Sulla famiglia, politiche statali sotto accusa
Per alcuni Governi si tratta di un affare non conveniente
Di Padre John Flynn
ROMA, mercoledì, 18 aprile 2007 (ZENIT.org).- Il matrimonio e la famiglia in Gran Bretagna hanno subito una forte battuta d'arresto negli ultimi anni e una delle cause è da attribuire alle politiche del Governo. Questa è la tesi che Patricia Morgan sostiene in un breve saggio politico intitolato: "The War between the State and the Family: How Government Divides and Impoverishes". Lo studio è pubblicato dall'Institute of Economic Affairs di Londra.
Il numero dei matrimoni si è ridotto notevolmente, mentre l'età in cui le coppie si sposano è aumentata. E la percentuale delle nascite al di fuori del matrimonio è schizzata dall'8% del 1970 al 42%. È vero, ammette Morgan, che circa una donna su quattro, con un figlio nato fuori dal matrimonio, nell'arco degli 8 anni successivi si sposa. Ma un quarto o più dei bambini nasce e cresce con un solo genitore, nell'ambito di una o più convivenze.
Inoltre, le convivenze con figli, rispetto ai vincoli coniugali o alle convivenze senza figli, si trasformano molto meno facilmente in matrimonio, approdando per lo più alla dissoluzione.
Peraltro, sostiene Morgan, la percentuale dei rapporti di convivenza che si dissolvono e che non sfociano nel matrimonio risulta essere in aumento. Dopo la separazione, passano poi circa due anni prima che si formi una nuova relazione, spesso anch'essa di convivenza.
Questo declino del matrimonio costituisce una tendenza preoccupante, spiega lo studio, considerato l'importante ruolo sociale della famiglia. Il matrimonio non solo svolge compiti sociali che non sono facilmente sostituibili da altri istituti, ma esso rappresenta anche un importante mezzo per legare i papà ai propri figli. Morgan sottolinea l'importanza del matrimonio per gli uomini in termini di legame con la comunità e di senso di responsabilità personale.
Le famiglie divorziate o con un solo genitore generano effetti negativi che si riversano anche sui figli, come confermato da numerosi studi. Tra i problemi che possono sorgere figurano minori rendimenti scolastici, prospettive lavorative più basse e livelli inferiori di salute.
Anche gli adulti sposati si trovano in condizioni migliori. "Le persone sposate stanno significativamente meglio in termini di longevità, salute mentale e fisica, e fanno registrare livelli inferiori di violenza e di dipendenza", sostiene lo studio.
Contributi assistenziali
La crisi della famiglia ha prodotto un forte aumento nelle spese di assistenza pubblica. I contributi connessi con il sostegno per i figli sono aumentati dai 10 miliardi di sterline (14,7 miliardi di euro) del 1975, ai 22 miliardi (32,5 miliardi di euro) del 2003 (in prezzi del 2003). Almeno due terzi di questo aumento è da attribuire al notevole aumento nel numero delle famiglie con un solo genitore, secondo Morgan.
Il problema è che il grosso dei contributi assistenziali è destinato alle famiglie con un solo genitore. Mentre le famiglie con due genitori vengono di fatto economicamente penalizzate a causa della combinazione tra il sistema assistenziale e quello fiscale. In questo senso, il Governo è responsabile di una situazione che favorisce l'aumento delle famiglie con genitori single, con tutti gli effetti negativi che ne conseguono per la società.
"Gli attivisti contrari alla famiglia hanno espressamente cercato di ostacolare ogni sostegno economico, sociale e giuridico al matrimonio, ottenendo la soppressione di prerogative delle coppie sposate, tra cui le esenzioni fiscali, e l'estensione di molti benefici anche alle altre forme di unione", spiega Morgan.
In molti casi, le coppie con due figli si ritroverebbero avvantaggiati se decidessero di separarsi e di chiedere l'assistenza pubblica per la madre. Per esempio, una famiglia in cui solo uno dei genitori lavora a tempo pieno con uno stipendio minimo, o con un reddito medio, si trova svantaggiata - nell'ordine di 260 sterline (384 euro) alla settimana - rispetto ad una situazione di separazione. Solo quando il reddito complessivo raggiunge le 50.000 sterline (73,8 mila euro) l'anno, la coppia inizia a non essere più svantaggiata.
Pertanto, l'insieme dei contributi finanziari e di altro tipo, aumentano la ricchezza per le coppie non sposate a tal punto da ostacolare, per motivi economici, la formazione di una famiglia.
