sabato, agosto 13, 2005

quel che fa il babbo. è sempre ben fatto.

Ora voglio raccontarti una storia che ho sentito quando ero piccolo, e da allora ogni volta che ci ho ripensato, mi è sembrata più bella; perché alle storie succede come a molti uomini: guadagnano con l'età, e questo è piacevole!
Tu sei certo stato in campagna, e hai certamente visto una vecchia casa di contadini col tetto di paglia; muschio e erba ci crescono da soli e un nido di cicogne si trova proprio in cima della cicogna non si può fare a meno. Le pareti sono pencolanti, le finestre basse, anzi ce n'è una sola che si può aprire; il forno per cuocere il pane spunta in fuori come una pancia rotonda, e il cespuglio di sambuco si piega sopra la siepe verso una piccola pozza d'acqua con un'anatra e gli anatroccoli, proprio sotto il salice nodoso. Già, e poi c'è il cane alla catena, che abbaia a tutti.
Proprio una casa simile si trovava in campagna, e lì viveva una coppia, un contadino con la moglie. Con quel poco che possedevano avrebbero potuto ben fare a meno di un cavallo che pascolava proprio vicino al fosso della strada maestra. Il contadino lo cavalcava per andare in città, i vicini lo prendevano in prestito e poi lo ricambiavano con qualcos'altro, ma per loro sarebbe certo stato meglio vendere quel cavallo o scambiarlo con qualche altra cosa che si sarebbe rivelata più utile. Ma che cosa?
«Questo lo capisci meglio tu, babbo!» disse la moglie. «Adesso c'è il mercato in città, vai là col cavallo e vendilo in cambio di soldi o di qualcos'altro di buono. Quello che fai tu va sempre bene. Vai al mercato!»
E così gli avvolse il fazzoletto intorno al collo, perché quello lo sapeva fare meglio di lui, anzi gli fece un nodo doppio, che era più elegante, poi gli pulì il cappello con il palmo della mano e lo baciò sulla bocca. Quindi lui partì sul cavallo che doveva vendere o scambiare; era un uomo: di lui ci si poteva fidare.
Il sole bruciava e non c'era nessuna nuvola. La strada era piena di polvere; c'erano moltissime persone che andavano al mercato in carrozzella, a cavallo o addirittura a piedi. Faceva un caldo eccezionale e non c'era neppure un po' d'ombra sulla strada.
Passò uno con una mucca, proprio graziosa come può essere una mucca.
“Questa dà sicuramente dell'ottimo latte!” pensò il contadino, poteva essere un ottimo affare averla. «Ehi, tu con la mucca!» disse «noi due dobbiamo parlare. Vedi questo cavallo? credo che costi più di una mucca, ma per me è lo stesso. A me torna più utile la mucca. Li scambiamo?»
«Certo!» disse l'uomo con la mucca, e così li scambiarono.
Ormai era fatta e il contadino poteva benissimo tornarsene a casa: aveva ottenuto quello che voleva; ma avendo pensato di andare al mercato, volle andarci ugualmente, giusto per vederlo. Così s'incamminò con la mucca. Camminava spedito e la mucca con lui. Raggiunsero un uomo che conduceva una pecora. Era una bella pecora, grassa e con un bel mantello di lana.
“Mi piacerebbe averla!” pensò il contadino. “Non le mancherebbe certo l'erba vicino al fosso e d'inverno potrebbe stare in casa con noi. In fondo sarebbe meglio per noi avere la pecora, che non la mucca.” «La scambiamo?»
«Sì!» Naturalmente l'uomo accettò subito. Così venne fatto il cambio e il contadino proseguì con la pecora lungo la strada maestra.
Vicino a un muretto vide un uomo con una grande oca sotto al braccio.
«È proprio pesante quello che hai lì!» disse il contadino «è bella grassa e piena di penne. Starebbe proprio bene, quando c'è bel tempo, vicino alla nostra pozza d'acqua. Così la mamma potrebbe conservare le bucce per qualcuno! Ha sempre detto: “Se solo avessimo un'oca!”, ora potrebbe averla e l'avrà. Facciamo cambio? Io ti do la pecora in cambio dell'oca e in più ti ringrazio.»
Figurarsi se l'altro non accettò; e così fecero cambio e il contadino ebbe l'oca. Vicino alla città il traffico si fece più intenso, era un vero viavai di persone e di bestie. La strada affiancava un fosso fino al campo di patate del gabelliere dove era legata la sua gallina perché non volasse via per la confusione. Era proprio una bella gallina, con gli occhi ammiccanti. “Coccodè!” diceva. Cosa volesse dire, non lo so, ma il contadino quando la vide pensò: “È la più bella gallina che io abbia mai vista, è molto più bella della chioccia del prete; mi piacerebbe proprio averla! Una gallina trova sempre un chicco, può pensare da sola a se stessa, sarebbe un ottimo affare se la ottenessi al posto dell'oca”. «Facciamo cambio?» chiese. «Facciamolo» disse l'altro «non è una cattiva idea!» e così fecero cambio.
