giovedì, novembre 29, 2007

il popolo italiano si fida sempre meno

Dire che e' un piacere pagare le tasse a chi e' onesto e cerca di guadagnarsi il pane sul libero mercato, suona un poco come uno sfotto quando poi "chi tocca i fili muore" (ogni riferimento a Forleo e De Magistris e' puramente casuale). C'e' il pericolo che l'esercito dei bamboccioni, dei tassisti, degli ultras, etc etc etc dia lo sfratto esecutivo ai burattinari d'itaglia.

La Cassazione contro la Forleo. Panorama.it - Italia: "il popolo italiano si fida sempre meno"

Quanti magistrati sono stati puniti dalla Cassazione per avere intercettato politici che non dovevano, espresso giudizi sopra le righe, avere addirittura offeso l’onore delle forze dell’ordine? Quanti hanno subito il trasferimento d’ufficio ad opera del Csm?

Perché questo è capitato e sta capitando a Cementina Forleo, il Gip di Milano che indaga sull’affaire Unipol e che ha chiesto al Parlamento l’autorizzazione ad utilizzare le intercettazioni di alcuni esponenti di Forza Italia, ma soprattutto dei diessini Massimo D’Alema e Nicola Latorre. Ricevendo tra l’altro una risposta da Comma 22: la legge dice che richieste simili vanno indirizzate alla Camera di appartenenza o a quella di provenienza, ma all’epoca dei fatti il ministro degli Esteri era europarlamentare, dunque la richiesta va indirizzata a Strasburgo; ma siccome oggi non lo è più sarebbe irricevibile anche là. Insomma, quella lettera “o” non è chiara ai legislatori che l’hanno scritta.

È evidente che la Forleo non è una Giovanna D’Arco ed è chiaro anche ai non addetti ai lavori che ha peccato di protagonismo, accettando di comparire in tv e parlando di manovre politiche e istituzionali nei suoi confronti. Ciò che invece non è per nulla evidente, e che probabilmente non sapremo mai, è se nel merito dell’indagine Unipol ed i suoi sospetti sui politici erano fondati. Così come non sapremo se era fondata l’indagine sui potenti di De Magistris.
In passato altri magistrati avevano esternato in pubblico e avevano ceduto al protagonismo, come e ben più della Forleo. Basta pensare a Saverio Borrelli, ad Tonino Di Pietro (quando faceva il pm), a Giancarlo Caselli, ad Agostino Cordova, a molti altri. Erano stati discussi, soggetti a ispezioni ministeriali, ma mai era stato impedito loro di portare avanti le indagini. Che erano andate a segno con esiti assai fragorosi.

Altri giudici erano incorsi in clamorosi errori giudiziari - il più noto quello per Enzo Tortora - senza tracce di punizioni e trasferimenti. Proprio oggi un gip ha archiviato buona parte delle accuse di estorsione dell’inchiesta Vallettopoli messa in piedi dal pm Henry John Woodcock , altro magistrato che non vola precisamente basso. Perché questi due pesi e due misure?

Ora, a distanza di pochi giorni, sia la Forleo sia il pm di Catanzaro Luigi De Magistris vengono messi in condizioni di non lavorare. Che entrambi abbiano toccato politici della maggioranza (e dell’opposizione), incorrendo nelle ire sia del governo sia di parte del centrodestra non può apparire un caso. Il garantismo è un principio sacrosanto, ma andrebbe applicato a tutti: quante intercettazioni illegittime o discutibili si fanno ogni giorno in Italia? Quanti magistrati dicono la loro il politica e in tv? Quanti si trasferiscono direttamente in partiti o nei governi?

Il miglior modo per giudicare un magistrato resta quello di sottoporlo al giudizio di un organismo davvero terzo. Per un pm dovrebbe essere naturalmente un giudice, se esistesse una reale divisione delle funzioni e soprattutto delle carriere. Se compie delle palesi infrazioni disciplinari, c’è in Italia il Csm: a condizione però che usi per tutti lo stesso metro di giudizio. Ma sarebbe meglio anche in questo caso evitare gli organi di autogoverno e ricorrere, anche qui, ad organismi terzi. Si torna insomma alla netta distinzione tra procuratori e giudici; che però in Italia non c’è.

Infine due parole sulle parole scelte dalla Cassazione per promuovere l’azione disciplinare di fronte al Csm: “abnorme invasione di campo”, “osservazioni stupefacenti e illegittime” “grave e inescusabile negligenza aver richiesto alla Camera l’autorizzazione a procedere”. Non siamo abituati a sentire magistrati che rompono lo spirito di casta per processare in questi termini uno di loro. Forse è l’inizio di un’inversione di tendenza, magari salutare. Forse, come per De Magistris, è invece un modo per giustificare la sostituzione di colleghi scomodi. Il problema è che non lo sapremo mai, perché la politica ha già abbondantemente strumentalizzato i casi Forleo e De Magistris. La Cassazione e il Csm dovrebbero dunque spiegare e documentare le loro accuse all’opinione pubblica. In fondo i magistrati agiscono “in nome del popolo italiano”, ma il popolo italiano si fida sempre meno, e qualche buona ragione ce l’ha.

2 commenti:

Nessie ha detto...

Giriamola come vogliamo, ma questa è la classica "guerra" tra Procure. E i cittadini ancora una volta subiscono sulla loro testa cose di cui non capiscono. Quando la Forleo liberò il terrorista Mohammed Daki, non ci fu il barba di un CSM o di una Cassazione che promosse azioni disciplinari contro di lei (sebbene se le sarebbe meritate!). Ora che tocca gli scranni d'oro del Palazzo, se la tolgono dai piedi, col trasferimento.
Quanto ai DS (oggi si fanno chiamare PD, ma sono stati eletti in parlamento come DS) hanno usato e abusato della Magistratura come "testa d'ariete" per promuovere "la via giudiziaria al socialismo", solo quando c'era da far fuori i partiti rivali (Tangentopoli docvet). Ora che tocca a loro, si rifiutano di pagare il contrappasso e si fingono garantisti "last minute". Per me se finiscono in galera, non piango di certo.

Anonimo ha detto...

secondo me i magistrati vanno lasciati in pace e basta...
possibile che ogni volta che arrestano un politico debba smuovere tutti i media e quando arrestano un cittadino è giusto?
Per difendersi non serve il corriere o la repubblica o la tv... SI DEVE ANDARE IN TRIBUNALE, PUNTO! E' cosi in tutto il mondo!