In risposta all'enciclica sulla speranza, questo disarmante articolo di Rusconi su La stampa evidenzia il processo divergente che sta allargando il baratro tra la visione relativista globale puramente materialista e quella orientata di un sistema che tenga in conto coerentemente sia la dimensione materiale che quella spirituale.
Infatti le due diverse realta' non solo risultano incompatibili su molteplici valori cardine, ma divergono in modo antitetico nel metodo di valutazione della scala dei valori.
Dice Rusconi:
Il discorso del Papa, con l’accusa rivolta all’Onu di «relativismo morale», è chiarissimo. nelle grandi questioni di scelta etica, il contrasto tra una visione religiosa e una concezione laica diversamente orientata è insuperabile sul piano dei principi. Sorge allora l’interrogativo di come tali incompatibilità possano incidere sulla convivenza di uomini e di donne, di culture e di organizzazioni che si muovono con assunti morali differenti.Essendovi divergenze antitetiche su valori cardine del vivere sociale, diventa impossibile realizzare ordinamenti giuridici e norme sociali compatibili con entrambi i sistemi. Questo significherebbe che in prospettiva si dovrebbero scindere "due mondi" ciascuno con regole proprie.
La possibilita' di ricondurre la visione laicista e quella orientata spirituale in un unico sistema sociogiuridico e' infatti subordinata al riconoscimento reciproco di verita' e valori condivisi e metodi per definirli.
Purtroppo risulta evidente che l'antiteticita' trai due sistemi sta proprio nel metro di giudizio valoriale:
Il paradosso è che soltanto una visione laica, che ora viene sistematicamente diffamata come relativista, si fonda sulla convinzione che «il rispetto dell’uomo» incominci proprio dal rispetto delle diversità delle posizioni. Diversità - si badi - non affermata in modo insindacabile, «auto-centrata» (per dirla con il Papa), cioè basata su opinioni personali che si sottraggono al confronto con le altre. Al contrario, tutte le posizioni devono essere sempre e continuamente argomentabili con tutti, senza pre-giudizio morale.In sintesi, la cultura laicista considera valore supremo proprio il relativismo - ovvero la continua e costante rinegoziazione tra tutte le posizioni personali - che il sistema orientato e spirituale considera il difetto supremo del laicismo. Le posizioni non sono solo inconciliabili, ma radicalmente divergenti.
Siccome il mondo iperconnesso sta collassando in un punto, richiedendo un unico sistema omogeneo per tutto il mondo, queste due visioni del mondo, radicalmente antitetiche sono destinate a venire in conflitto.
Inoltre viene rifiutata la visione cattolica come latrice di valori universali, perche' in essa e' implicitamente inclusa una visione spirituale che definisce in modo preciso e dogmatico la verita' spirituale cattolica:
La Chiesa oggi si autopromuove sempre più come «agenzia etica», «esperta dell’umano» senza volere o potere esplicitare le motivazioni dogmatico-religiose che la guidano. Pubblicamente lascia così indeterminato o semplicemente non detto il nesso stretto tra la sua idea di «vita», di «natura», di «dignità umana» e le dottrine tradizionali del peccato o della redenzione in Cristo che le sottendono.In altri termini, siccome la chiesa dei credenti si occupa di un qualcosa che i laicisti - ovvero gli atei - rifiutano, anche l'insieme dei valori etici che propone deve rimanere confinato nella soggettivita' individuale e non puo' essere proposto come valore universalmente riconosciuto.
E' vero che il papa e' tenuto a diffondere la visione cattolica integrale e che non avrebbe senso ragionare su un sottoinsieme di essa, perche' la visione e' monolitica e completa, non parcellizzabile.
Pero' non e' difficile provare matematicamente che il relativismo porta al caos.
Intanto la visione orientata della chiesa - come quella di analoghe religioni e filosofie - ha il pregio di essere radicata nella cultura in cui un popolo si riconosce e tramanda educando i figli. Ha il pregio di offrire un comune modello educativo a tutti i figli che si affacciano su questo mondo, in cui i figli possano riconoscersi, identificarsi e sentire la loro appartenenza a una comunita' orientata. L'educazione, funzione essenziale, richiede una guida, una funzione paterna che dia esempio incarnando delle regole chiare da trasmettere.
Se il relativismo definisce il metodo di verita' come "tutte le posizioni devono essere sempre e continuamente argomentabili con tutti" in una continua e costante rinegoziazione tra tutte le posizioni personali - per definizione diventa impossibile educare. Infatti quale posizione sarebbe lecito insegnare, se non tutte contemporaneamente? Siccome la somma di un universo di posizioni antitetiche e' zero, questo equivale a non insegnare nulla. Anzi, nella realta' dei processi cognitivi, equivale a realizzare il caos nelle menti di poveri disgraziati figli del relativismo.
Non a caso i giovani di oggi appaiono alquanto confusi e conflittuali. Non avendo piu' limiti ne regole precise, non sanno neppure come fare per trasgredire le regole. Sono nel caos e nell'impossibilita' di fare l'esperienza della contrapposizione antagonista al padre ovvero alle regole. O mandano tutti affanculo e si fanno le proprie regole a partire da zero (ovvero le regole del branco) come nel ben noto romanzo "The lord of the flies" o escono pazzi e si suicidano o diventano borderline.
