lunedì, maggio 28, 2007

educare il padre e lo stato. la sinistra puo' governare?

"I Nas nelle scuole contro la droga" - LASTAMPA.it

Una banderuola che corre dietro a dove spira il vento non potra' mai educare, risultando contraddittoria, ricattabile e confusionaria.
La ministra della sanita' Lidia Turco con l'atteggiamento presuntuoso che la contraddistingue si affretta a dire che non vi e' contraddizione nel mandare controlli dei NAS a tappeto nelle scuole e contemporaneamente raddoppiare la soglia che delimita la quantita' oltre la quale si identifica uno spacciatore.

E' ovvio che la droga fa male, ma la ministra non e' capace di dire "ci siamo sbagliati e cambieremo linea". Teme di perdere il consenso, dimostrando che le parole della sinistra evaporano tutte come neve al sole non appena ci si ritrova la responsabilita' di governare. Cofferati ha fatto lo stesso percorso a Bologna.

Il problema e' che la lunga opera ideoligica della sinistra, attaccando il padre e la funzione paterna, educante, ha pressoche distrutto nella sinistra qualsiasi argine di valori educanti, rendendo il permissivismo e la disobbedienza delle caratteristiche specifiche del mondo di sinistra. Scontrandosi con la realta' dei problemi ora stanno rivalutando il padre ma forse e' troppo tardi, perche' rischiano cambiando di perdere la loro identita'.

Ritornando alla droga (ma anche sesso, anarchia, violenza) nella scuola, il cambio di direzione non e' stato spiegato ma viene attuato come se non vi fosse contraddizione. Questo rimarcare che "non vi e' contraddizione" sottolinea lo stato confusionale e confondente della sinistra, dove tutti gli opposti convergono e coesistono.

Se a scuola gli studenti sono abituati a fare quello che vogliono, perche' questo viene di fatto insegnato, che non sara' piu' tollerata la guida morale e delle regole, ritengono conquistato un "diritto a drogarsi liberamente" e lo spaccio diventa la normale condivisione trai compagni della cosa comune, la droga.

Vogliamo dire chiaramente ai nostri figli che condividere la droga equivale allo spaccio? Che drogarsi non e' un diritto e che non lo si puo' fare apertamente e davanti a tutti, portando in classe la modica quantita' sufficiente a far passare l'ansia degli esami?

Solo a torino in una retata in San Salvario sono stati arrestati 56 spacciatori che ogni giorno vendevano 40 dosi per un fatturato di 110, 000 euro al giorno, pari a tre milioni di euro al mese che poi sono 36 milioni di euro ogni anno, in solo un quartiere di Torino, ormai fuori controllo. Una multinazionale.

Patetici gli interventi di Amato per richiamare la cittadinanza a un piu' moderato consumo di droga. Se il 30% dei parlamentari si droga, come molti personaggi in vista nella televisione e nella societa', se l'educazione alla droga viene fatta nelle scuole di stato, la riflessione deve essere profonda e la cultura di sinistra deve fare un passo indietro sul relativismo dei diritti in modo pubblico e spiegando chiaramente le motivazioni.

A costo di perdere la propria identita'. Perche' il padre e' necessario.

domenica, maggio 27, 2007

discriminazione paterna, dovuta ad un handicap fisico

News ecomatrix - a firenze discriminato genitore non vedente

L'Associazione "Figli negati" denuncia un caso di "discriminazione paterna, dovuta ad un handicap fisico", dopo che ieri un bambino di sei anni, figlio di un non vedente, è stato portato via dalla sua scuola a Firenze con un vero e proprio "blitz" ed è stato affidato ai servizi sociali. L'Associazione ha immediatamente rivolto un appello al ministro delle Pari opportunità Barbara Pollastrini e al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinchè intervengano. Il piccolo, sei anni, vive con il padre, mentre la madre, una donna di nazionalità straniera, è tornata nel suo paese perchè malata. Attualmente è in corso un procedimento davanti alla corte d'appello di Firenze sull'affido del bimbo, revocato al padre dal tribunale dei minori. Provvedimento quest'ultimo che i giudici di secondo grado avevano sospeso. Ma la corte d'appello ha revocato la sua sospensiva "all'improvviso", nonostante una consulenza tecnica in corso e una nuova udienza fissata per il 27 giugno, dando luogo a quanto accaduto ieri. La revoca della sospensiva potrebbe far seguito a segnalazioni dei servizi sociali su presunti comportamenti irrequieti del piccolo a scuola. Proprio in occasione della nuova udienza in corte d'appello, l'associazione "Figli negati" ha annunciato una manifestazione del "movimento pacifista armata dei padri per rivendicare il diritto del bambino a conservare i suoi genitori anche quando uno dei due è non vedente".