Il gabelliere ricevette l'oca e il contadino la gallina.
Aveva fatto proprio tanti affari andando in città; ora faceva caldo e era stanco, e aveva voglia di un'acquavite e di un pezzo di pane; così, passando vicino a un'osteria, volle entrare, ma il garzone ne stava uscendo con un sacco pieno di qualcosa e i due si scontrarono.
«Che cos'hai lì?» chiese il contadino.
«Mele marce» rispose il garzone. «Un sacco pieno per i maiali.»
«E quante sono! Mi piacerebbe mostrarle alla mamma. L'anno scorso abbiamo ottenuto soltanto una mela dal vecchio albero vicino alla torbiera; l'abbiamo conservata e tenuta sulla dispensa finché non marcì. “Dà un'impressione di benessere!” diceva la mamma; qui potrebbe proprio vederlo il benessere! Già, vorrei mostrargliele.»
«Che cosa offrite in cambio?» chiese il garzone.
«Offrire? Ti do la mia gallina» e così fece, ebbe le mele, entrò nella locanda, si avvicinò al banco, mise vicino alla stufa accesa il sacco delle mele e non ci pensò più. C'erano molti stranieri nella locanda, vari sensali di cavalli e di buoi, e due inglesi così ricchi che avevano le tasche sfondate dalle monete d'oro. Agli inglesi piace scommettere, e ora state a sentire cosa accadde.
Suss, Suss! che rumore proveniva dalla stufa? erano le mele che cominciavano a arrostire.
«Che cos'è?» chiesero, e presto vennero a saperlo con tutta la storia del cavallo cambiato per una mucca, fino a arrivare alle mele marce. «Ah, le beccherai di certo da tua moglie quando tornerai a casa!» dissero gli inglesi. «Te ne darà tante.»
«Mi darà baci, non botte» rispose il contadino. «La mamma dirà: “Quello che fa il babbo è sempre giusto!”.»
«Scommettiamo?» chiesero quelli. «Una montagna di moneted'oro: cento monete fanno un quintale e mezzo!»
«Uno staio pieno!» disse il contadino. «Io posso riempirlo solo con le mele, e con me stesso e la mamma per colmare la misura.»
«D'accordo!» dissero, e così scommisero.
La carrozza dell'oste fu preparata, gli inglesi ci salirono, anche il contadino ci salì insieme alle sue mele marce, e così giunsero alla casa del contadino.
«Buona sera, mamma!»
«Buona sera a te, babbo!»
«Ho fatto il cambio.»
«Ah, bene!» disse la donna, e lo abbracciò dimenticando il sacco e i forestieri.
«Ho cambiato il cavallo per una mucca.»
«Ottimo per il latte!» commentò la donna. «Ora avremo latte, burro e formaggio in tavola: un ottimo cambio!»
«Ma poi la mucca l'ho scambiata con una pecora!»
«E questo è ancora meglio!» disse la donna «tu pensi sempre a tutto; abbiamo erba giusto per una pecora. Avremo così latte di pecora e formaggio pecorino e poi delle belle calze di lana, sì, addirittura delle camicie da notte di lana. E queste la mucca non le dà di certo! Le mucche perdono il pelo. Sei proprio pieno di attenzioni!»
«Ma poi la pecora l'ho cambiata con un'oca!»
«Così avremo finalmente l'oca arrosto per San Martino, babbo mio! Tu pensi sempre a farmi felice: è proprio carino da parte tua! L'oca può stare legata e diventerà ancora più grassa per San Martino!»
«Sì, ma ho cambiato l'oca con una gallina!» continuò l'uomo.
«Una gallina! proprio un buon cambio» commentò la moglie. «Lagallina fa le uova, le cova, così avremo i pulcini, e potremo mettere su un intero pollaio: è quello che ho sempre desiderato!»
«Sì, ma poi ho fatto cambio con un sacco pieno di mele marce!»
«Adesso sì che ti do un bacio!» disse la donna. «Grazie, marito mio! Ora ti racconterò qualcosa. Quando era via, ho pensato di farti una cena: frittata con cipolle. Avevo le uova ma mi mancavano le cipolle, allora andai alla casa del maestro; loro le hanno, lo so bene, ma la moglie è molto avara, poveretta! Le ho chiesto di prestarmele. “Prestarle?” ha detto lei “nel nostro giardino non cresce niente, neppure una mela marcia, neppure questa potrei prestarle!” Adesso potrò prestargliene dieci, un intero sacco! È proprio da ridere, babbo!» e così gli stampò un bacio sulla bocca.
«È proprio bella» commentarono gli inglesi. «Peggio stanno e più sono felici. I nostri soldi sono spesi bene» e così diedero uno staio pieno di monete d'oro al contadino che aveva ricevuto baci e non botte.
C'è sempre da guadagnare quando la moglie riconosce e dichiara che quello che fa il babbo è la cosa migliore.
Vedi, questa è la storia! L'ho sentita quando ero piccolo e ora l'hai sentita anche tu; ora anche tu sai che quello che fa il babbo è sempre giusto.
di Hans Christian Andersen

