e Mindy" con lo scanzonato e scatenato Robin Williams, che riceverà nel 1979 un Golden Globe per la sua perfetta interpretazione. Inviato sulla terra dal suo capo Orson per studiare le curiose e stravaganti abitudini degli occupanti del pianeta Terra, finirà per essere umanizzato dalla simpatica terrestre Mindy di Boulder-Colorado e dai suoi coinvolgenti familiari. Mork è un alieno un po' insolito dato il suo senso dell'umorismo e il suo carattere lontano anni luce dalla natura degli Orkiani. Proprio per questo viene inviato a studiare le stranezze degli umani così difficili da comprendere.
la caratteristica più simpatica e singolare degli abitanti di Ork è quella di nascere adulti e di diventare sempre più bambini col passare del tempo.
L'ineffabile Robin Williams interpreta se stesso nell'alieno: un cronico "spaced-out" disorientato che delle cose terrene di tutti i giorni riesce a dare una visione assolutamente logica, pura e stupita, grazie alla sua totale assenza di precondizionamento, come un bambino diventato adulto senza alcun pregiudizio o condizionamento. Mi ricordo con dolcezza il mio innamoramento per Mindy, proiezione adolescenziale dei miei desideri marziani. Come non identificarsi in Mork? Robin Williams riporta quell'identica aurea di se in ogni singolo film che ha fatto e che lo ha reso grande: Good Morning Vietnam; L'Attimo Fuggente; Jumanji; Al Di Là dei Sogni; Risvegli.

Un altro attore che incarna quella "visione marziana" e' Kevin Spacey, che gia' nel nome evoca sia lo spazio che l'eterno spaesato, l'uomo con la testa fra le nuvole che si trova alieno sulla terra e tra i suoi simili. Magistrale l'interpretazione di K-pax in cui Kevin interpreta l'alieno piovuto sulla terra e portato dalla polizia in una clinica psichiatrica, che fino al termine del film lascia il dubbio allo spettatore. Lo psichiatra curante non riesce a decidere se Kevin sia un semplice psicotico o se invece lui sia realmente un alieno normale e noi terrestri
tutti, gli psicotici inconsapevoli. Fenomenale anche il suo ruolo in American Beauty, in cui incarna un quarantenne che ha perso contatto con il se, in crisi nella famiglia. Ritrovando se stesso, si ritrova in pace e vince la morte nella gara tra sua moglie e il vicino di casa a chi lo fa fuori per pimo.
Dedico questo blog a tutte le mamme che vedono il padre dei loro figli come un alieno.
Che arrivano a chiedere nelle udienze in tribunale "da che pianeta arrivi?" ma non con quella dolcezza mista a stupore che avevano usato quando il marziano le aveva appena conquistate, in un tempo ormai lontano. Che le visioni marziane offrano uno spazio di riflessione guardando la vita da un pianeta lontano. Che nascano pensieri nuovi, di rinascita, come il bambino che e' in noi. Come i bambini che nascono e stupiti fanno ohh. Pieni di intelligenza e di buon senso, trovano un modo "alieno" per risolvere tutti tutti i problemi dell'esistenza e adattarsi a vivere in un mondo nuovo, che desideriamo migliore. Un invito agli adulti a tornare bambini. Imparare dai bambini quella loro dirompente e inarrestabile espressione della forza che ha il fiume della vita.