26 maggio 2007

Fonte news: http://www.nonsoloabili.org


Franca Rame si occupa direttamente di chiarire la vicenda

Senato della Repubblica

Roma 2007-06-15

Gentile Vicesindaco …. faccio seguito alla mia precedente telefonata. La prego di scusare il disturbo che le sto arrecando. Ma la situazione di cui sono venuta a conoscenza urge di un intervento immediato e soprattutto UMANO.
Ho ricevuto una lettera ed ho parlato immediatamente al telefono con … di 50 anni, impiegato alla… non vedente,
Il signor ha due figlie da un precedente matrimonio, che ora hanno 20 e 17 anni e vivono con la madre a …, ed ha un bambino di 6 anni, Giuseppe, che fino a pochi giorni fa viveva con lui.
La madre di Giuseppe, rumena, è tornata in Romania, a causa di una grave malattia cerebrale, lasciando il bimbo al padre alla tenera età di un anno e 6 mesi. Con l'aiuto delle figlie e di una ragazza rumena che si occupa del piccolo da quando la madre è partita, il bimbo cresce bene. Sa che il padre è non vedente, ha un comportamento eccezionalmente responsabile e maturo: chiede sempre il permesso per ogni cosa che vuole fare, a casa e fuori.

Non so da quale periodo, Giuseppe è seguito con amore anche dalla dottoressa...

Le istituzioni non si sono mai interessate a lui, se non ora che il bambino va a scuola, dove viene segnalato come "irrequieto".
Che avrà mai fatto, sto bimbo? Non è né il primo né l’ultimo scolaro che ha difficoltà ad ambientarsi nel primo anno di scuola. Compito degli insegnanti è comprendere e dare un aiuto. “Irrequieto” viene definito. Possiamo immaginarcelo, no? A un probabile rimbrotto forse si spaventa. Scoppia a piangere… Chissà. Bastava una telefonata al padre che lo avrebbe calmato in un attimo. No, si preferisce optare per i Servizi Sociali, che invece di aiutare il bambino non trovano di meglio che farlo prelevare dai carabinieri (gli avranno meso le manette? a 6 anni si è molto pericolosi!) e portare in un Istituto, di cui il padre NON CONOSCE IL NOME (ESSENDO IL BIMBO DI 6 ANNI UN PERICOLOSO CRIMINALE è GIUSTO SEGRETARE IL LUOGO CHE LO OSPITA), dove il Comune paga almeno 3000 Euro al mese per ogni bambino.

Il signor… è disperato. Per alcuni giorni non ha notizia alcuna del bimbo. Finalmente riesce ad incontrare l’assistente sociale Signora…. Al termine dell’incontro forse un po’ “nervoso” (E CHI NON LO SAREBBE AL POSTO SUO?), il verdetto della tipa (che evidentemente non si è messa nemmeno per un attimo nei panni né del padre né del bimbo) è lapidario: "uomo violento" (la picchiata? Spintonata? Insultata?) "ragione di più per tenere il bimbo lontano da lui". (Chissà se questa signora ha figli? Mi informerò).
Venerdì, 8 giugno, finalmente il signor … ottiene di incontrare il figlio, non nell’Istituto che lo ospita, ma presso l'Istituto ….
Il bambino arriva accompagnato da tre persone su una macchina della polizia municipale. L’incontro dura 45 minuti (COME NELLE CARCERI SPECIALI. CHISSà SE C'ERA IL VETRO DIVISORIO?). Il bimbo è strano: non dà segno alcuno della solita vivacità, parla lentamente. L’impressione è che sia sotto sedativi.
Le sedute con la dottoressa … vengono interrotte a causa del trasferimento nell’istituto SEGRETO.
Vengono fatte ripetute richieste da parte della dottoressa alla Corte d’appello per ottenere l’autorizzazione per continuare a seguire il bimbo. Dopo 15 giorni (!!) l’incontro è concesso.
Il piccolo Giuseppe arriva allo studio della dottoressa, sempre con macchina della polizia municipale accompagnato da 3 persone che le raccomandano: “di non far vedere il bimbo né al padre né alla sua tata che l’ha allevato come una seconda madre”.

Qui finiscono le mie conoscenze sulla vicenda che considero disumana e inquietante.
Nelle mie funzioni di membro della Commissione infanzia intendo inviare immediatamente un medico che verifichi, tramite analisi, se sono stati somministrati sedativi a Giuseppe.
Contatto telefonicamente la dottoressa responsabile del settore, chiedendole l’indirizzo dell’Istituto dove si trova il bimbo, ma sono stata invitata ad inviare un fax con la richiesta, in quanto avrei potuto essere un’altra persona, pur avendomi richiamata sul numero del mio studio in Senato.
Meravigliata per tanta idiozia e mancanza di rispetto, volevo rivolgermi alla polizia del Senato per ottenere immediatamente l’indirizzo richiesto, inviare un medico, e indire una conferenza stampa.
Non l’ho fatto per evitare uno scandalo, MA NON è DETTO CHE SCOPPI TRA QUALCHE GIORNO.
Ho preferito ricontattare lei che nella mia telefonata precedente si era dimostrato comprensivo e molto interessato alla vicenda, ma purtroppo era impegnato. Ho parlato con una signorina del suo staff, molto gentile che mi aveva promesso di darmi notizie in giornata. Non avendo ricevuto nulla, (sicuramente non è riuscita nel suo intento) le invio questa e mail nella speranza di un suo immediato intervento.
Certa della sua comprensione e umanità la saluto cordialmente, ringraziandola.
franca rame

