Amato: «Picchiare le donne? È nella tradizione siculo-pakistana»
Picchiare le donne? Roba della «tradizione siculo-pakistana». Sì, siculo-pakistana, Giuliano Amato dice proprio così.
La Cdl chiede le sue dimissioni, l’Unione lo condanna, la Finocchiaro gli ricorda che «questo tipo di violenza non ha confini etnici, geografici e religiosi» e persino il leghista anti-immigrati Borghezio lo critica. Poche ore dopo Amato cerca di mettere una pezza: «Parlavo da siciliano di una Sicilia che non esiste più». Ma, in attesa delle reazioni da Islamabad, a Roma la bufera è già scoppiata.
E pensare che paradossalmente la frase incriminata viene pronunciata in un convegno su islam e integrazione. «Nessun Dio autorizza un uomo a picchiare la donna. È una tradizione siculo-pakistana che vuole fare credere il contrario».
E a poco serve la precisazione pomeridiana: «Da bambino, figlio di famiglia siciliana, ho conosciuto una Sicilia che, insieme alle tante cose positive che amavo, era anche la tradizione patriarcale e maschilista a cui ho fatto riferimento. Ci sono capolavori del cinema e della letteratura su questo, ma per fortuna quell’aspetto degli anni Settanta oggi non esiste più».
L’elenco degli «offesi» e degli «sconcertati» è lunghissimo e inizia con Salvatore Cuffaro, sorpreso «per il superficiale disprezzo nei confronti di una tradizione ricca come la nostra». «È vero che la Sicilia è ricca di influssi culturali ereditati dal passato - spiega il presidente della Regione -, però l’identità dell’isola è stata caratterizzata in maniera decisiva dall’esperienza cristiana per cui il sincretismo con il Pakistan è sbagliato. Prendiamo atto che Amato fa outing.»
------------------------------------------
Probabilmente, avendo rinunciato a contrastare la diffusione della droga arrendendosi all'eccesso di domanda, il nostro ministro degli interni potrebbe essere stato soggetto a intossicazione passiva - un evidente rischio parlamentare - che deve aver annebbiato il senso del giudizio, gia' ampiamente messo alla prova dall'eta' media di chi dovrebbe gestire lo stato.
Effettivamente lo stato dimostra di sostituirsi perfettamente al padre, maschilista, con sublime deficienza, diffondendo la droga e l'insubordinazione generale dentro le scuole, che educano precocemente il cittadino al non rispetto della legge. E poi lo lasciano fare.
Da questo delirio contro l'autorita' paterna discende la meticolosa organizzazione della raccolta dell'immondizia, che tende a raccogliersi in strada, per offrire riparo e risorse ai molti extracomunitari che non sanno piu' dove mettere la droga.
Osserviamo anche dell'efficiente raccolta di fondi per mantenere il carrozzone statale e i suoi tromboni, che pontificano sulla cultura siculo-pakistana, ponendo minimum-tax e inversione dell'onere della prova per chi - pezzente - non ricava abbastanza reddito da pagare le tasse necessarie per mantenere lorsignori.
Per fortuna che tra una boutade e l'altra non perdono di vista la necessita' di incrementare le spese e papparsi banche e aziende, passando agli amici non-siculi le commesse di stato e gli incarichi. Ricordandosi anche di mandare a casa chi della finanza o della polizia potrebbe avere da eccepire.
Con tutti gli amici rimasti a questo esecutivo, mancavano giusto i siculo-pakistani all'appello. Chissa' mai che ora si inneschi quel regicidio necessario per la liberazione.
Libera nos a mato.
giovedì, luglio 12, 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento