di Vincenzo Spavone - GESEF
Con l’iniziativa della Conferenza Nazionale sulla Famiglia di Firenze il Governo ha inteso promuovere un momento istituzionale di ascolto, elaborazione e partecipazione sui tanti temi che interessano le famiglie italiane. Un incontro tra responsabili politico-istituzionali, associazioni e di chi opera nell'ambito delle problematiche familiari.
Un evento importante poiché dalla Conferenza verranno le idee fondamentali per la stesura del Piano Nazionale per la Famiglia, oltreché indicazioni e proposte per il prossimo Dpef e la Finanziaria 2008.
Abbiamo quindi partecipato a questa Conferenza nella convinzione di rappresentare la voce - troppo spesso inascoltata - di quelle centinaia di migliaia di cittadini la cui genitorialità è ostacolata da elementi mobbizzanti che conosciamo, strettamente collegati alla violenza domestica.
Le sessioni di lavoro si sono articolate su dieci tematiche. La Gesef, attraverso i suoi rappresentanti, ha partecipato ai lavori inerenti "Famiglia, Violenza e Riparazione", in particolare nel sottogruppo "Conflittualità e violenza nella coppia”. Nel corso dei lavori ciascun iscritto ha portato la propria testimonianza e proposte di intervento sulla problematica trattata.
Una buona parte degli interventi ha visto sfilare le rappresentanti dei centri anti-violenza di tutta Italia (da Imola a Siracusa, da Differenza Donna ad Artemisia a Telefono Rosa) ed ha riproposto lo stesso elenco di motivi a sostegno della guerra tra i sessi: la condizione della donna come parte debole e sempre vittima della violenza maschile domestica, che si riversa inesorabilmente sui figli insieme alla violenza pedofila.
Una reiterata e sistematica criminalizzazione dell'uomo tout court. E ovviamente le soluzioni proposte non potevano che essere nuove leggi che inaspriscono quelle già esistenti, il trattamento sanitario e giudiziario obbligatorio per il maschio violento, maggiori finanziamenti alle strutture di sostegno pro-donna per una maggiore emersione del fenomeno, ad oggi - a loro dire - ampiamente sommerso. Non poteva mancare una massiccia e più estesa opera di rieducazione maschile.
Altri interventi, sempre al femminile, hanno inquadrato il fenomeno della violenza domestica nel contesto della conflittualità, proponendo la promozione di strutture preposte a stemperare la seconda per prevenire la prima, come ad esempio la riconversione dei consultori familiari al loro scopo originario.
Alcuni avvocati hanno sottolineato la connessione tra conflittualità e violenza domestica in fase separativa, proponendo soluzioni di equa opportunità.
La Gesef ha completamente rimescolato le carte. Dopo aver evidenziato dubbi e perplessità, sosprattutto riguardo alla metodologia delle statistiche sbandierate in merito alla violenza subita dalle donne, ha riportato i dati di ricerche straniere in merito alla violenza agita dalle donne nei confronti dei loro partners e dei propri figli. Di cui in Italia non c'è traccia.
E proprio a seguito di tale assenza ha citato la propria RICERCA (disponibile sul sito http://www.gesef.it) effettuata su dati effettivi corredati di documentazione giudiziaria e non la proiezione su scala nazionale di qualche migliaio di interviste telefoniche. Ha auspicato la fine della guerra ideologica tra i sessi come finora portata avanti, che danneggia tutti ed in primis le donne. E ha raccomandato - anzichè nuove leggi discriminatorie - una campagna culturale di riconoscimento e valorizzazione ed educazione alla paternità - a beneficio dei figli e della famiglia nella sua interezza.
Lazzi denigratori e commenti velenosi si sono sprecati. Una giornalista, fondatrice di un centro anti-violenza a Siracusa, ha ribattuto che seppure qualche padre subisce ricatti economici dalla ex partner - soldi in cambio dei figli - o se qualcun altro viene accusato ingiustamente di pedofilia, ciò compensa per tutti quei padri che non pagano e per quelli effettivamenti abusanti.
[NOTA: dalla ricerca emerge che il 30% delle separazioni implicano accuse di abusi, che si rivelano false nel 99% dei casi.]
Bene: quale è stata la sintesi finale della coordinatrice, Isabella Merzagora Betsos, che ha chiuso i lavori della sessione tematica?
"La donna è indubitabilmente il soggetto più debole. I maschi dovrebbero fare autocoscenza ed istituire gruppi di mutuo aiuto per consapevolizzarsi della loro violenza. L'affido condiviso non può essere una soluzione applicabile poiché, essendo il potere tutto dalla parte maschile, la donna è in posizione non paritaria”.
Non una parola è stata recepita al di fuori delle violente esternazioni delle tenutarie dei centri anti-violenza. Ci si domanda se la grandiosa - e dispendiosa - conferenza che doveva avvicinare i problemi sociali alla politica, non sia invece una grancassa che mette a tacere le voci scomode per promuovere solo quelle politiche familiari che sono in accordo con i programmi di governo.
Quando la Politica chiederà il voto, da parte nostra una sola risposta:
NO AFFIDO CONDIVISO ? NO VOTO!
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lunedì 9 luglio 2007 ore 12.20 Rai 3 "Cominciamo Bene" condotto da Michele Mirabella.
Il Dramma delle Separazioni: due sconcertanti casi di Paternità violata.
In studio il racconto di Fabio Pietrolati di Roma e Gianni Furlanetto di Firenze.
A confrontarsi con Vincenzo Spavone la D.ssa Melita Cavallo, Responsabile Dipartimento di Giustizia Minorile del Ministero della Giustizia. Già Presidente del TM di Napoli.
sabato, luglio 07, 2007
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