Rileggendo quanto ho scritto… mi passano nella testa imagini e pensieri pesanti. Come avrà vissuto Giuseppe, anni 6, l’arrivo dei carabinieri che lo trasportano in macchina in un luogo a lui completamente sconosciuto. Facce nuove… nessuno della famiglia. Come avrà passato la prima notte, la seconda e via di seguito, tutto solo? “Dov’è il mio papà, la mia tata? Le mie sorelle? Mi hanno abbandonato tutti?”
E le giornate?
Non ci posso pensare. Lo vedo sperduto, disperato…“irrequieto”. lo vedo che piange... avrà mai sorriso in quei giorni?
E il viaggio nella macchina della polizia municipale per vedere il padre? “Dove mi portano? E chi sono queste persone che mi accompagnano?”
Poi finalmente incontra il suo papà! Se Dio vuole, è finita! – pensa. “Andiamo a casa papà?” “No…”
45 minuti passano in fretta. E tutto riprende come prima. Si torna al chiuso. Lontano dalla famiglia. Che avrà mai commesso questo bimbo per meritarsi tanto? Soffrire per l’indifferenza di chi dovrebbe amarlo in quanto piccolo, indifeso… Irrequieto!
E la sofferenza della famiglia dove la mettiamo?
Vergogna, vergogna!
VERGOGNATEVI TUTTI!

Franca Rame

[update previsto per il 27 giugno]

sabato, maggio 26, 2007

Exit >> Il divorzio visto dalla parte degli uomini

Exit >> Il divorzio visto dalla parte degli uomini: "Divorzi: gli uomini sono le vittime?

In questo periodo si parla molto di famiglia. L’ultimo tema di questa stagione di Exit, invece, si occupa del divorzio. E, come spesso è accaduto in queste puntate, lo facciamo da un particolare punto di vista, quello degli uomini.
Ilaria ne discute con il bidivorziato Claudio Lippi, con la divorziata e risposata Marina Ripa di Meana, con l’avvocato matrimonialista Laura Remiddi, e con il Prof. Marino Maglietta, presidente dell’Associazione genitori separati “Crescere insieme”. Partiamo da un dato: tra divorzi e separazioni, in Italia vengono emesse 352 sentenze al giorno. Una ogni 4 minuti. Gli uomini, come dimostrano in parte le nostre candid camera, forse sono penalizzati dalla attuale legge. Infatti, oltre a dover lasciare la casa coniugale, anche se di loro proprietà, nella maggior parte dei casi di separazione con figli è l’uomo a pagare l’assegno di mantenimento.
Il ministro Pollastrini ha promesso una maggiore attenzione alle esigenze dei padri separati. In cima alle rivendicazioni che abbiamo ascoltato ce n’è una: pari opportunità nel rapporto con i figli. Fino all’anno scorso infatti, nell’83 % dei casi i figli venivano affidati alle madri. Ma da quest’anno è cambiato tutto"

comunicazionecondiviso
associazioni per la tutela dei minori nella separazione

forum della trasmissione Exit su La7

giovedì, maggio 24, 2007

Famiglia, matrimoni più instabili e in diminuzione

Adnkronos - Ign - Famiglia, matrimoni più instabili e in diminuzione

Firenze, 24 mag. - (Adnkronos) - Matrimoni sempre più instabili e in diminuzione nel nostro Paese. Un Paese con un basso tasso di fertilità e quindi con famiglie sempre più 'piccole'. E' la fotografia della famiglia italiana quale emerge dal dossier statistico consegnato ai partecipanti della prima Conferenza nazionale sulla famiglia che ha preso il via questa mattina a Firenze.

Il numero dei matrimoni, rileva il rapporto, è in diminuzione dal 1972 anno in cui si sono registrati poco meno di 419.000 unioni contro le 250.979 rilevate nel 2005. E' poi cresciuta sia l'età al primo matrimonio delle donne, che decidono di convolare a nozze intorno ai 30 anni che degli uomini, che dicono 'sì' a 32, 4 anni in più dell'età media dei loro genitori. E' invece in aumento la quota dei matrimoni successivi al primo che si è attestata sul 12,2%, rispetto all'8,3% del '95, mentre quella dei matrimoni religiosi è in diminuzione (nel '95 era l'80% contro il 67,6%).

Aumenta, di contro l'instabilità matrimoniale. Sono infatti in crescita separazioni e divorzi. In base al rapporto, le separazioni legali nel 2004 sono state 83.179 contro le 52.323 del 1995, mentre i divorzi, sempre nel 2004 sono stati 45.097 contro i 27.038 del '95. L'età alla separazione per gli uomini è di 43 anni contro i 40 delle donne mentre l'età al divorzio è rispettivamente di 45 e 41. Il tasso di separazione è pari a 283 separazioni ogni 100.000 coniugati. I minori coinvolti nelle separazioni sono stati 64.292 nel 2004 e, l'83,2% è stato affidato alla madre, il 3,6% al padre e il 12,7 ad ambedue i genitori.

Il numero di separati, divorziati e separati di fatto è di 2.635.000. Di questi il 53,6% degli uomini vive da single e il 16,1 in coppia mentre il 47,4% delle donne vive con sola con i figli e l'11,4% in coppia. Famiglie sempre più piccole per il calo di quella fecondità, l'aumento dell'invecchiamento della popolazione e l'aumento dell'instabilità matrimoniale.

