mercoledì, novembre 09, 2005

il padre e' morto. l'affido esclusivo e' un crimine.

Dal 24 Ottobre 2005 Aldo Forte e' rimasto per 3 giorni consecutivi crocifisso all'ingresso del Tribunale di Rimini, rappresentando la morte del padre. Morte decretata con l'affido esclusivo, che fornisce i mezzi per escludere il padre dalla famiglia e dalla vita dei figli. Questa prassi inumana consente a un giudice di scegliere un genitore, per consuetudine la madre, a cui affidare in esclusiva l'autorita' sui figli, determinando una discriminazione, e consente la prevaricazione nei confronti del padre, cacciato di casa e allontanato dalla vita dei figli. Con gravi sofferenze e conseguenze. Calpestando l'irrinuciabile diritto alla vita e alla proprieta' privata. La cultura dell'affido esclusivo ha creato un automatismo nelle separazioni, diffondendo nella societa' l'idea che la risoluzione del conflitto coniugale si ottenga con semplicita' cacciando il padre dalla famiglia. Di fatto il padre ha cosi' perso ogni diritto e autorevolezza all'interno della famiglia e nell'esercizio delle sue responsabilita' genitoriali. In pratica si pretende che il padre abbia la sola funzione di assicurare i mezzi economici di sostentamento della famiglia. E se non serve, che vada a vivere da un'altra parte. I figli, se hanno un buon rapporto con il padre, oltre a subire la svalorizzazione del proprio padre, ne soffrono immensamente la perdita, perche' non possono piu' riceverne l'esempio e il calore nell'ambito della vita normale. Solo nel10% dei casi un figlio viene affidato congiuntamente ad entrambi i genitori, comunque residente presso la madre e quindi senza garanzie che i figli frequentino pariteticamente entrambi i genitori, come sarebbe naturale.
Le separazioni sono ormai diventate una normale evoluzione della famiglia, con un andamento che ha recentemente subito una ulteriore accelerazione. Nel 2003 in Piemonte, Liguria e Valle D'Aosta, le famiglie che si sono separate sono state pari alle famiglie che si sono formate e la media Italiana delle separazioni e' pari al 50% delle nuove unioni. In media il 75% delle separazioni sono decise dalle donne e oltre il 50% delle separazioni avviene entro i 13 anni, con i figli ancora in una fase molto delicata del loro sviluppo psicologico. Il padre ha una funzione molto importante nell'educazione, proprio inserendosi come terzo nel rapporto fusionale che i figli hanno con la madre, per separali da essa e guidarli con l'esempio nel loro processo di identificazione, sviluppo di autonomia e senso di autostima. E' quindi normale che il padre introduca un elemento di conflitto e di confronto con la madre. Il modo in cui i genitori affrontano e gestiscono il conflitto sara' di esempio ai figli. Ovviamente se i litigi e le divergenze sono carichi di astio o violenti, con una frequenza elevata e persistente, i figli avranno una situazione difficile da sopportare. Ma la soluzione dei problemi con la separazione, non insegna ai figli ad affrontare e risolvere il conflitto. La mediazione e il sostegno psicologico consentono invece di insegnare ai genitori una via pacifica e cooperativa, non prevaricante, nella risoluzione del conflitto, facendo leva sul senso del dovere di genitori che si impegnano ad amarsi e rispettarsi assumendosi la responsabilita' che discende dall'essere genitori. Ma la responsabilita' non e' di moda. Con la separazione, i figli impareranno a fuggire o prevaricare per risolvere il conflitto. Inoltre, per i figli la disgregazione del nucleo famigliare e' un grandissimo trauma, che determina insicurezza e lascia sempre uno strascico di dipendenza per il senso di perdita del genitore che viene allontanato, il padre. Questi traumi rimarranno per tutta la vita, aggiungendo difficolta' alla normale difficolta' della vita.

Questo approccio sbrigativo alla risoluzione dei conflitti familiari, con l'espulsione del padre dalla famiglia, rende la separazione un elemento di destabilizzazione della famiglia e sopratutto mette a repentaglio i rapporti tra genitori e figli. Rapporti che durano tutta la vita e che sono fondamentali e prioritari rispetto ai rapporti di coppia ormai instabili e quanto mai indissolubili. Alcuni sociologi e psicologi irresponsabili sostengono con leggerezza la liberta' di separarsi e che i figli stanno bene con la madre, senza aver particolare bisogno del padre. Questo pensiero che si riflette nella prassi giuridica, crea una situazione fortemente sbilanciata, che rende molto arduo attuare percorsi di sostegno psicologico e mediazione. Anzi favorisce l'esagerazione della denigrazione del padre per assicurarsi un vantaggio scontato. Una situazione di equilibrio, di pari genitorialita' che mette i rapporti con i figli al riparo di ogni possibile contesa, favorirebbe mediazione e percorsi di sostegno psicologico che potrebbero risolvere i problemi rinsaldando il nucleo familiare in crisi. Il nucleo familiare integro costituisce sempre la migliore organizzazione per crescere figli in modo sano ed anche piu' economico, essendo il nucleo elementare della societa' in cui apprendere la socialita' e la solidarieta'. Va da se che questa situazione di grande instabilita' della famiglia e di assoluta incertezza del ruolo di padre, non fa che rendere incerte le decisioni sul costituire famiglia e mettere al mondo dei figli. Ne consegue un tasso di natalita' tra i piu' bassi al mondo.
Per questi motivi e' essenziale che venga eliminato l'affido esclusivo e che venga garantita per legge la pari genitorialita' a tutela dei figli. Purtroppo l'elevato individualismo e sempre piu' scarso senso di responsabilita' impone che sia la legge a garantire la pari genitorialita' tra madre e padre che un tempo era sentimento radicato nelle persone. Da una societa' patriarcale che si voleva riequilibrare si e' passati di fatto a un matriarcato di stato, con la costante svalutazione del padre. I figli globalmente ringraziano.