domenica, maggio 27, 2007

discriminazione paterna, dovuta ad un handicap fisico

News ecomatrix - a firenze discriminato genitore non vedente

L'Associazione "Figli negati" denuncia un caso di "discriminazione paterna, dovuta ad un handicap fisico", dopo che ieri un bambino di sei anni, figlio di un non vedente, è stato portato via dalla sua scuola a Firenze con un vero e proprio "blitz" ed è stato affidato ai servizi sociali. L'Associazione ha immediatamente rivolto un appello al ministro delle Pari opportunità Barbara Pollastrini e al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinchè intervengano. Il piccolo, sei anni, vive con il padre, mentre la madre, una donna di nazionalità straniera, è tornata nel suo paese perchè malata. Attualmente è in corso un procedimento davanti alla corte d'appello di Firenze sull'affido del bimbo, revocato al padre dal tribunale dei minori. Provvedimento quest'ultimo che i giudici di secondo grado avevano sospeso. Ma la corte d'appello ha revocato la sua sospensiva "all'improvviso", nonostante una consulenza tecnica in corso e una nuova udienza fissata per il 27 giugno, dando luogo a quanto accaduto ieri. La revoca della sospensiva potrebbe far seguito a segnalazioni dei servizi sociali su presunti comportamenti irrequieti del piccolo a scuola. Proprio in occasione della nuova udienza in corte d'appello, l'associazione "Figli negati" ha annunciato una manifestazione del "movimento pacifista armata dei padri per rivendicare il diritto del bambino a conservare i suoi genitori anche quando uno dei due è non vedente".

26 maggio 2007

Fonte news: http://www.nonsoloabili.org


Franca Rame si occupa direttamente di chiarire la vicenda

Senato della Repubblica

Roma 2007-06-15

Gentile Vicesindaco …. faccio seguito alla mia precedente telefonata. La prego di scusare il disturbo che le sto arrecando. Ma la situazione di cui sono venuta a conoscenza urge di un intervento immediato e soprattutto UMANO.
Ho ricevuto una lettera ed ho parlato immediatamente al telefono con … di 50 anni, impiegato alla… non vedente,
Il signor ha due figlie da un precedente matrimonio, che ora hanno 20 e 17 anni e vivono con la madre a …, ed ha un bambino di 6 anni, Giuseppe, che fino a pochi giorni fa viveva con lui.
La madre di Giuseppe, rumena, è tornata in Romania, a causa di una grave malattia cerebrale, lasciando il bimbo al padre alla tenera età di un anno e 6 mesi. Con l'aiuto delle figlie e di una ragazza rumena che si occupa del piccolo da quando la madre è partita, il bimbo cresce bene. Sa che il padre è non vedente, ha un comportamento eccezionalmente responsabile e maturo: chiede sempre il permesso per ogni cosa che vuole fare, a casa e fuori.

Non so da quale periodo, Giuseppe è seguito con amore anche dalla dottoressa...

Le istituzioni non si sono mai interessate a lui, se non ora che il bambino va a scuola, dove viene segnalato come "irrequieto".
Che avrà mai fatto, sto bimbo? Non è né il primo né l’ultimo scolaro che ha difficoltà ad ambientarsi nel primo anno di scuola. Compito degli insegnanti è comprendere e dare un aiuto. “Irrequieto” viene definito. Possiamo immaginarcelo, no? A un probabile rimbrotto forse si spaventa. Scoppia a piangere… Chissà. Bastava una telefonata al padre che lo avrebbe calmato in un attimo. No, si preferisce optare per i Servizi Sociali, che invece di aiutare il bambino non trovano di meglio che farlo prelevare dai carabinieri (gli avranno meso le manette? a 6 anni si è molto pericolosi!) e portare in un Istituto, di cui il padre NON CONOSCE IL NOME (ESSENDO IL BIMBO DI 6 ANNI UN PERICOLOSO CRIMINALE è GIUSTO SEGRETARE IL LUOGO CHE LO OSPITA), dove il Comune paga almeno 3000 Euro al mese per ogni bambino.