Il numero medio di figli per donna è 1,3 e da 20 anni l'Italia presenta valori non superiori a 1,4 anche se il numero di figli desiderato è molto più alto: 2,1. Si sono praticamente annullate le differenze tra Nord e Sud, grazie al lieve incremento della fecondità al Nord e al Centro (da 1,05 a 1,37 e da 1,7 a 1,29 nell'ultimo decennio) e alla contemporanea diminuzione al sud (da 1,41 a 1,33).

E' poi aumentata l'età dei genitori alla nascita dei figli che ha raggiunto i 30,8 anni per le donne e i 34,6 per gli uomini. Le famiglie di uno o due componenti sono oltre la metà, precisamente il 53,3% del totale (22.907.000). In particolare il 26,1% sono persone sole, il 27,2% ha due componenti, il 21,8% ne ha 3, il 18,4% ne ha 4 e solo il 6,5% ne ha 5 o più. Crescono inoltre le persone sole e le coppie senza figli e diminuiscono le coppie con figli che in 10 anni sono passate da 10.100.000 a 9.600.000.

Situazione opposta invece per quanto riguarda la popolazione immigrata. Gli immigrati residenti in Italia sono, infatti, piu' di 2.700.000 di cui, circa 600.000, pari al 22% della popolazione immigrata sono minori. Con l'aumento della popoalzione straniera, rileva ancora il rapporto, crescono i matrimoni con almeno uno sposo straniero, raggiungendo il 12,3% del totale contro il 4,8% del 1995.

Le famiglie con anziani hanno poi superato quelle con minori. I nuclei con persone over 65 sono, infatti, il 36,4%, mentre quelle con minori sono il 28,3%. Le famiglie di tutti anziani di 65 anni e più sono il 22,5% e quelle con tutti anziani di 75 anni e più sono l'11%. Considerando il totale degli ultrasettantacinquenni il 17,4% degli uomini vive solo, il 57,3% in coppia senza figli mentre il 2,9% come membro aggregato ad un'altra famiglia, di solito quella di uno dei figli. Per quanto riguarda le donne, vive sola il 48,8%, il 21,6% in coppia senza figli e il 10,4% come membro aggregato. Sono poi 2.356.000, pari al 10,3% del totale le famiglie con disabili.

mercoledì, maggio 23, 2007

''Una Strage come in Libano''.

Un articolo di Attilio Bolzoni all'indomani della Strage di Capaci

E' morto, è morto nella sua Palermo, è morto fra le lamiere di un'auto blindata, è morto dentro il tritolo che apre la terra, è morto insieme ai compagni che per dieci anni l'avevano tenuto in vita coi mitra in mano. E' morto con sua moglie Francesca. E' morto, Giovanni Falcone è morto. Ucciso dalla mafia siciliana alle 17,58 del 23 maggio del 1992.

martedì, maggio 22, 2007

La mancanza del padre crea un disagio profondissimo.

Nella trasmissione PORTA A PORTA 01/02/07
Commentando il film "La cena per farli conoscere" di Pupi Avati

DON MAZZI
"Quello che vorrei dire, rispetto al padre. Nei ragazzi, io sono ormai trent'anni che ci sono in mezzo, la mancanza del padre nei ragazzi e nelle ragazze, crea un disagio profondissimo. Piu' ancora della mancanza della madre. Piu' del 90% dei ragazzi, quando cominciano a parlarti, parlano di questo padre assente. Questa tristezza e questa voglia di questo padre, questa nostalgia di padre che non c'e'. Perche' in effetti in italia ci sono "madri troppo madri e padri poco padri". E quasi sempre la madre, dove c'e' un padre assente oppure un padre autoritario, e' la madre che "si allarga". E poi, durante l'adolescenza, questa mancanza di padre crea una nostalgia e, secondo me, un disagio profondo."

CREPET
"Una cosa che mi ha interessato molto e' che questo film, fa vedere gli effetti del danno, che non si limitano piu' a l'uomo maldestro o mascalzone e quelle malcapitate che gli sono [a fianco] ma nei figli. Il problema non e' solo... normalmente noi parliamo, lo limitiamo a quella persona e alle persone che gli girano intorno. Non pensiamo mai a un danno che emerge magari a vent'anni di differenza, in ragazze che magari sono gia'... diventano donne, e che guarda caso poi sbagliano, sbagliano i compagni della vita, sbagliano gli amori, vai a vedere e ritorni indietro li'. E' come una bomba a orologeria, che non scoppia immediatamente la'. Ma questa e' la mancanza di autorevolezza che tu dici, che poi sia il padre o la madre. Quando nell'educazione di un figlio manca il principio di autorevolezza, non di autoritarismo, e' la fine.

Se ne e' accorto anche Don Mazzi

PERCHE' I GIUDICI CONTINUANO A METTERE
BOMBE A OROLOGERIA

RIFIUTANDOSI DI APPLICARE LA LEGGE
?


mancata applicazione della legge 54/06 – affidamento condiviso

- nella scorsa legislatura entrambi i rami del Parlamento hanno approvato a larghissima maggioranza la Legge 54/06 sull’affidamento condiviso dei figli.

- La portata innovativa della norma – allineata all’orientamento prevalente nei Paesi UE - risiede nel riconoscere ai figli il “diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi (genitori, N.d.R.), di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale”.