Sebbene l'aumento dei figli illegittimi e l'allontanamento dal matrimonio possa non essere riconducibile solamente a motivi economici, sarebbe azzardato pensare di ignorare il fattore economico che costituisce parte integrante del contesto che porta le persone a prendere decisioni in merito a rapporti affettivi e alla procreazione.
Di fatto, molte persone - ammette Morgan - avranno altri motivi in grado di superare i fattori economici deterrenti nel decidere di sposarsi. "Ma sarebbe illusorio presumere semplicemente che le persone non cambiano il loro comportamento in relazione ai costi e ai benefici delle diverse scelte", osserva.
Il sistema assistenziale incoraggia i genitori a rimanere single, soprattutto quando il potenziale di reddito del padre è relativamente basso. Questo meccanismo avviene secondo tre modalità, spiega Morgan. La prima, è data da un sistema fiscale discriminante contro le coppie e soprattutto quelle monoreddito. La seconda è di incoraggiare le donne single a fare figli, per ottenere benefici assistenziali e aumentare così il reddito. La terza è quella di un mercato del lavoro che, a causa dei sistemi contributivi, non invoglia le coppie a sposarsi.
Il fisco irlandese
Anche l'Irlanda è stata oggetto di critiche riguardo alle sue politiche familiari. In uno studio dal titolo "Tax Individualization: Time for a Critical Rethink", di John Paul Byrne, pubblicato dallo Iona Institute di Dublino, emerge come le modifiche al sistema fiscale, introdotte nel 1999, abbiano favorito le famiglie a doppio reddito.
Per esempio, una coppia monoreddito sposata e con figli, può arrivare a dover pagare fino a 6,240 euro di tasse l'anno in più rispetto ad una coppia sposata a doppio reddito che guadagni la stessa cifra. La politica infatti è basata su una tassazione dei singoli che ignora l'interdipendenza tra i componenti della famiglia.
È previsto un credito d'imposta per le famiglie in cui un genitore rimane a casa per prendersi cura dei figli, ma è poca cosa rispetto alla penalizzazione fiscale e peraltro non è stato aumentato in ragione dell'inflazione. "L'attuale sistema fiscale impone effettivamente una penalità fiscale sulle coppie sposate monoreddito", conclude lo studio.
Tra gli elementi che hanno motivato queste modifiche fiscali, secondo Byrne, vi è l'intento del Governo di indurre le donne a lavorare, al fine di raggiungere gli obiettivi posti dall'Unione europea. "Se questo poi corrisponde ai desideri delle persone, è un'altra questione", osserva.
La famiglia spagnola
La Spagna è un altro Paese in cui la mancanza di sostegno pubblico alla famiglia è stata oggetto di critiche. A gennaio, l'Instituto de Política Familiar ha pubblicato un rapporto sull'evoluzione della famiglia in Spagna.
L'Istituto cita una serie di dati che dimostrano che la Spagna si colloca agli ultimi posti nella lista dei Paesi dell'UE in termini di sostegno economico pubblico alle famiglie. Rispetto alla media europea del 2,1% del prodotto interno lordo speso per la famiglia, la Spagna si attesta al mero 0,5%. Anche l'Italia è tra i Paesi con bassi contributi alla famiglia, attestandosi all'1% del PIL. Non è un caso, infatti, che le famiglie, sia in Italia, che in Spagna, sono quelle che fanno meno figli.
Per esempio, una famiglia con due figli in Germania riceve un sostegno di 308 euro al mese, mentre in Spagna solo di 49 euro. Il rapporto accusa inoltre il Governo spagnolo di attuare una politica fiscale discriminatoria, che penalizza le famiglie con figli.
Benedetto XVI ha di recente espresso preoccupazione per le condizioni della famiglia in Europa, nell'ambito del suo discorso del 24 marzo, rivolto ai partecipanti al congresso dal titolo "I 50 anni dei Trattati di Roma - Valori e prospettive per l'Europa di domani" promosso dalla COMECE.
Da un punto di vista demografico, ha osservato il Papa, l'Europa sembra incamminata su una via che potrebbe portarla al congedo dalla storia. Naturalmente, le politiche dei governi rappresentano solo uno tra i molteplici fattori che incidono sulla famiglia in Europa. Ma resta il fatto che alcuni Paesi dedicano scarse risorse a ciò che costituisce il nucleo fondamentale della società.
mercoledì, maggio 02, 2007
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