mercoledì, ottobre 24, 2007

Eurabia-Italia. Un milione di minori extracomunitari.

Il baby-boom degli stranieri - LASTAMPA.it

GIORDANO STABILE
TORINO
Una città come Torino che aumenta al ritmo del 10 per all’anno, sempre più integrata nel nostro paese e con aspettative crescenti. Sono i «figli degli immigrati», cittadini stranieri per la maggior parte, ma anche nuovi italiani figli di coppie miste oppure naturalizzati. Saranno loro il nuovo volto dello «straniero» nel nostro Paese, più simile al nostro, forse più facile da accettare, ma con bisogni - prima di tutto scuola e formazione - che dovremo trovare il modo di garantire. Una ricerca della Fondazione Giovanni Agnelli, presentata ieri al Melting Box di Torino, ha calcolato che questa fetta d’Italia toccherà quota un milione all’inizio del 2008, con tre anni di anticipo rispetto a quanto previsto nel 2005. Il primo gennaio del 2007 i «figli degli immigrati» erano 900mila, e per effetto dei ricongiungimenti familiari e delle nascite, varcheranno tra pochi mesi la soglia mediatica del milione.

«Abbiamo messo a confronto i dati nazionali Istat e quelli di comuni che includevano anche i figli di coppie miste e gli stranieri naturalizzati - spiega Stefano Molina, dirigente di ricerca della Fondazione -. E abbiamo visto il rapporto tra i figli di stranieri e il numero complessivo di “figli di immigrati” è di uno a 2,25. Considerato che i figli di stranieri sono circa 400mila, il numero complessivo dei secondi era intorno ai 900mila all’inizio dell’anno. Con i ritmi attuali, supereranno il milione nel 2008 e non nel 2011 come pensavamo».

Il fattore che ha fatto cambiare i calcoli è stata la grande regolarizzazione del 2002-2003, che ha dato stabilità giuridica, e di conseguenza un lavoro e una casa più sicuri, a migliaia di famiglie. «È stato uno choc che ha avuto conseguenze interessanti e anche paradossali - continua Molina -. Per esempio il numeri di figli di per donna di molte comunità immigrate è più alto in Italia che nel Paese di origine, quando ci si aspetterebbe il contrario. Ma è facile che una coppia che ha atteso la regolarizzazione per molto tempo decida di avere figli subito dopo aver stabilizzato la sua condizione».

Secondo fattore, il rapido aumento dei flussi migratori dai nuovi Paesi dell’Unione Europea, soprattutto Romania. I residenti stranieri al primo gennaio 2007 erano 2.938.922, con un più 10,1% rispetto al 2006. Nell’ultimo anno però, la crescita nel complesso è dovuta soprattutto all’aumento dei nati da genitori stranieri: 57mila. Le stime della Fondazione Agnelli considerano i nati in Italia da genitori stranieri - seconde generazioni in senso stretto - e le cosiddette generazioni frazionali: la generazione 1,75 (giovani nati all’estero e immigrati in Italia tra 0 e 5 anni), la generazione 1,5 (immigrati tra i 6 e i 12 anni) e la generazione 1,25 (immigrati tra i 13 e i 17 anni). «Oggi in Italia - precisa Molina -, sono prevalenti gli ultimi due gruppi, ragazzi che hanno cominciato la scuola nel Paese d’origine, con difficoltà peculiari, prima di tutto l’apprendimento dell’italiano».

Un problema che sta mettendo in crisi parecchie scuole, soprattutto al Nord, ma che sarà presto sorpassato da altri, anche più complessi. È destinata a crescere la percentuale di figli di stranieri nati e scolarizzati in Italia, con aspettative simili a quelle dei coetanei italiani; difficilmente accetteranno un ruolo subalterno come quello destinato alla maggior parte dei loro genitori. «Sarebbe un errore considerare le loro aspettative come quelli degli immigrati di prima generazione - osserva Marco Demarie, direttore della Fondazione -. Se vogliamo che da loro vengano energie e risorse preziose, dovremo considerarli alla pari di tutti gli altri».
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La famiglia media italiana va a puttane.

Torino, disoccupato, sbattuto fuori di casa tenta il suicidio perche' non vede la
figlia.


TORINO - Separato dalla moglie, disoccupato, senza fissa dimora, senza i soldi per fare un regalo alla figlia, che compirà gli anni tra pochi giorni. Per tutti questi motivi un uomo di 39 anni ha tentato il suicidio ieri sera: è stato salvato dall'intervento della polizia, avvertita da un'operatrice di Telefono Amico.

La storia. Ieri, verso le 18, l'uomo, originario di Foggia e residente a Torino, ha mandato un disperato sms al numero dell'associazione. Una operatrice di Telefono amico, allarmata dal messaggio, ha subito chiesto aiuto al 113. La polizia è intervenuta chiamando quel numero di cellulare, cui però ha risposto la moglie dell'uomo: "Ci siamo separati da poco - ha spiegato la donna - è depresso e beve, ma sopratutto è distrutto perché non vede la bambina".

Gli agenti hanno chiesto alla moglie il numero di telefono dell'ex marito e lo hanno chiamato per dargli un appuntamento alla Gran Madre, ma di fronte alla chiesa non l'hanno trovato. L'uomo era sul ponte vicino, guardava le acque del fiume e piangeva disperato. La polizia si è avvicinata con calma, ha ascoltato la sua storia e lo ha accompagnato in un bar a bere qualcosa di caldo. Subito dopo sono scattati i soccorsi del 118.

Non c'è stato bisogno di ricovero perché l'uomo si è fatto visitare spontaneamente da uno psichiatra, accettando di ricevere le cure del caso.

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Che ci faceva un Italiano senza lavoro in mezzo a una strada? Il lavavetri?
Perche' non vede la bambina? Chi/cosa gli impediva di stare con la bambina?
Perche' non aveva un posto dove vivere?

Quali piani hanno le istituzioni? Deve suicidarsi la popolazione italiana per fare posto?
E' un nazismo buonista?
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http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/regalo-suicidio/parla-disoccupato/parla-disoccupato.html








Disoccupato tenta il suicidio. Non aveva i soldi per il regalo alla figlia

di Armando Ermini
E’ la storia, tristissima, riportata dai giornali. Un trentanovenne foggiano con residenza a Torino, si è trovato all’improvviso senza più nulla della sua vita. Separato da poco e quindi senza casa, senza possibilità di vedere la figlia, disoccupato (e chissà che ciò non abbia influito sulla separazione) e senza soldi in tasca, neanche per un regalo alla bambina che compiva gli anni. Disperato insomma. Ha mandato un sms a Telefono Amico che con l’aiuto della polizia è riuscita a sventare il tentativo di suicidio che l’uomo stava mettendo in atto. La cronaca ci dice che gli agenti gli avevano dato appuntamento di fronte alla chiesa della Gran Madre (coincidenza significativa) ma che lo hanno trovato piangente su un vicino ponte. Ora è in cura psichiatrica.
Ma non è la psichiatria a poterlo aiutare per davvero, se non per lenire sul momento la sua disperazione.

Ormai troppi maschi e troppi padri si trovano a vivere situazioni simili e non c’è da meravigliarsi se si lasciano andare a gesti estremi, contro se stessi o gli altri.
Esiste una vera emergenza sociale provocata dalla facilità con la quale un uomo ed un padre possono essere spossessati di tutto, affetti e beni materiali.

Quella che è stata definita con felice quanto triste espressione, la Fabbrica dei divorzi lavora a pieno ritmo. Non esiste crisi economica che tenga. Ma è anche l’ora di smetterla, una volta per tutte, di accusare i maschi di insensibilità e di volontà di potere sulle donne e sui figli. Quale insensibilità? Quella che li fa sentire annientati per non poter provvedere alla famiglia? Quale potere? Quello di essere sbattuti fuori dalla propria casa senza aver nessuna colpa se non quella di non piacere più a Lei? Quello di dover mendicare qualche ora coi figli? La verità è che è stata costruita una mostruosa macchina, culturale, mediatica e giuridica, fondata su una menzogna, quella del maschio oppressore, che si autoalimenta e si autoconferma quando qualche disperato, certamente fragile, certamente non giustificabile, perde la testa e si mette a sparare come a Reggio Emilia.

Di questi fatti portano la responsabilità anche tutti coloro, legislatori, giudici, Associazioni femminili, che quella macchina hanno contribuito a costruire considerando gli uomini in torto a prescindere, ma anche ingannando e deresponsabilizzando tante donne, facendo loro credere di potersi permettere tutto.

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Ultimissime

TENTA SUICIDIO, AGENTE-PSICOLOGO LO CONVINCE A DESISTERE

(AGI) - Brescia, 25 ott. - Era stato abbandonato dalla moglie e, la scorsa notte, aveva deciso di farla finita buttandosi da un ponte che sovrasta la tangenziale, all'altezza del casello autostradale di Brescia centro. Un automobilista ha pero' notato l'uomo - un bresciano di 26 anni - che aveva scavalcato il parapetto e stava sul ciglio della strada, cosi' ha chiamato il 113. Sul posto si sono precipitate quindi le Pantere della Volante, oltre ai Vigili del fuoco e al 118. Un agente, sfoderando doti da psicologo, si e' seduto accanto all'aspirante suicida, ha iniziato a parlargli e lo ha convinto a desistere.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Quel ragazzo ero io....a distanza di più di un anno le cose non sono cambiate con mia moglie...ormai dovrei dire ex....
L'unica cosa che è cambiata in questo anno è la mia voglia di guardare avanti, di non farmi sopraffarre dalle angoscie e dalla disperazione...
La vita è bella, ed io la voglio vivere, con o senza di lei...