Insomma il relativismo sul piano psicopedagogico e' na chiavica.
Anche nel ridefinire in modo "evoluzionistico" le regole e i valori con il processo di rinegoziazione continua di tutte le posizioni personali, il modo relativistico presenta il suo limite teorico. Ovvero, non definendo altro criterio di elaborazione della verita' che quello del confronto e rinegoziazione tra "tutte le possibili posizioni personali" tutto viene costantemente rimesso in discussione. Inoltre ciascun individuo singolarmente ha lo stesso identico "peso" di tutti gli individui sul pianeta, con cui far valere, in ottica apparentemente democratica le proprie buone ragioni. In altri termini significa che ciascuna persona sulla terra ha il diritto di costruirsi le teorie con le quali dimostrare che puo' fare quello che gli pare, con pieno diritto di farlo.
Immaginiamo dunque il sistema matematico, che per definizione non presenta ambiguita' e dunque definisce un modello preciso di una realta' totalmente astratta - questo e' il bello della matematica. Non abbiamo problemi filosofici di percezione della realta' e di grado di verita' del modello che la approssima. La verita' matematica e' conoscibile perfettamente. Pero' sappiamo che la matematica e' frutto di un lunghissimo processo di apprendimento e di astrazioni successive. Se ogni studentello di matematica, ignorando la teoria che si e' sviluppata nel corso di millenni nel mondo, cominciasse a ridefinirsi il modello matematico a partire dalle sue dita, forse impiegherebbe una vita per arrivare ad accorgersi che gli serve lo zero e per definire la moltiplicazione e la divisione. Molti non arriverebbero neppure a far di conto per comprarsi "ecce bombo" all'alba uscendo dalla discoteca.
Quello che il relativismo mette in crisi e' la possibilita' di evolvere culturalmente, elevandosi sulle spalle di chi ci ha preceduti, se non esistendo una verita' tutto viene costantemente rinegoziato da ciascun individuo sul pianeta. Non esistendo una sola verita' ne esistono infinite. Di fatto ne esiste solo una, quella che va di moda in quel momento, incarnata nel sistema sociogiuridico in continua oscillazione browniana, scaldato ora da questa ora da quella fazione o "esperto" relativisticamente parlando. Tanto e' tutto relativo.
Inoltre il relativismo, in un mondo iperconnesso e globalizzato, oltre a portare al caos di informazione, porta velocemente al "totalitarismo isterico", laddove nel caos un qualcosa deve imporsi per dare regole universali. Per la composizione totalmente browniana di questo magma ridefinito costantemente su base puntuale, e' altamente probabile che l'insieme di tutte le regole universalmente imposte a tutti - per questo totalitarie - non riescano a trovare una integrazione coerente tra loro, essendo state negoziate individualmente - per questo isteriche.
Ma oltretutto non e' vero che tutti sono connessi con tutti e non e' vero che tutti dispongono dell'informazione, del tempo e della capacita' di elaborazione per partecipare alla contrattazione del sistema di regole. Anzi, il tempo diventa un fattore limitante, perche' la vita intera di una persona non basterebbe per discutere una minima frazione delle regole e delle verita' che vengono costantemente rimesse in discussione da tutti. Ne risulta necessariamente limitata la profondita' alla quale si riesce a discutere.
La ridefinizione della verita' globale diventerebbe un processo simile alla redazione del verbale di una riunione di condominio. Il caos appunto. Oppure, siccome il condominio deve rimanere in piedi, la dittatura del caposcala di turno. Che e' la stessa cosa.
Ritornando ai nostri sistemi sociogiuridici relativistici, il problema che si pone e' la valutazione funzionale del sistema sul piano sociale. Data la continua ricontrattazione delle posizioni individuali, il sistema sociale diventa difficilmente osservabile, perche' gli effetti sociali sugli individui e sulla societa' si osservano nel tempo delle generazioni (anche tre) mentre il metodo relativistico rende estremamente instabile e dinamico il sistema di regole che governa il sistema sociale. Come un sistema eccessivamente controreazionato diventa intrinsecamente instabile, un sistema relativistico cambiando le regole con una costante di tempo di gran lunga inferiore all'inerzia del sistema sociale, rende impossibile osservare gli effetti sociali delle regole.
Quindi il sistema chiesa ha un grandissimo pregio, potendo contare su persone che si dedicano da una vita allo studio di quanto elaborato dalle generazioni precedenti, imparando da quanto gia' sedimentato nel tempo, si appoggiano sulle spalle di altri nel processo di crescita. Mantenendo la discussione in un "focus group" dedicato si incaricano di studiare il sistema etico piu' funzionale all'umanita', tenendo conto delle esigenze delle generazioni, degli aspetti materiali e spirituali.
Come disse Spinoza, siamo comunque nel migliore dei mondi possibili. Just relax. Have faith.
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