- L'incipit stesso della legge, in apertura del novellato art.155 c.c., si pone l’obiettivo di riequilibrare l'asimmetria giuridica e pedagogica (88% di affidamenti esclusivi) che portava i minori, nella maggioranza dei casi, a perdere progressivamente ogni significativo rapporto col genitore non-affidatario.

- Il movimento di genitori che ha promosso e sostenuto la riforma per la tutela dei figli intende richiamare l’attenzione sulla diffusa inosservanza della novella legislativa nei diversi Tribunali della Repubblica.

- Il monitoraggio sul primo anno di vigenza evidenzia un preoccupante disorientamento di una parte dei giudici ed una inaccettabile difficoltà a distaccarsi da precedenti consuetudini consolidate, le stesse che la nuova norma ha inteso correggere. L’orientamento giurisprudenziale emergente mostra un’osservanza “a macchia di leopardo” della nuova normativa, in nome di convincimenti che non trovano alcun riscontro nella volontà del Legislatore né in quanto da questi tradotto in norma.

- La certezza del Diritto, garanzia costituzionale di ogni cittadino italiano, non può essere subordinata alla resistenza di singoli magistrati. Non è sostenibile che da casi analoghi scaturiscano sentenze diametralmente opposte a seconda del Tribunale competente per territorio.

- La Legge 54/06 prevede l’affidamento esclusivo come misura residuale, limitandolo alle situazioni in cui un genitore – quello da escludere – costituirebbe motivo di pregiudizio per i figli (art. 155 bis, comma 1).

E’ così inequivoco il testo da prevedere (art. 155 bis, comma 2) la possibilità di condanna per lite temeraria del genitore che abbia pretestuosamente o infondatamente accusato l’altro di essere pregiudizievole per la prole.

- Oltre al danno per la collettività intera - a partire dalla violazione dei diritti dei figli - è evidente come l'inadempienza costituisca una inaccettabile appropriazione delle competenze del potere legislativo da parte del potere giudiziario.

Non è sostenibile la tesi della discrezionalità: ne vengono varcati i confini legittimi, interpretare la legge non può voler dire ignorarla deliberatamente, ne’ tantomeno “riscriverla” per potervi leggere ciò che non c'è.

- Le posizioni culturali preconcette, dalle quali scaturisce il rifiuto di riconoscere ed applicare la nuova norma, necessitano di chiare, precise ed univoche linee guida, affinché il diritto dei minori alla bigenitorialità sia tutelato ovunque essi risiedano.

Questo è, in sintesi, il contenuto del documento consegnato in data 8 febbraio u.s. al Ministero della Giustizia, al Consiglio Superiore della Magistratura, ai Presidenti di entrambi i rami del Parlamento ed ai Presidenti dei Gruppi parlamentari.

Gli stessi contenuti sono stati oggetto dell’interrogazione parlamentare al Ministro della Giustizia e al Ministro della Famiglia, presentata dall’On. Fabris.

Identici contenuti compaiono nelle note di presentazione della pdl Costantini-Mura (2231), proposta di riforma delle norme di separazione ed affido della prole.

Gli On. Costantini e Mura dimostrano di avere colto le identiche disfunzioni evidenziate dal mondo associativo:


” … la sua concreta applicazione incontra sensibili ostacoli,… a causa di resistenze culturali degli operatori…”

“ …il primo anno di applicazione della legge ha consentito di osservare una estesa disomogeneità dei provvedimenti, che non riguarda soltanto gli aspetti in cui la norma può effettivamente presentare delle ambiguità, ma si presenta anche laddove il messaggio del legislatore, pur essendo limpido, si pone in contraddizione con gli orientamenti giurisprudenziali in precedenza maggioritari….”


”…trasportare la giurisprudenza per l’affidamento congiunto al condiviso significa ignorare che con la legge 54 si può escludere un genitore dall’affidamento solo per sue gravi e dimostrate carenze…”


-
Si osservi che la pdl 3321 intende novellare la legge 54/2006 non in quanto carente o inadeguata, ma a causa delle resistenze culturali degli operatori che li inducono ad ignorare, travisare o non comprendere gli aspetti innovativi introdotti dalla legge stessa.

- Quindi, per unanime riconoscimento delle associazioni delle famiglie, dei parlamentari che chiedono un’applicazione uniforme della normativa vigente, degli stessi parlamentari che intendono novellarla, il problema non risiede tanto nelle lacune della norma quanto nelle resistenze a riconoscerla ed applicarla da parte di alcune sacche della magistratura, cristallizzate sui propri personali convincimenti riferibili alla precedente normativa e alla giurisprudenza che ne è scaturita.

- A fronte di un incremento costante delle separazioni, si deve garantire ai minori la sicurezza di mantenere - se non la famiglia - almeno relazioni significative con ciascun genitore, onde prevenire sofferenze psicologiche e danni allo sviluppo della personalità fino ad arrivare a depressioni, suicidi, tossicodipendenze e comportamenti asociali.

Tra Europa e Nord America la perdita della relazione genitore-figli innesca oltre 20,000 suicidi ogni anno.

Ultima significativa annotazione: la genesi della riforma ha registrato un nutrito fronte di promotori ed un altrettanto nutrito fronte di oppositori. E’ curioso rilevare come chi si sia strenuamente battuto per ostacolare il varo della 54/06, dopo l’approvazione si rifiuti di applicarla.