Il signor… è disperato. Per alcuni giorni non ha notizia alcuna del bimbo. Finalmente riesce ad incontrare l’assistente sociale Signora…. Al termine dell’incontro forse un po’ “nervoso” (E CHI NON LO SAREBBE AL POSTO SUO?), il verdetto della tipa (che evidentemente non si è messa nemmeno per un attimo nei panni né del padre né del bimbo) è lapidario: "uomo violento" (la picchiata? Spintonata? Insultata?) "ragione di più per tenere il bimbo lontano da lui". (Chissà se questa signora ha figli? Mi informerò).
Venerdì, 8 giugno, finalmente il signor … ottiene di incontrare il figlio, non nell’Istituto che lo ospita, ma presso l'Istituto ….
Il bambino arriva accompagnato da tre persone su una macchina della polizia municipale. L’incontro dura 45 minuti (COME NELLE CARCERI SPECIALI. CHISSà SE C'ERA IL VETRO DIVISORIO?). Il bimbo è strano: non dà segno alcuno della solita vivacità, parla lentamente. L’impressione è che sia sotto sedativi.
Le sedute con la dottoressa … vengono interrotte a causa del trasferimento nell’istituto SEGRETO.
Vengono fatte ripetute richieste da parte della dottoressa alla Corte d’appello per ottenere l’autorizzazione per continuare a seguire il bimbo. Dopo 15 giorni (!!) l’incontro è concesso.
Il piccolo Giuseppe arriva allo studio della dottoressa, sempre con macchina della polizia municipale accompagnato da 3 persone che le raccomandano: “di non far vedere il bimbo né al padre né alla sua tata che l’ha allevato come una seconda madre”.

Qui finiscono le mie conoscenze sulla vicenda che considero disumana e inquietante.
Nelle mie funzioni di membro della Commissione infanzia intendo inviare immediatamente un medico che verifichi, tramite analisi, se sono stati somministrati sedativi a Giuseppe.
Contatto telefonicamente la dottoressa responsabile del settore, chiedendole l’indirizzo dell’Istituto dove si trova il bimbo, ma sono stata invitata ad inviare un fax con la richiesta, in quanto avrei potuto essere un’altra persona, pur avendomi richiamata sul numero del mio studio in Senato.
Meravigliata per tanta idiozia e mancanza di rispetto, volevo rivolgermi alla polizia del Senato per ottenere immediatamente l’indirizzo richiesto, inviare un medico, e indire una conferenza stampa.
Non l’ho fatto per evitare uno scandalo, MA NON è DETTO CHE SCOPPI TRA QUALCHE GIORNO.
Ho preferito ricontattare lei che nella mia telefonata precedente si era dimostrato comprensivo e molto interessato alla vicenda, ma purtroppo era impegnato. Ho parlato con una signorina del suo staff, molto gentile che mi aveva promesso di darmi notizie in giornata. Non avendo ricevuto nulla, (sicuramente non è riuscita nel suo intento) le invio questa e mail nella speranza di un suo immediato intervento.
Certa della sua comprensione e umanità la saluto cordialmente, ringraziandola.
franca rame

Rileggendo quanto ho scritto… mi passano nella testa imagini e pensieri pesanti. Come avrà vissuto Giuseppe, anni 6, l’arrivo dei carabinieri che lo trasportano in macchina in un luogo a lui completamente sconosciuto. Facce nuove… nessuno della famiglia. Come avrà passato la prima notte, la seconda e via di seguito, tutto solo? “Dov’è il mio papà, la mia tata? Le mie sorelle? Mi hanno abbandonato tutti?”
E le giornate?
Non ci posso pensare. Lo vedo sperduto, disperato…“irrequieto”. lo vedo che piange... avrà mai sorriso in quei giorni?
E il viaggio nella macchina della polizia municipale per vedere il padre? “Dove mi portano? E chi sono queste persone che mi accompagnano?”
Poi finalmente incontra il suo papà! Se Dio vuole, è finita! – pensa. “Andiamo a casa papà?” “No…”
45 minuti passano in fretta. E tutto riprende come prima. Si torna al chiuso. Lontano dalla famiglia. Che avrà mai commesso questo bimbo per meritarsi tanto? Soffrire per l’indifferenza di chi dovrebbe amarlo in quanto piccolo, indifeso… Irrequieto!
E la sofferenza della famiglia dove la mettiamo?
Vergogna, vergogna!
VERGOGNATEVI TUTTI!

Franca Rame

[update previsto per il 27 giugno]

Nessun commento: