venerdì, novembre 09, 2007

La violenza e le donne.

Cristina, 34 anni, Prato
Il mio senso della vita è dare la vita. Il mio desiderio più grande è sempre stato quello di avere un figlio, chissà se succederà! Vivo un rapporto sereno con un uomo separato, che ha un bimbo di 8 anni, bimbo che riesce a vedere raramente, perché la mamma gli fa una guerra spietata. Vuole solo soldi, lo odia e in nome di quest'odio impedisce ad un padre e un figlio di riacquistare un rapporto, di cui entrambi hanno un disperato bisogno. Non so cosa succeda in certe persone, per il proprio egoismo tolgono ad altri quel sentimento che era il loro unico e indispensabile senso della vita: l’amore. Quando vedo il mio uomo piangere mi sento impotente. Vorrei, con il mio abbraccio, distruggere la sua sofferenza, ma non ci riesco e penso che sia peggio avere avuto un figlio e vederselo negato che non averlo avuto affatto. Vorrei tanto fare un figlio con lui, sarebbe bellissimo! Ma penso a lui, alla sua situazione e non vorrei mai complicare le cose. Vorrei solo vederlo felice, questo si! Mi chiedo come mai, quando finisce l'amore, certe persone si trasformino in mostri. Mi chiedo come mai tanti genitori si vedano negati i loro diritti e la loro dignità. In questi giorni c’è stata una manifestazione dei padri in tema di affidamento congiunto, ci sarà una luce oltre questo buio? Io vorrei solo che il senso della vita di tanti, l’amore, avesse la possibilità di manifestarsi liberamente.

http://www.ilsensodellavita.tv/pub_storie.php?id=75&m=13

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La montatura mediatica sul caso di Tor di Quinto, dove la violenza nei confronti della donna uccisa è stata usata e abusata per montare una campagna mediatica e politica xenofoba contro i rumeni, ci fa capire bene come sia difficile far passare la cosa più evidente: che la violenza contro le donne avviene per il 90 per cento in famiglia. I nostri governanti ci ripropongono l’intreccio, pericoloso, tra violenza e sicurezza, dimenticando che il problema, a Tor di Quinto come nelle altre città italiane, si chiama sessismo e non ha connotazioni di etnia, perché riguarda gli uomini di tutti i paesi.

Accanto al montante clima di odio, cresce anche l’indignazione di molte donne, che non si vogliono prestare al gioco né del sindaco di Roma Veltroni, né del capo del Governo Prodi. E’ anche per questa ragione che la manifestazione nazionalecontro la violenza degli uomini sulle donne”, indetta per il 24 novembre da gruppi femministi romani, sarà sicuramente partecipata, perché raccoglie un sentimento diffuso di ribellione non solo verso gli uomini che maltrattano, stuprano, uccidono, ma per quella maggioranza maschile silenziosa che ancora non riesce a dire:

è una violenza che ci riguarda, riguarda il dominio storico che il nostro sesso ha esercitato sull’altra metà della specie umana, riguarda quella che è stata considerata la cellula prima della società, cioè la famiglia, ma che per una inspiegabile, macroscopica contraddizione si è voluto che ne restasse separata, inclusa attraverso un’esclusione dalla sfera pubblica, così come la storia ha fatto con la natura, il pensiero col corpo.

Da quell’ ‘altrove’, da quel margine che la politica “ha deliberatamente lasciato a un potere patriarcale sul quale non andava messo becco” (Rossana Rossanda), considerandolo una “libertà” naturale, sono uscite, quasi quarant’anni fa, voci, saperi, movimenti di donne per dire che la lunga oppressione degli uomini sull’altro sesso comincia proprio là dove nessuno vorrebbe vederla: nell’amore, nelle relazioni sessuali, nei legami di parentela e nell’appartenenza intima a un altro essere, quale è l’unione della madre col figlio nella fase iniziale della vita.

Lea Melandri http://www.rifondazione.it/forumdonne/?p=231

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Il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza maschile contro le donne, tutte in piazza a Roma, Largo Argentina, ore 12, con il sole o con la pioggia…

Come Forum delle donne scenderemo in piazza a Largo Argentina a Roma il 25 novembre contro la violenza maschile contro le donne. Scenderemo in piazza insieme all’assemblea delle donne di Roma per dire nel modo più diretto possibile che la violenza degli uomini contro le donne è una realtà anche nel nostro paese, ed è una realtà che si consuma in grandissima parte dentro le mura domestiche, come confermano tutti i dati, cioè dentro quella famiglia patriarcale che preti e politici difendono con tanta foga contro la nostra libertà e il nostro desiderio di autodeterminarci. Dai banchi delle chiese ai banchi del Parlamento non abbiamo sentito altro in questi anni che voci maschili tuonare per imporre il loro dominio sui nostri corpi sessuati, da sempre ossessione del patriarcato.
Scendiamo in piazza per dire basta alla violenza, agli stupri, agli omicidi contro le donne per mano degli uomini. E per dire basta alle politiche familiste. Basta a quelle leggi come la legge 40 che sono lo specchio fedelissimo di un modello patriarcale che detestiamo, in qualsiasi salsa si presenti e di qualsiasi sfumatura di colore si mascheri.

http://www.rifondazione.it/forumdonne/?p=58

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La violenza e' sempre da condannare, potendosi vincere soltanto quando tutti saremo contro la violenza, contro tutte le violenze, di qualsiasi natura, per qualsiasi fine.

Sopratutto si deve essere contro tutte le violenze, indipendentemente da chi la subisce e da chi la agisce. La focalizzazione che si sta facendo soltanto sulla violenza subita dalle donne, ha palesemente scopi ideologici che sono violenti e di natura rivendicativa, di guerra di genere.
La distruzione della famiglia e la stigmatizzazione del maschio e sopratutto del padre effettuata in modo cosi' radicale e generalizzante e' una gravissima violenza, perche' induce all'odio individuando il maschio e il padre, tutti i maschi e tutti i padri, come capro espiatorio e causa di una violenza di cui non e' responsabile.

Questa rivendicazione "di classe" e' mistificante (perche' fondata sul filtro della violenza femminile sui figli e sui padri che non si vuole vedere, e sulla generalizzazione e l'estensione a tutti i maschi e padri delle responsabilita' personali di quei soggetti che hanno agito in modo violento).

Una analoga mistificazione era alla base dell'odio nei confronti degli ebrei, che ha portato alla tremenda distruzione di massa con le leggi razziali. Non si comprende come possano attivisti politici che si considerano "antinazisti" seguire gli stessi percorsi di odio che hanno portato allo sterminio degli ebrei, incitanto alla violenza contro "lo sporco ebreo" causa di ogni male.

Alla violenza non si puo' e non si deve reagire in modo rivendicativo e violento, perche' questo non fa altro che innescare una spirale di aggressivita' e di odio, che porta soltanto a perdite di vite umane e alla distruzione della famiglia che e' un bene dei figli, per i figli.

Nessun figlio vuole la guerra di genere nella sua famiglia. La lotta di genere porta sciagure distruttivita' e morte nelle famiglie. Tutto questo lo subiscono i bambini, inermi.

Contro tutte le violenze puo' solo un atteggiamento di dialogo, di comprensione reciproca, di condanna generalizzata della violenza di chiunque contro chiunque. Non esiste una violenza che possa essere giustificata, non esiste la violenza buona. Tutte le violenze devono essere condannate. Soprattutto quando si parla di famiglia non e' ammissibile che le ideologie manipolino le informazioni e facciano leva sui risentimenti e sull'odio per fini politici sulla pelle dei bambini. La violenza in famiglia ha sempre soltanto una vittima costante: i figli.

1 commento:

Anonimo ha detto...
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