Non è intenzione delle associazioni di genitori limitare la discrezionalità della magistratura, garanzia inviolabile di autonomia e trasparenza.

Ma è innegabile come in questo caso si sia in presenza di altro.

comunicazionecondiviso

L’invocazione pretestuosa della discrezionalità nasconde il boicottaggio di una riforma lungamente attesa, ritenuta indispensabile dal popolo, dal legislatore e dal Parlamento.

martedì, maggio 15, 2007

Il Santo Padre, e il padre. lo spirito della famiglia.

nei giorni scorsi, dal Brasile, sono arrivate parole autorevolissime di Benedetto XVI: da quelle - durissime - di condanna ai narcotrafficanti, a quelle affascinanti sull'Eros e la libertà rivolte ai giovani.

Alla conferenza generale dell'episcopato latinoamericano è intervenuto anche sul tema della famiglia, e specificatamente sul padre:

«Il padre, da parte sua, ha il dovere di essere veramente padre che esercita la sua indispensabile responsabilità e collaborazione nell'educazione dei loro figli.

I figli, per la loro crescita integrale, hanno il diritto di potere contare sul padre e la madre, che badino a loro e li accompagnino verso la pienezza della loro vita.


È necessaria, dunque, una pastorale familiare intensa e vigorosa.

È indispensabile anche promuovere politiche familiari autentiche che rispondano ai diritti della famiglia come soggetto sociale imprescindibile.

La famiglia fa parte del bene dei popoli e dell'umanità intera».




La famiglia è popolare ma tre cose saprà fare?
GIOVANNA ZINCONE

come se la cava la famiglia italiana nel fare il proprio banale mestiere? In teoria bene: è super popolare. Gli italiani la piazzano in cima alle priorità, prima dell’amore, del lavoro e dell’amicizia. In pratica la super popolare potrebbe fare decisamente meglio.

Partiamo da tre compiti base: generare figli, darsi reciproco aiuto, trasmettere valori civili o almeno socialmente utili. Le famiglie italiane fanno pochi figli; il leggerissimo recente aumento della fertilità è dovuto alla presenza di stranieri. Non solo, l’Italia riesce a dare insieme pessimi risultati sia nel fare figli che nell’occupazione femminile. A conferma del fatto che non sono i Paesi dove le donne lavorano quelli dove si fanno meno figli, ma proprio il contrario. Così ad esempio, Paesi scandinavi, Gran Bretagna e Francia coniugano alti tassi di occupazione femminile e di fertilità.

Sono i nonni, le nonne in particolare, che dedicano tempo ed energie ad accudire i bambini. Questo tipo di solidarietà familiare è peraltro necessaria. Le donne italiane citano, infatti, come principale ragione per non fare figli la scarsità di reddito e i pochi aiuti nella cura. Quindi la famiglia è solidale anche per supplenza, perché i sostegni pubblici in denaro e in servizi sono carenti. La questione riguarda non solo i bambini, ma anche gli anziani: a volte le potenziali madri sono costrette a scegliere se curare la suocera o fare un altro figlio. In conclusione, a parte una certa latitanza nelle faccende domestiche dei mariti, la solidarietà familiare in Italia c’è

Si trasforma con eccessiva facilità in connivenza. Le cronache ci raccontano di insegnati e allenatori malmenati da genitori inferociti per gli scarsi successi dei bimbi. Casi estremi, ma inquietanti, perché si collocano in un quadro in cui valori socialmente utili, come il merito e la fiducia negli altri, trovano poco spazio negli insegnamenti dei genitori. Inoltre, l’orizzonte della solidarietà delle famiglie italiane è ravvicinato. Se ci confrontiamo con altri Paesi europei, notiamo che i principali valori che le nostre famiglie trasmettono riguardano l’attaccamento alla famiglia stessa, l’importanza del risparmio: valori privati giusti, ma angusti. La dimensione civile è assente, mentre sarebbe cruciale.


violentate 2 tredicenni
in manette due ragazzini di 15 anni

http://claudiorise.blogsome.com/2007/05/11/il-nuovo-odio/

giovedì, maggio 03, 2007

quella strana setta satanica. terrorismo di stato.


Gli ombrelli non finiscono mai

Sei persone vengono incarcerate con gravissime accuse ed il Tribunale del Riesame le rimette in libertà perchè non ci sono le condizioni per legge per l'arresto di queste 6 persone.

Da Matrix una delle imputate ha riferito di non essere stata interrogata da nessun Pubblico Ministero e la stessa affermazione è stata fatta da una madre accusatrice.

Art 358 cpp Attività di indagine del pubblico ministero.—1. Il pubblico ministero compie ogni attività necessaria ai fini indicati nell`articolo 326 e svolge altresì accertamenti su fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini.

La bidella è uscita dopo perchè non aveva disponibilità economiche per pagare un avvocato. Solo cinque persone su sei vengono liberate e chi non ha i soldi per difendersi resta in galera!

Una psicologa di Roma che lavora 5 mesi, che produce relazioni contestate ottiene per 1395 ore di lavoro 79.899 Euro ( 154.707 milioni di lire).....15.979 euro al mese. Questa è solo una delle tante.........quanto costerà alla società questa burla che dicono sia fatta nell'interesse dei minori?

