Atto n. 3-00843
Pubblicato il 18 luglio 2007
Seduta n. 196
RAME - Ai Ministri della giustizia e per le politiche per la famiglia. -
Premesso che:
il 24 maggio 2007, il minore G.S. di sei anni, a seguito di un'ordinanza del giudice della Corte d'appello di Firenze, su segnalazione del dirigente scolastico e del corpo insegnante dell'istituto comprensivo "Barsanti", veniva prelevato dalla scuola alle ore 10 del mattino da due membri della Polizia municipale in borghese, come un pericoloso criminale, e portato in una struttura per la custodia di minori;
l'indirizzo della struttura è stato tenuto nascosto ai familiari e all'interrogante, nonostante le reiterate richieste sia ai servizi sociali che al Comune di Firenze, nelle persone del Vice Sindaco dott. Matulli e dell’Assessore alle politiche sociali dott.ssa Lastri;
il minore è stato trasferito a far data dal 1° luglio 2007, dopo 38 giorni di permanenza nella “Casa sicura”, per motivi sconosciuti all’interrogante, nell’istituto “San Martino” di Forlì fino a data da destinarsi. È stata concessa una visita al padre per una durata di un’ora e mezza, effettuata il 6 luglio, ridotta ad appena quaranta minuti a causa di un ritardo del treno. Si è così sottoposto il bambino ad un viaggio stressante, per un brevissimo contatto; al bambino è stato anche negato di abbracciare la sua tata, sig.ra Lacramiora Trefas, detta “Lara”, che l’ha allevato e che lui chiama “mamma”. Il bimbo la vedeva da lontano, la chiamava, piangeva, ma inspiegabilmente è stata trattenuta a distanza. Terminato l’incontro, il bambino è stato riportato a Forlì;
considerato che:
risulterebbe che l'istituto dove il minore è stato portato e relegato, per più di un mese, sia un "Centro sicuro" dove vengono tenuti ragazzi di svariate età oltre ai pentiti di mafia;
tale struttura risulterebbe inidonea ad ospitare bambini e priva dei requisiti di abitabilità, essendo un capannone con tetto in lamiera e con un angusto cortile;
sembrerebbe che il soggiorno del minore nel Centro sia stato promiscuo in quanto è stato a contatto con persone non compatibili per età e per situazioni di fatto (il bimbo ha fatto a suo padre i nomi delle persone adulte con cui conviveva);
il bambino è stato allontanato all'improvviso, forzatamente e per un periodo molto lungo (38 giorni) dalle persone a lui più care: il padre, le sorelle e la tata-mamma “Lara”;
un tale distacco, soprattutto per le modalità con le quali è stato compiuto, ed in considerazione del fatto che il bambino ha avuto la possibilità di soli quattro incontri, due dei quali della durata di 45 minuti l’uno col padre, e due della durata di un’ora con la psicologa, l’interrogante ritiene non sia stato d’aiuto ma che, al contrario, abbia prodotto ulteriori danni al piccolo, certamente un grave trauma psicologico;
si tenga presente che, circa le reali condizioni psicologiche del minore, la pagella per l’anno scolastico 2006/2007, presso l’istituto comprensivo sopra citato, fornisce un quadro eloquente: nella valutazione intermedia infatti, si parla di un bambino che “ha iniziato a stringere relazioni con i compagni ed ha parzialmente raggiunto gli obiettivi per la programmazione didattica”. Per quanto riguarda il giudizio sul comportamento, si rileva che “nei momenti e nelle attività in cui riesce a contenere la sua crisi, mostra un comportamento adeguato al contesto: inizia a rispettare alcune regole, è affettuoso e disponibile con le insegnanti e con i compagni, partecipa con entusiasmo ed è propositivo”,
si chiede di sapere:
se i fatti sopra esposti corrispondano al vero;
quale siano le gravi motivazioni poste alla base di un provvedimento così drastico che ha allontanato un bambino dal suo nucleo familiare, sottraendo al padre la potestà genitoriale;
per quali ragioni il bambino sia stato destinato ad una struttura così difficilmente accessibile e non ad altra sicuramente più adatta ad ospitare un bambino così piccolo costringendolo a sicure sofferenze legate al distacco familiare;
per quale motivo non sia stata presa in considerazione la possibilità di lasciare il minore nel suo ambiente familiare con il supporto dei servizi sociali, come avrebbe suggerito una più attenta considerazione dell'integrità psicologica e affettiva dello stesso e una economia gestionale delle risorse comunali, anche alla luce dei dati Istat (2003 e 2005), confermati dalla Consulta della Chiesa cattolica, che evidenziano un costo per singolo bambino di 10.695 euro/anno e la struttura che attualmente lo ospita ha un costo di circa 3.000 euro mensili;
perché non si sia ritenuto opportuno e necessario sottoporre il bimbo, durante il soggiorno presso il "Centro sicuro", alle dovute cure sanitarie interrompendo la terapia in corso con la psicologa;
per quale motivo siano sempre le fasce sociali più deboli e subire trattamenti inumani.
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=15&id=275060
lunedì, agosto 27, 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento