lunedì, novembre 26, 2007

Stop alla propaganda di odio antimaschile.

Sulla violenza domestica e' in corso un ampio dibattito internazionale in USA, nelle sedi ONU e in Europa, per dimensionare correttamente il fenomeno e comprenderlo nei dettagli, con dati oggettivi, in modo da elaborare strategie di contrasto alla violenza domestica.

"In his latest Fox News debate, Marc Rudov stated that HHS and CDC statistics show women and men commit domestic violence equally. The website "MediaMatters for America" has responded by calling Marc's statement false. (See article and video at http://mediamatters.org/items/). Media Matters claims that the ratio is 62% to 38%."

In March 2007, the peer-reviewed scientific journal, "American Journal of Public Health" published a report by Centers for Disease Control researchers Whitaker, Haileyesus, Swahn, and Saltzman entitled "Differences in Frequency of Violence and Reported Injury Between Relationships With Reciprocal and Nonreciprocal Intimate Partner Violence". (http://www.ajph.org/cgi/content/abstract/97/5/941).

This study reports that women are the sole perpetrator in 70% of cases where the other partner was non-violent!

Today, there are over 200 major studies reporting that women initiate at least half of domestic violence, and little credible scientific evidence to the contrary. (http://www.csulb.edu/~mfiebert/assault.htm)
Evidentemente si sta dibattendo sui valori di una forchetta che pone consistenti responsabilita' della violenza domestica a carico delle donne, del 40-50% circa.
Quindi la criminalizzazione maschile a senso unico e' FALSA E STRUMENTALE.

Essendo questo il risultato della ricerca internazionale sulla violenza, com'e' possibile in Italia questa radicale campagna antimaschile, che presenta dati manipolati per gonfiare il fenomeno a livelli non credibili e facendo apparire gli uomini come responsabili esclusivi della violenza?

Nessun giornalista e nessun giornale o televisione ha ancora messo in dubbio le cifre e i metodi di indagine, amplificando acriticamente una palese campagna denigratoria del genere maschile.

Diventa lecito chiedersi a chi serve questa propaganda e quali sono le finalita' occulte?

Le signore, circa 30.000, che sfilavano sabato a Roma nel corteo antiviolenza hanno scritto con la vernice all’inizio d via Torino "IL MASCHIO MORTO NON STUPRA" che, come piattaforma della manifestazione, ci pare un messaggio molto chiaro.

Pubblichiamo dunque integralmente il comunicato della associazione GESEF

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COMUNICATO STAMPA: Fermiamo la Violenza Femminista

Stop alla Propaganda Terroristica di Dati Falsi e Mistificati

Con la presente intendiamo attuare un'informazione di contrasto
alla propaganda mistificatoria inerente la violenza sulle donne.
Evidenziando falsità e manipolazione dei relativi dati statistici,
diffusi in maniera sproporzionatamente ridicola - senza alcun
riscontro - da parte di Ministri, esponenti parlamentari e sedicenti
"esperte", attraverso un martellamento mediatico senza precedenti

Tale propaganda mira a radicare nell'immaginario collettivo
l'idea di un ambiente domestico scenario di delitti e terribili
violenze, dove vittima è sempre e solo la donna mentre il carnefice è
esclusivamente di sesso maschile.

Vengono svelate cifre inquietanti quanto sospette: oltre sei
milioni (qualcuno ha sparato 14 milioni) di donne hanno subito
violenza da parte di un partner o altro familiare, di cui la metà
stuprate. Sulla base di dati statistici pubblicati dall'Istat, dietro
incarico della Ministra per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini.
La quale ha potuto disporre di un finanziamento doppio per il suo
dicastero rispetto a quanto previsto per il suo predecessore.

Leggendo tali dati sul sito dell'Istituto si scopre che altro non sono
che proiezioni statistiche dei risultati scaturenti da un sondaggio
telefonico effettuato lo scorso anno su 25.000 abbonate
(v. www.istat.it),

La nota metodologica del sondaggio chiarisce che le domande poste
alle intervistate evitano volutamente riferimenti espliciti alla
violenza fisica o sessuale, ma invitano le stesse a "descrivere
concretamente atti e/o comportamenti in modo di rendere più facile
alle donne aprirsi". Ciò per evitare una sottostima del fenomeno,
"[...] sottostima che può essere determinata anche dal fatto che a
volte le donne non riescono a riconoscersi come vittime e non hanno
maturato una consapevolezza riguardo alle violenze subite". Non sono
quindi le donne intervistate ad aver denunciato violenze subite, bensì
le loro descrizioni sono poi state catalogate in varie fattispecie di
"violenza.

Cosicché l'attenzione sessuale diventa molestia, l'esercizio del
dovere coniugale dal parte del partner diventa stupro, un banale
litigio diventa violenza fisica, una critica al vestito o alla
pettinatura é considerata violenza psicologica, un blando rifiuto
diventa limitazione della libertà personale, la necessità di chiarire
situazioni ambigue diventa violazione della privacy, la richiesta di
una equa distribuzione delle risorse familiari diventa ricatto
economico.

I dati del sondaggio assunti come scientifici - ripetiamo:
25.000 interviste telefoniche "guidate"- oltreché proiettarsi
riversati statisticamente sull'intera popolazione femminile italiana
di età 16-59 anni, sono costruiti in funzione esclusiva di uno
spettacolare allarmismo, e dunque sottratti al rigore della prova dei
fatti. Tale metodologia è già stata adottata nel decennio scorso in
altri Paesi Europei ed occidentali, e fortemente contestata da
femministe storiche dotate di un certo spessore intellettuale (ad es.
Francia: vedi Elisabeth Badinter - Il percorso sbagliato).

Consola il fatto che l'Assemblea ONU, pur avendo decretato il 25
novembre come giornata contro la violenza alle donne già dal 2001, lo
scorso anno ha "preso nota" ma di fatto rigettato l'ultimo rapporto
sulle violenze domestiche contro le donne presentato dall'uscente
Segretario, poiché quanto contenuto risultava outrageously inaccurate,
contrived, manipulated and most distinctly dangerous, come riportato
dalla stampa statunitense

La Ministra, ed altri esponenti del Governo e dell'Opposizione
Parlamentare, oltre a propinarci dati mistificati, azzarda anche
impressionanti confronti: la violenza domestica sarebbe la causa
principale di decessi ed invalidità, prima del cancro e degli
incidenti automobilistici.

Auspichiamo che la ventilata riduzione del numero di ministri la
coinvolga, stante la sua imperizia a documentarsi: i delitti familiari
che registrano una donna come vittima ad opera di un familiare si
contano annualmente in numero di 60 a fronte di oltre 10.400 decessi
femminili conseguenti malattie cancerogene (per un totale di oltre
18.000 considerate tutte le patologie - v. Istituto Superiore di
Sanità) e 600 per incidenti stradali.

Al tempo stesso si tace della violenza femminile e materna: le
cronache ci forniscono amari resoconti di omicidio, uxoricidio ed
infanticidio, oltreché della partecipazione ad episodi di abuso
sessuale che attestano il medesimo potenziale di brutalità. Anche se
allo stesso reato si conferisce raramente un carattere penale quando a
commetterlo sono delle donne: ciò mette in pericolo l'immagine che
hanno di se stesse, e si tende a giustificarle - talora a
legittimarle - con argomenti che rasentano il grottesco.

Le sottaciute inchieste europee informano che il 10% delle
violenze domestiche sono rappresentate da mogli che picchiano i
mariti. Al punto che la Germania da qualche anno ha inaugurato due
rifugi per uomini vittime di percosse, ed altrettanto stanno facendo
Spagna e Belgio.

In Italia l'unica indagine esistente è stata effettuata dalla
scrivente GESEF su un campione di genitori che si sono rivolti alle
sue strutture per aiuto e supporto . Attesta che nell'ambito del
conflitto separativo un marito su tre è fatto oggetto di denunce per
abuso sessuale sui figli o sulla partner, finalizzate ad allontanarlo
definitivamente dai figli. Denunce che risultano sistematicamente
false, ma la cui prassi giudiziaria provoca conseguenze devastanti sia
sul piano psicologico che economico degli accusati. Rileva altresì che
oltre il 50% dei mariti ha subito violenze fisiche di varia natura ed
entità.

Analoga percentuale si rileva da imponenti studi effettuati
negli USA ed altri Paesi anglosassoni: le violenze domestiche sono
agite e subite in maniera paritaria tra uomini e donne, anche se
queste ultime eccellono per violenza psicologica e provocatoria.

In tutto il mondo infanticidio e figlicidio restano primato assoluto
delle donne.

La Ministra Pollastrini, titolare di un dicastero definito
appunto Pari Opportunità, non si è però mai posta lo scrupolo di
richiedere all'Istat analoga ricerca concernente l'eventuale violenza
subita dagli uomini.

La manifestazione organizzata nella vigilia della giornata
preposta dall'ONU, alla luce di siffatte statistiche induce qualche
dubbio, poi confermato dagli avvenimenti

Infatti la frangia separatista del femminismo nostrano che ha
organizzato l'evento, impossessandosi della tematica "violenza alle
donne" l'ha trasformata in violenza maschile alle donne, tappezzando
le strade di Roma con manifesti diffamatori contro gli uomini

Gli slogans esibiti ed urlati durante il corteo sono stati una
fiorescenza della colorata cialtroneria veterofemminista anni '70,
come qualcuno ha poi scritto. Cui si è aggiunta una vera e propria
offensiva misandrica di regime per imporre l'idea che qualunque uomo
che si muove tra le pareti domestiche è un potenziale assassino

Viene chiamata in causa non la violenza esercitata da singoli
delinquenti, ma quella collettiva che pervaderebbe culturalmente
l'intera popolazione maschile.

Una manifestazione, dunque, contro gli uomini e contro la famiglia.
Scivolando infine nell'antipolitica, come insulti e aggressioni a
giornalisti, deputate e ministre ci hanno mostrato, confermando il
dispotismo delle femministe che manifestavano contro la violenza alle
donne.

La violenza più subdola sta nella loro campagna di
discriminazione e criminalizzazione aprioristica. Mirata a far
digerire normative e prassi giudiziarie limitanti la libertà
individuale, che decretano il definitivo ritorno alla presunzione di
colpevolezza ed al processo inquisitorio. Il cui scopo è quello di
porre ciascun uomo - anche delle future generazioni - in una
condizione di sudditanza psicologica, emotiva e morale di fronte al
potere indiscutibile della percezioni femminile, in base alla quale
viene definita la liceità o meno di qualunque comportamento maschile.
Condizione che -stante l'assenza di contraddittorio e possibilità di
difesa - induce alla disperazione i soggetti più deboli e ne fomenta
risposte incontrollate e brutali.

La recente approvazione di uno stanziamento di EURO 20.000.000
(soldi dei contribuenti perlopiù uomini) per contrastare la violenza
sulle donne è parte integrante del progetto. Il fondo è destinato a
finanziare i gruppi femministi (centri antiviolenza, comitati pari
opportunità, ecc) da cui è partito il parossistico allarme sociale
appositamente ingegnato e la conseguente manifestazione nazionale del
24 novembre scorso.

Ma suona come un oltraggio a fronte delle problematiche che le
famiglie italiane - afflitte dal caro vita, dal caro mutui, dal
precariato, dalla carenza di asili nido e dalla insicurezza urbana -
si trovano ad affrontare.

La violenza non ha sesso: si combatte attraverso l'equilibrata e
puntuale applicazione delle norme vigenti, interventi preventivi
adeguati che riconoscano le problematiche di entrambe le parti in
conflitto, dialogo e confronto culturale.

L'arma della colpevolizzazione, umiliazione e vilipendio
dell'intero genere maschile non vi pone alcun rimedio: è finalizzata
invece ad alimentare l'odio sociale, la guerra tra i sessi,
l'insicurezza delle donne da poter così convogliare sotto la "tutela"
di avvocate e psicologhe dei centri antiviolenza, l'annichilimento
degli uomini da "rieducare", l'isolamento affettivo degli individui.