Hanno rovinato la vita di quelle 6 persone, hanno rovinato la vita e la reputazione di un intero paese, hanno rovinato la vita di tanti bambini. Non ritengo che le mamme dei bambini anche se influenzate dai mormorii del paese siano da condannare.

L'obiettivo del terrorismo e' la destabilizzazione della fiducia. Sospetti, paure, capri espiatori, menzogne, accuse, odio e vendetta. Chi ha creato questo clima?


Ad oggi, i bambini coinvolti nella vicenda sono complessivamente 26. Quasi il 10% dell'intera scolaresca. Almeno in 22 casi sono emersi problemi psicologici giudicati gravi dagli specialisti. I referti, pur coincidendo sull'esito, sono stati emessi da psicologi diversi: il consulente nominato dalla procura della Repubblica di Tivoli e gli operatori del Bambino Gesù.

Aggionamento:

Ed è stata Alessandra Kustermann (dirigente dell'Unità operativa complessa Ostetricia e ginecologia alla clinica Mangiagalli di Milano), intervenuta all'incontro dell'Aogoi a Milano, a lanciare l'allarme: «I fatti di Rignano hanno contribuito a creare una sorta di psicosi collettiva. Le mamme hanno più paura e sono in aumento le richieste di chiarimento sul tema degli abusi». La ginecologa, che gestisce anche il servizio d'emergenza "Soccorso violenza sessuale", ha osservato un aumento delle segnalazioni e delle richieste di pareri a medici, pediatri, psicologi e forze dell'ordine. «Le mamme sono spaventate - ha spiegato - perché non si erano mai poste il problema degli abusi in ambienti scolastici, e hanno cominciato a pensarci dopo che i media hanno dato un enorme risalto al fenomeno».

C.V.D.

mercoledì, maggio 02, 2007

quando lo stato divide. tutti i figli sono piu' poveri.

Sulla famiglia, politiche statali sotto accusa
Per alcuni Governi si tratta di un affare non conveniente

Di Padre John Flynn

ROMA, mercoledì, 18 aprile 2007 (ZENIT.org).- Il matrimonio e la famiglia in Gran Bretagna hanno subito una forte battuta d'arresto negli ultimi anni e una delle cause è da attribuire alle politiche del Governo. Questa è la tesi che Patricia Morgan sostiene in un breve saggio politico intitolato: "The War between the State and the Family: How Government Divides and Impoverishes". Lo studio è pubblicato dall'Institute of Economic Affairs di Londra.

Il numero dei matrimoni si è ridotto notevolmente, mentre l'età in cui le coppie si sposano è aumentata. E la percentuale delle nascite al di fuori del matrimonio è schizzata dall'8% del 1970 al 42%. È vero, ammette Morgan, che circa una donna su quattro, con un figlio nato fuori dal matrimonio, nell'arco degli 8 anni successivi si sposa. Ma un quarto o più dei bambini nasce e cresce con un solo genitore, nell'ambito di una o più convivenze.

Inoltre, le convivenze con figli, rispetto ai vincoli coniugali o alle convivenze senza figli, si trasformano molto meno facilmente in matrimonio, approdando per lo più alla dissoluzione.

Peraltro, sostiene Morgan, la percentuale dei rapporti di convivenza che si dissolvono e che non sfociano nel matrimonio risulta essere in aumento. Dopo la separazione, passano poi circa due anni prima che si formi una nuova relazione, spesso anch'essa di convivenza.

Questo declino del matrimonio costituisce una tendenza preoccupante, spiega lo studio, considerato l'importante ruolo sociale della famiglia. Il matrimonio non solo svolge compiti sociali che non sono facilmente sostituibili da altri istituti, ma esso rappresenta anche un importante mezzo per legare i papà ai propri figli. Morgan sottolinea l'importanza del matrimonio per gli uomini in termini di legame con la comunità e di senso di responsabilità personale.

Le famiglie divorziate o con un solo genitore generano effetti negativi che si riversano anche sui figli, come confermato da numerosi studi. Tra i problemi che possono sorgere figurano minori rendimenti scolastici, prospettive lavorative più basse e livelli inferiori di salute.

Anche gli adulti sposati si trovano in condizioni migliori. "Le persone sposate stanno significativamente meglio in termini di longevità, salute mentale e fisica, e fanno registrare livelli inferiori di violenza e di dipendenza", sostiene lo studio.

Contributi assistenziali

La crisi della famiglia ha prodotto un forte aumento nelle spese di assistenza pubblica. I contributi connessi con il sostegno per i figli sono aumentati dai 10 miliardi di sterline (14,7 miliardi di euro) del 1975, ai 22 miliardi (32,5 miliardi di euro) del 2003 (in prezzi del 2003). Almeno due terzi di questo aumento è da attribuire al notevole aumento nel numero delle famiglie con un solo genitore, secondo Morgan.

Il problema è che il grosso dei contributi assistenziali è destinato alle famiglie con un solo genitore. Mentre le famiglie con due genitori vengono di fatto economicamente penalizzate a causa della combinazione tra il sistema assistenziale e quello fiscale. In questo senso, il Governo è responsabile di una situazione che favorisce l'aumento delle famiglie con genitori single, con tutti gli effetti negativi che ne conseguono per la società.