Che belle le favole. Eppure, la psicologia di questa favola insegna tante cose. Un modo di pensare positivo, non colpevolizzante. Aiuterebbe molti a vivere meglio. Sopratutto nel mondo egoistico e competitivo. In cui la forte paura del futuro e il senso di inadeguatezza rispetto agli "standard" che ci vengono imposti, spesso viene sfogato con la critica, contro un capro espiatorio. Nel conflitto contro tutto e tutti, padri inclusi. Viene a perdersi il conforto e sostegno dell'accoglienza e accettazione dell'altro, tipico del femminile. Si perde di conseguenza fiducia e serenita'. Come evidenziato da Carl Rogers, per costruire una relazione positiva (e terapeutica) e' necessario: essere spontanei, apprezzare incondizionatamente, comprendere empaticamente. In breve, Amare. La doverizzazione e la critica conseguente alla contabilita' analitica dei torti e mancanze, porta inevitabilmente alla distruzione della relazione, come John Gottman ha evidenziato nei suoi libri
What Predicts Divorce (1994) The Seven Principles for Making Marriage Work (1999). Che l'amore sia da preferire a un comportamento autoritario, critico e punitivo viene ribadito da David Goleman nel libro Emotional Intelligence (1995) che porta alla notorieta' mondiale la fondamentale capacita' di gestire le proprie emozioni e di relazionarsi in modo empatico con gli altri. John Gottman nel libro Raising an Emotionally Intelligent Child ribadisce come un autoritarismo freddo orientato alla critica e alla punizione sia assolutamente negativo per educare un figlio. Come in pratica insegna la morale pedagogica della fabula di Andersen.

La mamma. Così il contadino chiama affettuosamente la moglie. Ricambiato a sua volta con il termine babbo. "Vai a scambiare il cavallo." Con che cosa? “Quello che fai tu va sempre bene!” Era un uomo: di lui ci si poteva fidare. E' vero, una volta in campagna pensavano in questo modo. In un’epoca in cui "l'altro" e' spesso svillaneggiato, considerato incapace e indegno di fiducia, queste frasi suonano ormai strane. Nella favola, il babbo, e' reso forte dalla fiducia incondizionata della moglie ed e' altrettanto sicuro di conoscere quel che lei prova e sente.

Una coppia che con la semplicità e la dolcezza si integra e completa alla perfezione. La donna con la sua “praticità” spinge il marito, che le dà retta. L’uomo compie la missione con la piena fiducia della moglie. La mamma, prima di salutarlo, gli annoda il fazzoletto al collo perché lo sapeva fare meglio di lui. Il babbo va al mercato completamente libero dalla paura di sbagliare: sicuro di sé, della fiducia della moglie e, se volete, fiducioso nel futuro in modo incondizionato. Senza la paura, non si può sbagliare e questa certezza non lo abbandonerà mai.

Le scelte del babbo non si basano mai sul calcolo utilitaristico nello scambio, ma su un suo “sentire”, spontaneo, immediato, nella fiaba reso palesemente non oculato, seguendo il suo istinto libidico con fiducia. Il cavallo è ora diventato un sacco di mele marce e l’uomo è comunque soddisfatto di sé. La libertà è sua ed è pienamente realizzato. I due ricchi inglesi ai quali racconta tutta la storia, applicando il calcolo utilitaristico, lo disprezzano. Si spanciano dalle risate e pregustano le botte che prenderà al suo rientro a casa. Ma il babbo è sicuro della propria donna. Quello che ha fatto sarà sempre apprezzato dalla mamma. I due inglesi di fronte a tanta ingenuita' giungono a scommettere un sacco pieno di soldi contro il sacco di mele marce su come andrà a finire.

Lo smacco dei malpensanti. La mamma accoglie festosamente il babbo e accompagna con grida di gioia ed entusiasmo sempre crescenti la descrizione degli scambi del marito. Del sacco di mele marce, la mamma ne darà alla moglie del maestro, una poveretta di avara che non aveva da prestarle neanche una cipolla! Assenza del timore di sbagliare e di essere criticato, fiducia reciproca, libertà dal bisogno, istinto e piacere.
Pensiero e azione sempre e comunque positivo. Mai pensare e fare male. Azione e paziente attesa. Una vita profondamente nella natura del se. La ricetta base per la realizzazione di sé, ovvero autostima e successo. Ringrazio Francesco Gringeri per il testo della favola e le sue note psicologiche.

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