Un'arma funzionale solo all'affermazione del potere politico-
burocratico-istituzionale e l'ottenimento di maggiori finanziamenti
pubblici da parte di una esigua ma influentissima schiera di
militanti, spinte da torpori di rivalsa distruttiva. Che sfruttano
abilmente debolezze ed avidità delle donne - fregandosene altamente
delle loro reali sofferenze - per dirigere la società verso il
definitivo sfacelo delle relazioni uomo-donna, e di conseguenza della
famiglia così come storicamente intesa.

Ringraziamo i giornalisti, le deputate. le ministre - cui
esprimiamo la nostra solidarietà - vittime della aggressione
femminista, che inconsapevolmente con la loro presenza hanno sturato
la rabbiosa esaltazione delle organizzatrici del corteo. In pochi
secondi le immagini diffuse dai media hanno testimoniato agli italiane
(donne e uomini) quanto noi conosciamo per esperienza diretta e
divulghiamo da tempo.

Auspichiamo pertanto una nuova fase di impegno istituzionale - più
sensbile e collaborativo verso tutte le espressioni
dell'associazionismo - orientato a liberare la nostra società da
questa cappa di odio sessista, per ricostruire la relazione uomo/donna
all'insegna del reciproco rispetto e valorizzazione dei ruoli sociali
e familiari, nell'uguaglianza dei poteri e delle responsabilità.

Per restituire dignità ad entrambi i Generi, alla Famiglia ed ai
nostri Figli.

Elvia Ficarra

Responsabile Osservatorio Famiglie Separate - Gesef

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Media Matters bases its claim on excerpts from a CDC handout about domestic violence (http://www.cdc.gov/ncipc/dvp/ipv_factsheet.pdf), which cites as its source the CDC-funded 1996 National Violence Against Women Survey. (http://www.ncjrs.gov/pdffiles1/nij/.pdf) The 1996 survey was conducted using a modified version of a research instrument known as the Conflict Tactics Scales. Dr. Murray Straus, the pre-eminent researcher on domestic violence is the inventor of the Conflict Tactics Scales. Straus has objected to the 1996 survey because the modifications made to the Conflict Tactics Scales would artificially suppress the percentage of male victims. (http://www.breakingthescience.org/StrausSaysTjadenThoennesBiased.mp3)

The latest CDC scientific research shows much higher perpetration rates for women. In March 2007, the peer-reviewed scientific journal, "American Journal of Public Health" published a report by Centers for Disease Control researchers Whitaker, Haileyesus, Swahn, and Saltzman entitled "Differences in Frequency of Violence and Reported Injury Between Relationships With Reciprocal and Nonreciprocal Intimate Partner Violence". (http://www.ajph.org/cgi/content/abstract/97/5/941).

This study reports that women are the sole perpetrator in 70% of cases where the other partner was non-violent!

Murray Straus, co-founder of the Univ. of New Hampshire Family Research Laboratory, was the first leading scientist to call for federal domestic violence laws. Today, he also calls for women to stop abusing men, and for policy changes to effect reforms in violence policy to address this major, unaddressed national problem (http://www.citizen.com/apps/pbcs.dll/article?AID=//NEWS0202//-1/CITIZEN).

Dr. Straus scientifically explains why Media Matters is wrong in "The Controversy Over Domestic Violence by Women". (http://pubpages.unh.edu/~mas2/CTS21.pdf). Straus reconciles the vast differences between the findings of crime-based studies such as the National Crime Victimization Survey (NCVS) and empirical studies based on the Conflict Tactical Scales (CTS). In a nutshell, studies based on crime data and women's advocacy surveys report what we expect: Men often win major spousal altercations and men are the ones arrested (without considering who initiated the altercation). CTS-based studies more accurately report the nature of family violence and who is causing it.

Today, there are over 200 major studies reporting that women initiate at least half of domestic violence, and little credible scientific evidence to the contrary. (http://www.csulb.edu/~mfiebert/assault.htm)

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