"Gli attivisti contrari alla famiglia hanno espressamente cercato di ostacolare ogni sostegno economico, sociale e giuridico al matrimonio, ottenendo la soppressione di prerogative delle coppie sposate, tra cui le esenzioni fiscali, e l'estensione di molti benefici anche alle altre forme di unione", spiega Morgan.

In molti casi, le coppie con due figli si ritroverebbero avvantaggiati se decidessero di separarsi e di chiedere l'assistenza pubblica per la madre. Per esempio, una famiglia in cui solo uno dei genitori lavora a tempo pieno con uno stipendio minimo, o con un reddito medio, si trova svantaggiata - nell'ordine di 260 sterline (384 euro) alla settimana - rispetto ad una situazione di separazione. Solo quando il reddito complessivo raggiunge le 50.000 sterline (73,8 mila euro) l'anno, la coppia inizia a non essere più svantaggiata.

Pertanto, l'insieme dei contributi finanziari e di altro tipo, aumentano la ricchezza per le coppie non sposate a tal punto da ostacolare, per motivi economici, la formazione di una famiglia.

Sebbene l'aumento dei figli illegittimi e l'allontanamento dal matrimonio possa non essere riconducibile solamente a motivi economici, sarebbe azzardato pensare di ignorare il fattore economico che costituisce parte integrante del contesto che porta le persone a prendere decisioni in merito a rapporti affettivi e alla procreazione.

Di fatto, molte persone - ammette Morgan - avranno altri motivi in grado di superare i fattori economici deterrenti nel decidere di sposarsi. "Ma sarebbe illusorio presumere semplicemente che le persone non cambiano il loro comportamento in relazione ai costi e ai benefici delle diverse scelte", osserva.

Il sistema assistenziale incoraggia i genitori a rimanere single, soprattutto quando il potenziale di reddito del padre è relativamente basso. Questo meccanismo avviene secondo tre modalità, spiega Morgan. La prima, è data da un sistema fiscale discriminante contro le coppie e soprattutto quelle monoreddito. La seconda è di incoraggiare le donne single a fare figli, per ottenere benefici assistenziali e aumentare così il reddito. La terza è quella di un mercato del lavoro che, a causa dei sistemi contributivi, non invoglia le coppie a sposarsi.

Il fisco irlandese

Anche l'Irlanda è stata oggetto di critiche riguardo alle sue politiche familiari. In uno studio dal titolo "Tax Individualization: Time for a Critical Rethink", di John Paul Byrne, pubblicato dallo Iona Institute di Dublino, emerge come le modifiche al sistema fiscale, introdotte nel 1999, abbiano favorito le famiglie a doppio reddito.

Per esempio, una coppia monoreddito sposata e con figli, può arrivare a dover pagare fino a 6,240 euro di tasse l'anno in più rispetto ad una coppia sposata a doppio reddito che guadagni la stessa cifra. La politica infatti è basata su una tassazione dei singoli che ignora l'interdipendenza tra i componenti della famiglia.

È previsto un credito d'imposta per le famiglie in cui un genitore rimane a casa per prendersi cura dei figli, ma è poca cosa rispetto alla penalizzazione fiscale e peraltro non è stato aumentato in ragione dell'inflazione. "L'attuale sistema fiscale impone effettivamente una penalità fiscale sulle coppie sposate monoreddito", conclude lo studio.

Tra gli elementi che hanno motivato queste modifiche fiscali, secondo Byrne, vi è l'intento del Governo di indurre le donne a lavorare, al fine di raggiungere gli obiettivi posti dall'Unione europea. "Se questo poi corrisponde ai desideri delle persone, è un'altra questione", osserva.

La famiglia spagnola

La Spagna è un altro Paese in cui la mancanza di sostegno pubblico alla famiglia è stata oggetto di critiche. A gennaio, l'Instituto de Política Familiar ha pubblicato un rapporto sull'evoluzione della famiglia in Spagna.

L'Istituto cita una serie di dati che dimostrano che la Spagna si colloca agli ultimi posti nella lista dei Paesi dell'UE in termini di sostegno economico pubblico alle famiglie. Rispetto alla media europea del 2,1% del prodotto interno lordo speso per la famiglia, la Spagna si attesta al mero 0,5%. Anche l'Italia è tra i Paesi con bassi contributi alla famiglia, attestandosi all'1% del PIL. Non è un caso, infatti, che le famiglie, sia in Italia, che in Spagna, sono quelle che fanno meno figli.

Per esempio, una famiglia con due figli in Germania riceve un sostegno di 308 euro al mese, mentre in Spagna solo di 49 euro. Il rapporto accusa inoltre il Governo spagnolo di attuare una politica fiscale discriminatoria, che penalizza le famiglie con figli.

Benedetto XVI ha di recente espresso preoccupazione per le condizioni della famiglia in Europa, nell'ambito del suo discorso del 24 marzo, rivolto ai partecipanti al congresso dal titolo "I 50 anni dei Trattati di Roma - Valori e prospettive per l'Europa di domani" promosso dalla COMECE.

Da un punto di vista demografico, ha osservato il Papa, l'Europa sembra incamminata su una via che potrebbe portarla al congedo dalla storia. Naturalmente, le politiche dei governi rappresentano solo uno tra i molteplici fattori che incidono sulla famiglia in Europa. Ma resta il fatto che alcuni Paesi dedicano scarse risorse a ciò che costituisce il nucleo fondamentale della società.