giovedì, dicembre 06, 2007

Torino capitale. del disfacimento della famiglia.

di Marco Baldassari

La bujarda apre la cronaca cittadina sottolineando l'ennesimo primato torinese: a Torino e al Piemonte il primato italiano dei matrimoni falliti. (La città dei divorzi - LASTAMPA.it) Non vi e' molto di cui andare fieri. Infatti gli articoli che riempiono le prime due pagine interne, non vengono inseriti nelle pagine nazionali.
"nel 2005, ogni cento mila abitanti, nel distretto della Corte d’Appello di Torino sono state ratificate oltre 231 pratiche di divorzio e più di 353 di separazione. Milano resta ferma a quota 195 istanze di divorzio, Venezia a 169, Bologna a 192, Roma a 201."

«Difficile spiegare quale sia la specificità torinese – spiega Chiara Saraceno -. Una ragione potrebbe essere che si tratta di una città in cui il tasso di donne che lavorano è alto. Si sa che questo è un elemento che aumenta la propensione alla separazione». Ipotesi che trae forza dai numeri Istat: il 73 per cento delle donne che si separa ha un’occupazione stabile, circostanza che, nel caso dei divorzi, sale fino all’80 per cento.

«Un’altra spiegazione possibile sta nelle particolari tensioni vissute negli ultimi anni – prosegue la Saraceno -: la crisi economica e le difficoltà di molte industrie certamente non hanno facilitato la vita coniugale. È possibile che in molte coppie, che già vivevano un conflitto latente, la perdita del lavoro abbia generato ulteriori tensioni impossibili da reggere».
Dunque che le donne abbiano un lavoro non aiuta affatto l'unita' familiare, anzi diventa un fattore di tensione proprio quando la crisi economica si fa sentire e il marito perde il lavoro. Va detto che le donne sono presenti con quote bulgare nella scuola, nella sanita', amministrazioni pubbliche, tribunali, mentre la crisi economica si fa sentire pesantemente nell'industria e nei servizi all'industria, dove fioccano licenziamenti e chiusure. Che questo provochi il disfacimento della famiglia con figli fa pensare.

Del resto a Milano l'impiego femminile e' senz'altro anche superiore, ma evidentemente le tensioni economiche sono piu' infrequenti rispetto a Torino per la migliore prospettiva di lavoro - sempre piu' persone daTorino vanno a lavorare a Milano come pendolari, ogni giorno.
In Piemonte, oltre il 42 per cento delle unioni si svolgono con rito civile, segno – come conferma Chiara Saraceno - «di un robusto processo di secolarizzazione: spesso il matrimonio non è più percepito come un’istituzione intrisa di sacralità».
Ah certo, Torino citta' magica, iscritta nel triangolo Torino-Londra-San Francisco della magia nera e nel Torino-Praga-Lione della magia bianca, culla dell'esoterismo e dell'anticlericalismo antagonista. Ecco un fattore interessante da correlare anche con la massiccia presenza della sinistra che dai DS ai Comunisti praticamente governa la citta' e tutto il dirigismo di banche e fondazioni in cascata. Potremmo dire che Torino e' contemporaneamente la capitale del laicismo e del dirigismo socialista industriale.
Laboratorio della societa' liquida, della massima diffusione di coca (ma se si sfasciano le famiglie dove li trovano i soldi) del consumismo come dipendenza, dell'individualismo, del pensiero debole. La famiglia non e' piu' la risorsa che rafforza la solidarieta' e la cooperazione per vincere le difficolta' della vita, ma uno status-symbol che viene a pesare quando i soldi sono pochi. E allora conviene mettere il marito alla porta.
«Può darsi che influiscano i connotati di città industriale, e i conflitti che si ripercuotono sulla coppia: i ritmi della vita di una città come la nostra possono allontanare i coniugi»
La gestione della prole, del resto, rappresenta uno dei maggiori motivi di scontro tra coniugi che aspirano al titolo di ex. «Determinante è la sensibilità dei genitori per attutire al massimo gli attriti che possono compromettere la relazioni con i figli». Nella maggior parte dei casi si schierano accanto alla madre e riallacciare i contatti diventa un’impresa titanica.
Spesso proprio a causa della volontà delle donne, artefici per «oltre l’80% della decisione di rompere il matrimonio». Sono solitamente autonome, sia da un punto di vista economico sia affettivo.
Ma come? Non era stata varata un anno fa la legge sull'affido condiviso, che sanciva in modo categorico il diritto del minore a mantenere rapporti equilibrati con ciascun genitore? Quella che sanciva il coinvolgimento diretto di ciascun genitore nei compiti di cura dei figli, richiamato a provvedere direttamente al loro mantenimento in proporzione al reddito? Con l'assegno perequativo nei casi di differenza trai redditi?

Ricapitoliamo: 80% delle donne inizia la separazione. 80% delle donne lavora. Spesso a causa della volonta' delle donne i figli si schierano con la madre compromettendo le relazioni con il padre. Fattori catalizzanti sono le difficolta' economiche e il fatto che la donna lavori, con un matrimonio laico, provvisorio.

Quello che l'articolo non dice affatto (ma chissa' poi perche'?) e' che la legge 54/06 sull'affidamento condiviso non viene applicata alla lettera, ma che i tribunali continuano a:
- mantenere la convivenza dei figli presso la madre (ecco perche' la relazione col padre si fotte)
- assegnare la casa familiare alla madre, invitando il padre a sloggiare entro 2 mesi
- imporre comunque un assegno che il padre dovra' pagare alla madre (per i figli)
Ma allora e' tutto come prima? Si chiama condiviso ma e' un affidamento esclusivo?
Ecco, esattamente, ma questo non viene neppure lontanamente accennato in due pagine emmezza di bujarda. Del resto gli intervistati sono il presidente dell'associazione degli avvocati divorzisti e la sociologa che era andata a scuola con Renato Curcio.

Con l'integrazione dei fatti - che come dice Travaglio tendono sempre piu' a mancare nell'informazione istituzionale - potremmo azzardare qualche ipotesi sul trend dissolutivo della famiglia?
La famiglia si trova in difficolta' perche' il padre perde il lavoro o la madre si trova un altro amore?
Semplice no? Fai istanza di separazione e il marito lo mandi per prataiole.
Non ti rompe piu' le balle sull'educazione dei figli e hai l'assegno di mantenimento sicuro.
La casa si fa piu' abitabile e hai piu' posto per ospitare la zia, la mamma, la sorella, le amiche.
La casa era sua? Meglio ancora! Sai cosa costerebbe comprarsela con i mutui al giorno d'oggi?
Ma lui non ha lavoro, dove va a dormire? Ma vada a vendere il culo e scaricare cassette.
Eccerto che i figli vedendo cacciare il padre di casa, riterranno che il giudice avra' compreso che proprio uno stinco di santo non doveva essere. Andare da papa'? Ma se vive sotto i ponti. Che gli dico agli amici? Che ho un padre sfigato che non ha neppure il ferrarino per farsi l'amante come tutti i quarantenni fichi?

Insomma, oggi fare famiglia e' come giocare alla roulette russa, mettersi un Bin Laden in casa.

1 commento:

Lo PseudoSauro ha detto...

Poi ci sarebbe la concorrenza, magari del centrafrica con tanto di "risorse" nascoste... Meraviglie della globalizzazione, nemesi storica dei "discriminati" di tutte le risme e intanto la societa' intera va a puttane (anche lei).