L’affidamento dei figli, dopo la separazione, è la causa dell’omicidio-suicidio avvenuto a Genova nel primo pomeriggio di lunedì.
Giulio Bottiglieri, 50 anni, rappresentante, intorno alle 13.45, ha ucciso a colpi di martello la moglie Anita Vergouts, 43 anni, architetto, da cui si era da poco separato, e poi si è tolto la vita gettandosi da una finestra. Il delitto è avvenuto nel salotto dell’appartamento della coppia al quinto piano di un palazzo di via Nizza, nel quartiere residenziale di Albaro.
All’origine del litigio dei coniugi potrebbe essere stato l’accordo sull’affidamento dei due figli, un bambino di 10 anni e una bimba di 7; fortunatamente i due piccoli non erano presenti sul luogo della tragedia e si trovavano dai nonni.
-----------------Camilla B.
Questi fatti ormai sono all'ordine del giorno ma mi domando come possa una persona con due figli comportarsi in una maniera così atroce?
Abbiamo ripetutamente denunciato come sia possibile ottenere questo risultato legalmente e senza poter opporre alcuna opposizione a queste azioni.
E' ovvio che mettendo a tacere queste situazioni, la grande massa dei cittadini non conosce la realta' delle cose e viene dunque presa alla sprovvista, colpita nel profondo da un gravissimo danno esistenziale, che in situazioni di debolezza appare insormontabile.
Da queste situazioni nascono reazioni folli di autodistruzione.
In ogni caso viene sistematicamente disarticolata la famiglia e l'intero codice civile del diritto di famiglia. Non sta nella legge il problema, ma nella sua attuazione soprattutto nelle procedure di separazione, che devono urgentemente essere riviste, per ridare dignita' al padre e far cessare questa distruzione.
marco baldassari
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Una tragedia in tre minuti di follia
Uccide la moglie a colpi di mazza, poi si getta dal quinto pianoLa coppia già da qualche mese non abitava l´appartamento ormai quasi svuotato
L´agente pubblicitario non sopportava la situazione e l´iter giudiziario
Tre minuti in cui Giulio Bottiglieri, di 50 anni, ha perso la testa, ha ammazzato la moglie, Anita Vergouts, belga, di 43 anni. L´ha colpita con un tre colpi di mazzuolo da muratore, sfondandole il cranio. Non accettava la separazione che i due avevano iniziato, ma che lui subiva. Giulio, fratello di Salvatore Bottiglieri, noto penalista, dopo l´omicidio ha deciso di farla finita, si è lasciato cadere dal quinto piano di un elegante edificio di via Nizza.
Una tragedia consumata in Albaro. Ieri, da poco passate le 13.30. Anita è in casa, interno 17 del civico 10, nell´appartamento ormai quasi svuotato. Lei ha già deciso di andarsene, non abita più lì da qualche mese, ha preso un appartamento in via Casaregis. I bambini da un po´ di tempo vivono in casa dei genitori di lei, a Genova. In via Nizza è rimasto qualche pelouche, a terra ci sono scatoloni imballati, due borsoni pieni di indumenti di lei, negli armadi sono rimasti i vestiti di Giulio.
Anita indossa un paio di bermuda bianche e rosa, una canottiera scura. In una delle stanze dei bambini, adibita anche a piccolo studio, forse sta leggendo alcuni appunti di lavoro, è appoggiata con le mani al tavolo di legno sostenuto da due cavalletti. Nessuno può dire cosa è accaduto in questi ultimi minuti, ma la ricostruzione azzardata dagli investigatori potrebbe essere questa.
Giulio da un po´ di tempo vive anche una situazione di crisi, dovuta alla sua professione: lavorava alla Mondadori, come agente pubblicitario, ma ha deciso di mettersi in proprio. Con difficoltà. Eppoi, tra marito e moglie l´amore è finito, è in corso la separazione giudiziale.
Tumultuosa. «Sentivamo litigare spesso, con urla continue», raccontano i vicini di casa. Anche ieri. Lo avrebbero accertato i carabinieri del maggiore Michele Di Pasqua. Solo pochi istanti di follia: Giulio perde la testa, sarebbe andato nel ripostiglio a cercare tra gli attrezzi la mazzetta.
Colpisce la moglie da dietro. La prima botta alla nuca, ad Anita saltano gli occhiali; la seconda nella zona occipitale, la donna si accascia per terra, poi una terza, mentre la sventurata è già crollata a terra. Stando ad indiscrezioni, questo avrebbe accertato il medico legale Marco Salvi. Ma dirà di più l´autopsia, ordinata dal sostituto procuratore Gabriella Marino.
Al "118" giunge una telefonata. Da chi? È l´omicida oppure un vicino di casa. La chiamata a Genova-Soccorso spedisce in via Nizza un´automedica. Nessuno risponde al citofono dell´appartamento dove c´è un cadavere. Giulio è sul balcone, indossa un pantalone nero e una camicia salmone. Accende una sigaretta e fuma nervosamente. «L´ho visto sconvolto - dichiarerà mezz´ora dopo un´ecuadoriana che accudisce due anziani del civico 8 - ma non immaginavo che avesse ammazzato la moglie».
Il medico del "118" chiede il supporto dei vigili del fuoco. Ancora 20 minuti di lucida follia. Il cinquantenne razionalizza cosa ha fatto, come in un film pensa ad Anita che non c´è più, al suo futuro in carcere, ai bambini che sono il bene più prezioso della sua vita ma che ha resi orfani. Chi glielo dirà? Come si potrà spiegare che la mamma è partita per un viaggio senza ritorno; che non la vedranno più. Quando i pompieri arrivano in via Nizza, è un attimo: la badante vede Giulio spegnere la cicca nel posacenere che si è portato sul poggiolo, poi lasciarsi cadere nello slargo sottostante, laterale alla elegante strada. Ci sono quattro auto posteggiate dove fino a qualche anno fa c´era un elettrauto. Nemmeno sfiorate. L´uomo piomba da 20 metri, cade sul telaio di un tendone, lo disintegra, si sfracella sul cemento.
L´omicida-suicida rantola ancora quando i vigili del fuoco per entrare nel cortile tagliano il lucchetto con le cesoie. Il medico e l´infermiere del "118" tentano di rianimarlo. Invano. «Perché non lo avete portato in ospedale? - grida disperata la sorella due ore più tardi - almeno fatemelo vedere». I carabinieri stendono un pietoso lenzuolo e su quell´appartamento dove Anita e Giulio un anno e mezza prima avevano pensato di costruire un futuro, scende un triste silenzio.
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